Le feste natalizie rappresentano tanto un triste quanto un bel ricordo, a secondo delle prospettive e dei casi della vita, ma proverbialmente si ritiene l’inizio dell’anno nuovo come un’occasione non solo simbolica per buttarsi il vecchio alle spalle e sperare in qualcosa di meglio per il futuro prossimo. L’inizio dell’anno combacia anche con il ritorno dei massimi campionati calcistici. Attesi a maggior ragione quest’anno che, con i mondiali in Qatar disputati a Dicembre, la lunghissima pausa ha un po’ riazzerato tutto e rifermentato le voglie del tifo.
In tutto ciò, approfittando di una mezza giornata libera, decido di partire per il Salento e gustarmi un succulento Lecce-Lazio, bel confronto tra due importanti tifoserie tanto differenti quanto interessanti. Il Regionale mio fido compagno di viaggio, aggiunge spunti paesaggistici e turistici alla giornata, impreziosita da uno splendido sole che fa pensare a tutt’altro che ad una cartolina natalizia. Il viaggio scorre piacevole con qualche voce romana che segnala l’arrivo di qualche tifoso capitolino anche via treno, ma parliamo di singoli non di gruppi organizzati.
Arrivare con qualche ora di anticipo mi permetto il lusso di un giro a piedi in centro, gustarmi un po’ di arte, cibo, caffè e poi dritti allo stadio, dopo una lunga camminata a piedi. Arrivo a quasi venti minuti dall’inizio della partita, tempo sufficiente per gironzolare un po’ all’esterno, ammirare qualche bella scritta e murales per poi accedere velocemente in tribuna stampa.
L’impatto visivo, una volta guadagnato l’ingresso, è di grande impatto. Non pensavo di ritrovarmi uno stadio così pieno. Uno stadio, che per essere in serie A, è rimasto fedele alle sue tradizioni e ai tempi passati: anche in tribuna ognuno si siede dove vuole, senza isterie di posti assegnati o rigidi protocolli da carcere a cielo aperto. Ringhiere arrugginite e gradoni in cemento usurati dal tempo sono un prezzo che credo tutti paghino più che volentieri per una socialità ancora presente e bella da vedersi, a fronte di tanti altri impianti, anche di categorie inferiori, dove il panico e l’ansia della sicurezza a tutti i costi hanno stancato tutti, hai voglia poi ad armarsi di buoni propositi per riportare la gente allo stadio o a dare la colpa agli ultras.
Prima occhiata alla Curva Nord e al settore ospiti: il settore di casa è molto bello a vedersi, stilisticamente asciutto ma stracolmo nella sua parte superiore e anche quello riservato agli ospiti stupisce anch’esso in positivo, mantenendo immutata conformazione e con essa il fascino dei tempi passati. Stupisce anche vedere la Curva Sud bella piena superiormente, per non parlare della tribuna dove risultano occupati anche i posti laterali. Un po’ meno popolata la Tribuna Est ma tra colpo d’occhio, bomboni e pirotecnica di entrambe le sponde, è davvero difficile distogliere l’attenzione per rivolgerla alla partita in campo.
Nella Nord casalinga, oltre alle tante torce accese, la prestazione è contraddistinta da buone manate ed oltre che esser belli da vedere, si fanno sentire tanto e bene pure con la voce. I dirimpettai offrono un primo tempo spettacolare, quarantacinque minuti intensi in cui, con un buon tifo, riescono a tenere testa alla buona prova della Curva leccesi, favoriti dal vantaggio che dona vigore soprattutto ai cori a ripetere, interessanti e potenti come quelli proposti dalla Nord.
Il secondo tempo rispecchia l’andamento della gara in campo, dove i giallorossi trovano il gol del pareggio che fa esplodere il Via del Mare. Si accendono a decine le torce che illuminano l’oscurità della sera, a cui segue poi il vantaggio salentino che, come è fisiologico che sia, ammutolisce il settore ospiti, che cerca di resistere almeno dal punto di vista del colore, offrendo al vento i bei bandieroni. Nei loro confronti, a margine di questi novanta minuti, ci saranno vibranti polemiche per via di cori offensivi all’indirizzo dei leccesi Umtiti e Banda, valsi dapprima la sospensione del match per qualche minuto e poi la chiusura della Nord laziale disposta dal giudice sportivo per la gara successiva contro l’Empoli.
Finisce così la gara, si svuota lo stadio e rimane il freddo a farmi compagnia verso il centro e poi la stazione, nulla ovviamente di paragonabile alla soddisfazione di aver vissuto la bella atmosfera dello stadio di Lecce, uno dei pochi in Serie A dove ancora resiste un approccio popolare al calcio e agli spalti, a fronte di tante altre realtà sempre più plastificate e senza sapori.
Catello Onina