Credo di aver perso il conto di quanto tempo sia passato dall’ultima partita vista all’Olimpico con la luce del giorno. Un vero e proprio evento, quindi, questo anticipo del sabato che viene disputato alle 18, in un già caldo maggio capitolino. La giornata suggerirebbe altre mete in realtà, ma la tossicodipendenza da pallone e da spalti fa sì che oltre cinquantaseimila calciofili affollino gli spalti per un incontro molto importante ai fini delle zone europee della classifica.
Roma, la Caput Mundi, la Città Eterna e Immortale, spesso mal coniuga i suoi appellativi con la sua contemporaneità. Una delle tante dimostrazioni è data dalla gestione degli Internazionali di Tennis, che come ogni anno finiscono per intralciare clamorosamente chiunque si rechi a vedere i match di Roma e Lazio, costringendo a giri assurdi per evitare varchi chiusi, deviazioni che non permettono ai bus di linea di effettuare il solito tragitto e tante – ma tante – imprecazioni per raggiungere gli ingressi di uno stadio praticamente ostaggio di questo evento. Ne so qualcosa anche io, che tra ritardi e ostacoli legati alla kermesse tennistica riesco a salire gli scalini della Monte Mario soltanto quando le due squadre stanno entrando sul terreno di gioco. Cosa possibile solo grazie alla bontà di due turisti, che hanno accettato la mia richiesta di “autostop” dalla metro, caricandomi sui loro monopattini per buona parte della strada (di necessità virtù!).
Essendo arrivato a ridosso del fischio d’inizio non ho potuto ovviamente assistere in maniera fisica al corteo annunciato dalla Curva Nord e partito alle 16 da Ponte Milvio. Una marcia con cui i supporter biancocelesti hanno voluto protestare contro le ultime direzioni arbitrali e fomentare l’ambiente in vista di una sfida importante e delicata. In compenso riesco a entrare giusto in tempo per veder issata per intero la loro coreografia: una selva di cartoncini va a comporre la scritta “Honor”, mentre nella parte alta vengono sventolati i bandieroni con gli stemmi dei ventidue Rioni della Capitale e in basso viene esposto il messaggio “Ovunque sia l’aquila, è con lei l’onore di Roma”. Una scenografia ben riuscita nella sua semplicità. Quando il direttore di gara dà il via alle ostilità, la Nord torna a comporsi solo ed esclusivamente di bandiere, striscioni, mani e voce, cominciando la sua performance canora che si terrà su buoni livelli per tutti i novanta minuti, conoscendo vari picchi soprattutto nel finale, quando lo stadio intero spinge e alla fine trascina la Lazio a un pareggio insperato, ottenuto in pieno recupero.
Una delle polemiche che ha caratterizzato i giorni precedenti alla partita è stata quella relativa ai tanti biglietti messi a disposizione dei tifosi ospiti, ai quali viene aperta anche metà della Curva Sud. Molti laziali non hanno visto di buon grado simile decisione e va detto che i supporter della Vecchia Signora sono davvero tanti, potendo contare – come di consueto – su un gran numero di persone provenienti da tutte le regioni dello Stivale. Lo zoccolo duro del tifo si posiziona nella parte bassa del Distinto loro riservato, assiepandosi dietro le insegne che negli ultimi anni identificano gli ultras juventini.
Bianconeri che aprono le danze con uno striscione di sfottò verso i rivali fiorentini, ringraziando il Betis Siviglia per aver eliminato – in settimana – la squadra di Italiano dalla Conference League e iniziando poi a organizzare e coordinare il tifo. Come sempre non è opera semplice per i ragazzi col megafono far convogliare la voce di tante persone che mettono piede in uno stadio poche volte l’anno, ciononostante va detto che il quadrato dove sono sistemati ultras e persone più “attive” non sfigurerà affatto, anzi, conferma quanto di buono mostrato negli ultimi anni, proprio dopo aver resistito al periodo più duro e buio che abbia mai riguardato i gruppi della Juve nella loro storia in tema di repressione e fango mediatico. Diversi cori di sfottò con i dirimpettai confermano l’astio esistente tra le due fazioni. In campo, come accennato, i biancocelesti trovano al 96′ la rete del pareggio con Vecino, bravo a sfruttare l’ultimo pallone disponibile e andare a riprendere gli avversari, che si erano portati avanti con Kolo Muani.
Al triplice fischio c’è delusione nel settore ospiti, mentre i laziali applaudono una squadra che ci ha creduto fino all’ultimo, ottenendo un punto che tiene ancora aperto tutto e permette agli uomini di Baroni di andarsi a giocare le ultime giornate a viso aperto e con tutti gli obiettivi possibili. Inutile descrivere il secondo inferno quotidiano, quello del deflusso, ostacolato e reso tutt’altro che snello da transenne e blocchi apposti ovunque per “difendere” i campi da tennis. Difficilmente sono classista con gli sport e in linea generale non ho avversione neanche per questo, tuttavia è a dir poco allucinante dover condividere così poco spazio per due eventi così grandi e partecipati. Lo dico anche in favore di chi posta foto artisticamente bellissime dove si vedono tutti gli impianti attigui e illuminati. Pensate un attimo di trovarvi lì in mezzo, con venti o trentamila persone – di cui una parte che occasionalmente frequenta il Foro Italico per vedere gli Internazionali e spesso ha davvero poco a che vedere con i tifosi di calcio – e voler solo raggiungere casa. Bene hanno fatto quei ragazzi che, camminando vicino al campo centrale, hanno intonato un goliardico quanto becero coro contro la manifestazione incriminata. Almeno sono riusciti a metterla sul piano dell’ironia!
Testo Simone Meloni
Foto Agenzia





















