“ E mi ricordo chi voleva/
al potere la Fantasia/
erano giorni di grandi sogni, sai/
eran vere anche le Utopie!”

Era il 15 Agosto. Tanta pioggia così non l’avevamo mai vista ad Alessandria, a Ferragosto.

Alcuni di noi decisero di mettersi a torso nudo verso fine partita, l’acqua aveva reso le nostre magliette più pesanti di un’armatura medievale.

Segnò Loviso, su calcio di punizione. Sotto la Nord. La nostra Gradinata. Quella che è la nostra casa. Quella che quando è piena è il dodicesimo uomo. Quella che se ti lasci trasportare vorresti non lasciare mai.

Alessandria-Juve Stabia 1 a 0. Si va a Palermo! Si va a Palermo ragazzi! Andremo al Renzo Barbera a giocarci i sedicesimi di finale di Coppa Italia!

Se hai meno di quarant’anni, e la tua squadra del cuore si chiama Alessandria, una partita del genere non l’hai mai vissuta. Andare a giocarsi l’accesso agli ottavi di finale della coppa nazionale in uno stadio di Serie A è un sogno per tutto i tifosi grigi. Un sogno che in quel 15 Agosto più piovoso della storia diventò realtà.

Sono passati due mesi e mezzo da quel 15 Agosto. La pioggia ha lasciato spazio alla nebbia e a temperature invernali. Ma non importa.

Alle 4 e 30 del mattino del 2 dicembre sali in macchina, t’incontri con i tuoi compagni e parti. Direzione Bergamo, c’è un aereo per Palermo da prendere.

Arrivi in aeroporto e ti chiedi se davvero sei a Bergamo o se sei ancora ad Alessandria, visto che dove ti giri ti giri vedi solo facce della tua Gradinata Nord, pronte come te a salire su quell’aereo che ti porterà a Palermo.

Mentre sei nel tunnel che ti porterà all’imbarco qualcuno decide di far partire un coro. Le facce dei passeggeri che dovranno affrontare il viaggio con questa “mandria di bestie” dicono tutto. Maledicono la scelta di partire per Palermo il 2 dicembre. Maledicono questi malati. Questi sognatori pazzi che sacrificano soldi e ore di lavoro per andare fino in Sicilia a vedere la loro squadra del cuore.

Foto di gruppo prima dell’imbarco e poi si parte.

Un’ora dopo sei a Palermo. Per chi come noi viene dal profondo Nord sembra di aver cambiato continente: sole e 20 gradi. Fantastico.

Arancino, cannolo, pane e panelle e birra. Poi ancora qualche birra. Dobbiamo fare 300 metri per raggiungere la piazza da dove partiranno gli autobus che ci porteranno allo stadio, e vuoi non prenderti una birretta “da passeggio”?

La piazza è piena di gente come te. Gente di Alessandria, che è talmente euforica ed emozionata per il pomeriggio che la attende, che si scorda di essersi alzata alle 3 del mattino.

Sali sugli autobus e inizia il delirio. Canti, salti, batti sui cassoni di questo vecchio autobus che ti deve sopportare per qualche chilometro. Sei talmente felice che la partita l’hai già vinta, ancora prima di giocarla.

Entri allo stadio. Settore ospiti del Renzo Barbera. Tutto vero. Fra meno di un’ora vedrai su quel campo le magiche maglie. Quelle che ti fanno rodere il fegato da sempre. Quelle che ti fanno bestemmiare. Quelle che ti fanno piangere dalla rabbia e dalla delusione. Quelle che sono la tua ragione di vita.

Striscioni e pezze sistemati. Ora si srotola il copricurva e s’inizia a fare sul serio. “Eccoci qua, noi della Nord, siamo gli ultrà, e canteremo così…”.

Passano 4 minuti. Rigore per l’Alessandria. Rigore per l’Alessandria? Ma no dai, è un sogno. Impossibile! Invece è tutto vero. Sul dischetto ci va quel Massimo Loviso protagonista anche il 15 Agosto. Guarda il portiere. Guarda il pallone. La piazza. E segna. Ha fatto goal, capite? I Grigi dopo 4 minuti sono in vantaggio al Renzo Barbera! Bello. Bellissimo.

Passano i minuti. Tu e la tua gradinata siete ormai una cosa sola. Si continua a cantare, un coro dopo l’altro. Una birra dopo l’altra. Sarà quasi finito il primo tempo. Macché.

Ventunesimo minuto. “Rosso! Rosso! L’ha espulso!”. Tu sei girato di schiena. “Chi ha espulso? Uno dei nostri? Arbitro di mer… Vi dà fastidio che una squadra di serie C stia vincendo e vi scombussoli tutto il palinsesto televisivo degli ottavi vero? Bastar..”.

Ma no ha espulso Vazquez, quello che gioca anche in Nazionale”. A questo punto capisci che non ha espulso uno dei tuoi. Uno dei Grigi in Nazionale sarà da cinquant’anni che non si vede! Bene. 1 a 0 e un uomo in più. Bah, secondo me è un sogno.

Passa un minuto. Marconi da solo davanti al portiere. Tira. Goal. Goal! 2 a 0 per noi. 2 a 0 per i Grigi! Ti giri. Guardi in faccia i tuoi compagni. Stanno piangendo dalla gioia. Piangono come bambini. Ma a cosa stiamo assistendo? Davvero sta accadendo?

Finisce il primo tempo. Finisce anche la tua voce. Ma non importa. Sei troppo “preso” per smettere di cantare. Pausa al bar e si ricomincia.

Non hai ancora ripreso posto che il Palermo segna l’1 a 2. E vabbè, sembrava troppo strano fosse così facile.

10 minuti di paura. I tuoi Grigi fanno fatica, schiacciati da un Palermo che sembra tutta un’altra squadra in questo secondo tempo. I fischi della Curva Nord a fine primo tempo sembra abbiano fatto bene ai rosanero.

Ma l’Alessandria resiste. L’Orso tira fuori gli artigli e si difende. Incassa e riparte. In contropiede, 2 contro 2. L’Orso, travestito da Gianluca Nicco prende la mira da fuori area. Tira. La mette sotto il sette. Palermo 1 Alessandria 3. Piangono tutti. Piangono i tuoi compagni ventenni, piangono i quarantenni, piangono i sessantenni. È più di un sogno questo. È la partita che aspetti da una vita. È lo zuccherino che ti fa dimenticare quante volte hai dovuto mandare giù bocconi amari per la tua squadra. Per il tuo amore. Per la tua ragione di vita. Per quel colore, il grigio, che è parte di te. Quel colore che porti orgogliosamente in giro tutti i week end dell’anno su e e giù per lo Stivale. Quel colore che ti rende sottile il portafoglio ma ti rende enorme il sorriso e il cuore. Quel colore che non cambieresti con nessun altro al mondo.

Non è finita. Quel biellese di Gilardino ci fa il 2 a 3. Roberto Sabato si fa espellere. Gli ultimi minuti si giocheranno di nuovo in parità numerica. Tu provi a guardare la partita ma ormai è inutile. Non capisci più nulla. Vorresti solo che l’arbitro fischiasse la fine. Basta. “Fischia stron..!”.

Tre fischi. È finita! Abbiamo vinto! Abbiamo vinto a Palermo! Siamo agli ottavi di Coppa Italia! Fra due settimane andremo al Marassi contro il Genoa. Incredibile. Davvero incredibile. Questa è utopia. E invece no. È realtà. È tutto vero!

Dovresti riprendere su gli striscioni e le pezze, ma prima ti fermi un attimo a guardare i tuoi compagni. Quelli che è un anno che condividono ogni metro con te. Non c’è stadio in Italia nell’ultimo anno che non ti abbia visto entrare fianco a fianco con loro. I tuoi amici. Quelli che hanno la tua stessa malattia. Quelli che per questa maglia farebbero di tutto. Li guardi. Li vedi piangere. Piangere di gioia finalmente. Gli abbracci. 15 ragazzi che sono in piedi dalle 3 del mattino, e che ora, alle 17, stanno vivendo un sogno. Il loro sogno. Il sogno di ogni Mandrogno.

La notte la passerai in aeroporto, coricato per terra ad aspettare che un aereo ti riporti nel profondo Nord, in mezzo alla nebbia e alle temperature invernali.

Che giornata ragazzi! Che sogno che abbiamo vissuto!