Tre giorni dopo il successo contro il Vicenza ed i fischi di fine partita verso la squadra, il Catania torna in campo al Massimino. I rossazzurri, non più ultimi in classifica, devono sfruttare al massimo il doppio turno interno concesso dal calendario, per riacquistare la fiducia del proprio pubblico ed anche un po’ di fiducia in loro stessi. Contro c’è la Virtus Entella, esaltata dal successo contro la capolista Frosinone ma pure falcidiata dalle indisponibilità.

Nonostante il giorno feriale e l’orario notturno le tribune dell’impianto etneo ospitano un discreto numero di spettatori. La sorpresa più grande, nel settore ospiti. Presenti una decina di sostenitori della squadra ligure, sobbarcatisi una trasferta dispendiosissima sia in termini di tempo che di prezzo che di sacrifici.

Buona parte dei tifosi di casa occupa la zona centrale della Curva Nord. Ingresso tardivo, causa posteggi, chiacchiere, spuntini, code al prefiltraggio ed ai varchi di accesso agli spalti. È un’onda che colma il catino rossazzurro, da cui è da poco grondata via la prima pioggia d’autunno. Appena le squadre entrano in  campo, i tifosi di casa entrano in gioco. Sostegno dal primo minuto. E sin dapprincipio è tutt’altra storia rispetto al primo tempo della sfida contro il Vicenza. La squadra spinge, la curva pure. Tuttavia, se la contestazione stavolta non riguarda la squadra, continua a toccare, almeno in curva Nord, l’amministratore delegato Pablo Cosentino. Rapporto teso tra le due parti. A più riprese il dirigente, ex procuratore argentino, viene invitato alle dimissioni.

Tra cori, qualche fumogeno ed un bel po’ di colore, arriva la prima rete del Catania. La segna Escalante, un ragazzo del ’93, il più giovane marcatore della stagione per il Catania. Nei festeggiamenti che seguono si percepisce l’urlo dell’intero stadio come esplosione liberatoria. Precoce, perché l’Entella aggredisce il risultato andando per due volte vicino al gol del pareggio. Paura che in curva viene esorcizzata tifando ancora più forte.

Poi arriva il fischio dell’arbitro Fabbri. Giocatori al calduccio, tifosi che restano al freddo. Squadre a meditare le mosse da proporre nel secondo tempo, tifosi che si intrattengono tra scommesse e commenti alla partita. Protagonista assoluto è però un novello sposo che, restio al protagonismo, si presenta a favore di curva mostrandosi in tutta l’eleganza dell’abito da cerimonia sotto un cartellone che srotola e dice: “Lo sposo è qua e canta con gli ultras”. Una, due, tre volte. Applausi dai più romantici, mentre dai più scapestrati un sentito: “Ma chi te lo ha fatto fare?”. Finito l’intrattenimento può iniziare la ripresa.

La decina di ospiti liguri, dietro alcuni striscioni tra i quali “Gruppo Storico”, assiste alla sfida in maniera pacata. Sul campo come sugli spalti a far la gara sono i rossazzurri. Non serve molto perché arrivi il 2-0. Esaltazione ma anche paura per un tifoso che, eccedendo nell’animosità, in bilico sulla balaustra del secondo anello, precipita per circa tre metri sul corridoio che fa da intercapedine tra le due fasce di pubblico. Qualche attimo di amnesia, poi si rialza, anche con l’aiuto dei paramedici.

Quando la partita pare chiusa, una rete dell’Entella la riapre, rianimando anche l’entusiasmo dei tifosi ospiti. Ma dura poco. Il Catania trova il 3-1 e sugli spalti, tra fumogeni e cori, escono fuori anche due vessilli che un gruppo di tifosi organizzati della curva Nord ha sottratto ai trasfertisti dell’Entella. Ai cori della curva il settore ospiti non risponde.

La partita scivola così veloce fino al 5-1 che il brasiliano Marcelinho, a tempo ormai scaduto, va a festeggiare ai piedi della curva Nord. Fischio finale dell’arbitro.  Stavolta, al saluto che la squadra rivolge al suo pubblico, risponde con gli applausi anche la curva Nord. Pace fatta? “Solo la maglia, amiamo solo la maglia”. Queste le condizioni, non trattabili, come la fede per i propri colori.

Giuseppe Puglisi.