Le strade di Napoli sono sempre affollate di turisti, di studenti, di napoletani.

Un popolo che manifesta il proprio essere liberamente e senza remore, ovunque va, nel bene e nel male. Dunque, perché proprio il giorno della festa ufficiale della vittoria dello scudetto dovrebbe contenersi e non mostrarsi a tutto il mondo per quello che è, a conferma della palese realtà: eccesso, bellezza, folklore?

La Circumvesuviana si riempie ad ogni fermata, persone di tutte le età, maglie di Maradona, McTominay, qualche impavido Hamšik e Kvaratskhelia e chi ha tirato fuori per l’occasione maglie storiche. C’è chi indossa fiori azzurri ai polsi, chi ha tinto i capelli, chi ha addobbato i passeggini e chi ha vestito i cagnolini. Tutto è azzurro oggi, oltre al cielo, oltre al mare.

Scendo a Porta Nolana e via per i vicoli, il rettifilo, via Mezzocannone, passando per Spaccanapoli fino a Via Toledo. I locali si reinventano i nomi di proposte culinarie a tema scudetto, San Maradona è ovunque, i balconi sono altari sacri di bandiere e bandierine. Questa è Napoli.

Mangio una pizza Margherita a portafoglio, ripiegata e calda. L’olio cola e inzuppa la carta che la contiene, che delizia. Mi muovo tra la folla di turisti allegri e tifosi in festa, mi ritrovo nel flusso di persone che si dirigono al luogo di incontro dove passerà il bus della squadra.

Motorini che corrono a bandiere spiegate, suonando all’impazzata. Credo davvero ci sia gente che è ancora sveglia a far festa da venerdì. In vendita ovunque le maglie, le bandiere, le sciarpe, ce n’è per tutti i prezzi, per tutti i gusti. Bancarelle di fumogeni azzurri e trombette a ogni angolo. O core nun tene padrone nei vicoli a festa tra cuori rossi e bandiere azzurre, e Ag4in il tricolore. Qui è sempre festa per chi ci vive, oggi di più per chi ci viene apposta.

Passando per Piazza Plebiscito, che è stata il centro della festa venerdì, scendo verso il mare. Qui la mente si confonde, non sai se sei in una cartolina o è tutto quanto vero: il Vesuvio, il mare, visti da qui sono qualcosa che non si può spiegare se non lo si ammira dal vivo; un bagno di azzurro che ti fa mettere in pausa ogni pensiero, ogni pregiudizio.

Sono previste circa 150.000 persone. Il corteo dei bus scoperti partirà dal molo di Mergellina fino a raggiungere Piazza Vittoria. Passo davanti al maxischermo, uno dei quattro allestiti per per permettere a chi non riesce ad avanzare, di seguire la sfilata. In lontananza si vede la folla che brulica al punto di inizio della sfilata. Riesco a sorpassare solo le prime transenne anti-ribaltamento e mi fermo a Piazza Vittoria: proseguire verso il lungomare è decisamente impossibile, e già arrivare qui è costato un bel po’ di spintoni.

Vivo questo evento nell’euforia generale, non da tifosa ma da spettatrice di qualcosa di unico, sentito e vissuto in questa città in maniera molto personale, unica oserei dire rispetto ad altre feste scudetto di altre città d’Italia. Perché Napoli è l’esagerazione, ma anche la semplicità di un popolo passionale, che con questa vittoria può vivere l’illusione di un riscatto agli occhi di chi suddivide l’Italia tra Nord e Sud, tra il meglio e il peggio.

All’arrivo dei bus, come era chiaro dall’inizio, non si capisce nulla, letteralmente. L’ipotesi di vedere per bene i giocatori è davvero un sogno, eppure ci sono, ci siamo, tra il delirio di cellulari e fumogeni che intasano le visuali. I tifosi sono arrampicati ovunque, sulle statue, sugli alberi, e ringraziano e salutano, e poi volano coriandoli e si canta e si salta nel frastuono delle trombette. Chissà cosa vedono dai balconi quelli che guardano dall’alto, più in alto?

Appena terminato il giro dei bus, si rompe l’ordine e impazza la voglia di toccare davvero la vittoria con le proprie mani, nella febbre del sentirsi più vicini. Le barricate vengono forzate e addio al contenimento, c’è chi scavalca perché non si è accorto del varco che è stato creato. O ti muovi nella folla o ti muovi nella folla, e allora vado, corro nel delirio generale e raggiungo il bus. Adesso sì che si distinguono i volti dei giocatori sbalorditi e attoniti. Preoccupazione negli occhi e gratitudine nel cuore, di sicuro non sorpresi da questa accoglienza dei tifosi. Perché questo è il modo verace e viscerale del popolo napoletano, di unirsi nella folla a ringraziare per il sogno scudetto esaudito per la quarta volta.

C’è un momento esatto in cui capisci che il momento è finito, e così la folla si disperde. Lo scenario di quello che c’è in terra rende più chiaro cosa è accaduto poco prima nella bolgia.

Il percorso che mi riporta indietro è più lungo ma soprattutto più lento dell’andata, fatto di molte più foto scattate con gli occhi che per davvero. I cortei di tifosi proseguono svincolandosi in diverse vie del centro, a seconda dei gusti. Mani alte e cori, bandiere e le terribili trombette che non si esauriscono mai. Ma perché non si esauriscono mai?

Attraverso la Galleria Vittoria che sembra un set cinematografico con i fumi che oscurano la visibilità, le camionette della Polizia che corrono e i monopattini che tentano di farsi strada, guidati da gente che non ha festeggiato ma è certamente diretta o rientra dal lavoro, lo si capisce dal fastidio che provano nel dover attraversare le scorribande di ragazzini che accendono gli ultimi fumogeni rimasti.

Fuori dal tunnel Ag4in l’azzurro.

Giunta alla stazione centrale, mi toccherà aspettare tre treni per rientrare a casa, a causa dell’affollamento dei vagoni dove è impossibile salire. La festa è finita, almeno per i turisti come me, la giornata è stata particolarmente calda e la stanchezza si fa sentire: tutto sommato questa attesa è un tempo grato per rallentare i pensieri e racchiudere le immagini e le sensazioni di questo giorno di festa nell’azzurro di Napoli.

Imma Borrelli