Lecce questa volta è meno generosa del solito, meteorologicamente parlando. Il cielo non lascia presagire nulla di buono, nuvoloni cupi minacciano il peggio e un ventaccio di quelli fastidiosi almeno serve a spazzare l’orizzonte e risparmiarmi la classica bomba d’acqua nel tragitto dalla stazione allo stadio. Il piacevole rifugio in tribuna coperta mi mette poi al sicuro da ulteriori bizze atmosferiche, anche se chiaramente finiranno per pesare su chi resta esposto sugli spalti e indirettamente anche su me quanto meno a livello fotografico.
I frusinati catturano subito la mia attenzione con un bel colpo d’occhio. Si posizionano nella parte inferiore del settore ospiti, raccolti dietro lo striscione “NESSUNA RESA” e con i bandieroni sempre al vento cercano di restituire anche una certa nota di colore. La loro prova è sicuramente positiva, anche se è sempre difficile farsi sentire in stadi caldi come questo. In termini di continuità il loro tifo è stato costante, leggermente in sordina ad inizio partita, ma dopo aver lubrificato e rodato i suoi meccanismi, ha dato indubbiamente i suoi frutti, soprattutto dopo il pareggio, quando il settore ha tirato fuori il meglio di sé facendosi sentire bene con cori a ripetere, e facendosi inoltre vedere con delle buone manate.
Curva Nord di casa invece, come sempre una certezza, bella per gli occhi e balsamo anche per le orecchie di chi la osserva. Offre il solito blocco compatto centralmente, fumogeni e torce che si sprecano durante la partita, soprattutto dopo il secondo goal mentre, dopo il pareggio del Frosinone, perentori sono gli inviti a combattere. La squadra sembra magicamente recepire e far sua la grinta della tifoseria, i frutti si vedono al novantesimo, quando arriva il goal di Ramadani che scatena il tripudio in tutto lo stadio. Le manate sono come sempre fitte e coordinate, nonostante l’assenza dei tamburi che avrebbero incentivato ulteriormente in tal senso, prova complessivamente molto buona, sia a livello vocale che come intensità. Certezze.
Catello Onina