La sfida tra biancocelesti e ducali rientra nel novero di gare rinviate per i funerali di Papa Francesco, costringendo squadre e tifosi a posticipare il calcio d’inizio da sabato a lunedì sera. Una girandola di rinvii iniziata la settimana precedente, con la morte del Pontefice. Scelte e atteggiamenti del tutto illogici e irrispettosi – ma pienamente conformi ai loro modus operandi – da parte di Lega, Federazione e istituzioni calcistiche, che ancora una volta si confermano meschini e discriminatori, dando alla morte un’importanza e un peso differente a seconda di chi ne è protagonista. Vicende che si intrecciano con il vomitevole comportamento attuato nei confronti del Lecce e del lutto che il 24 aprile ha toccato tutta la comunità salentina, con l’improvvisa scomparsa dello storico fisioterapista Graziano Fiorita. Una tragedia avvenuta proprio la sera prima della gara tra i giallorossi e l’Atalanta, per la quale inizialmente la Lega si era dichiarata contraria al rinvio, “concedendo” successivamente quarantotto ore di “deroga” al club. Una concessione chiaramente ridicola e senza il minimo rispetto. Sia chiaro: non sorprende che per costoro ci siano morti di Serie A e morti di Serie B o C, ma viene sempre da pensare alla facilità con cui questo sistema si arroghi il diritto di utilizzare parole come rispetto, morale o discriminazione.

Fatta questa dovuta premessa, passiamo alla serata dell’Olimpico: per la Lazio la sfida di questa sera è fondamentale per rimanere attaccata al treno di squadre che insegue il quarto posto, mentre il Parma è reduce dalla vittoria contro la Juventus e vede la salvezza più vicina. Per l’occasione la Curva Nord accoglie l’ingresso in campo delle due squadre con una piccola scenografia: tutti i bandieroni sono disposti nella parte alta del settore, mentre al centro viene esibita una celebre frase di Felice Pulici, indimenticato portiere del primo scudetto (1974): “La Lazio non è una squadra di calcio, la Lazio ti entra dentro, ti cattura, è lei che ti sceglie. E come i giovani figli di Sparta attrae a sé solo chi è disposto a soffrire, perché quando c’è la Lazio di mezzo non c’è mai nulla di facile“. A ultimare lo spettacolo, alcuni stendardi nella parte bassa, su cui vengono raffigurati momenti e personaggi storici del club capitolino, tra cui Chinaglia, Fiorini, Piola, Radu, Bergodi e Fascetti. Iniziata la disputa sportiva, gli emiliani trovano quasi subito il vantaggio, costringendo la Nord a trovare spinta e motivazioni per fronteggiare il delicato momento della squadra di Baroni. Gli ultras biancocelesti si mettono in mostra con una buona prova, fatta di voce e battimani e colorata dai bandieroni incessantemente sventolati. Quando, nella ripresa, i crociati raddoppiano, scatta prepotente la contestazione a Lotito, che tuttavia viene leggermente sopita dal finale pirotecnico, dove Pedro trova un’insperata doppietta che permette quantomeno di evitare la sconfitta.

Su fronte ospite, i parmigiani si posizionano nella parte bassa del settore, tenendo lo striscione in mano e facendo sin da subito sfoggio di tante bandierine, utilizzate sia all’ingresso dei giocatori che saltuariamente durante la partita. Ovviamente di lunedì sera i numeri non possono essere elevati, va però detto che i presenti saranno pressoché impeccabili dal punto di vista canoro, confermando un vecchio slogan che non muore mai: pochi ma buoni! Nel secondo tempo scambio di cori con la Nord laziale, che espone uno striscione in memoria di Matteo Bagnaresi, salutato dai ducali con diversi cori per Gabriele Sandri, andando a confermare nuovamente i buoni rapporti esistenti tra le opposte fazioni. Su sponda laziale viene esibito anche un messaggio di cordoglio per un ragazzo del Fronte Bokeron di Malaga scomparso e un altro contro gli eterni rivali romanisti.

Come detto il responso del campo assegnerà un punto a testa, con un 2-2 che non soddisfa nessuna delle due compagini: il Parma torna casa deluso, per come il risultato è maturato, la Lazio perde ulteriore terreno sulle concorrenti per un piazzamento in Champions. La serata dell’Olimpico si chiude così tra i fischi dei trentacinquemila presenti. Fischi più che altro di frustrazione verso una squadra che, dopo un grande girone d’andata, mostra qualche limite nella tenuta a causa delle rosa corta.

Testo Simone Meloni
Foto Agenzia