In un piovoso giovedì romano, allo stadio Olimpico va in scena il ritorno dei sedicesimi di Europa League tra Lazio e FCSB (squadra romena che per alcuni è la vera Steaua di Bucarest, per altri invece è soltanto una copia della vera Steaua che adesso milita nella quarta serie romena).

Mi avvio verso lo stadio circa un’ora prima del calcio d’inizio e quindi entro in Curva Nord con largo anticipo. A 45 minuti dall’inizio il settore ospiti è già quasi pieno, mentre il resto dell’Olimpico è semi vuoto. Intanto si siede accanto a me un simpatico signore austriaco, mi dice che è entrato con un biglietto, comprato su un sito di “secondary ticketing” pagato quasi cinque volte di più del prezzo normale, con il nominativo diverso da quello dei suoi documenti. Le “stranezze” del nostro paese.

Manca ormai poco all’inizio ed il settore nord (curva e distinti) è quasi pieno, la Tribuna Tevere conta discrete presenze, la Monte Mario è semivuota, mentre nella parte sud è aperto soltanto il “distinto” destinato agli ospiti, che è praticamente esaurito. I tifosi romeni si fanno sentire, mentre i laziali si caricano cantando i loro inni.

La Lazio deve rimontare l’1-0 subito a Bucarest. Comincia la partita e i padroni di casa trovano subito il vantaggio, dopo neanche dieci minuti. La Nord è carica ed accompagna la squadra con un gran tifo e con lo sventolio di numerosi bandieroni per tutto il primo tempo. Molto calorosi anche gli ospiti, i quali però fanno un tifo molto meno continuo e organizzato. In campo la differenza tra le due squadre è enorme e la prima frazione vede la Lazio in vantaggio per 3-0.

Nell’intervallo scambio un paio due parole con “l’austriaco”, il quale mi dice che è tifoso del Red Bull Salisburgo (non proprio una squadra simpaticissima per gli amanti del calcio) e che non è abituato a vivere la partita in piedi e nel bel mezzo del calore di una curva, nonostante ciò si dice molto contento di questa esperienza italiana.

La Nord comincia il secondo tempo celebrando, con uno striscione, il ritorno allo stadio di “Disegnello” (storico disegnatore delle scenografie della curva laziale). I tifosi romeni continuano a incitare la loro squadra con cori secchi molto potenti, “Steaua! Steaua! Steaua!”, accompagnandoli con lo sventolio di bandiere a scacchi rossoblu di varie dimensioni.

La grande prova della squadra di Inzaghi aiuta il tifo ad essere più coinvolgente. Anche i distinti e la Tevere seguono i cori degli Irriducibili, soprattutto nell’ormai celebre “Forza Lazio carica!” ed in “chi non salta della Roma è”.

La Lazio segna anche la quarta e la quinta rete e partono dunque cori in favore dei due migliori in campo, Immobile e Felipe Anderson (accompagnato da una standing ovation al momento della sostituzione). Nei minuti finali i tifosi biancocelesti sembrano volersi godere la partita ed il tifo si affievolisce, per poi riprendere con i classici “olè” ad ogni passaggio della squadra romana. Nel finale la “Steaua” segna il gol della bandiera, e il settore ospiti scoppia in un’esultanza sfrenata, quasi come se fosse un go decisivo.

Finisce 5-1 con i giocatori rossoblu che salutano i propri tifosi, che comunque applaudono i propri beniamini. I laziali invece festeggiano l’approdo agli ottavi cantando i loro inni insieme alla squadra, che ringrazia per il sostegno. Il mio ormai amico austriaco mi saluta entusiasta: “beautiful team and beautiful people. See you in Lyon!” (luogo dove si svolgerà la finale). Ed io lo risaluto calorosamente con il sogno e la speranza di rivederlo davvero.

Mirco Civoli