Le sfide di Coppa Italia Lega Pro, almeno le prime, sono spesso delle vere e proprie “terre di mezzo“ quando a scendere in campo sono formazioni neopromosse. Questa locuzione è presto spiegata dal fatto che, venendo da una categoria dove la tessera del tifoso non è in vigore, a volte si concede una deroga alla tifoseria ospite concedendole di acquistare tagliandi senza passare per l’odioso circuito della card ministeriale.

Paganese-Savoia, essendo una partita non a rischio, anzi con buoni rapporti tra le due fazioni, si presta a questa scelta che infatti la Tenenza dei carabinieri di Pagani avalla, consentendo ai supporters torresi di invadere la vicina città Paganese. Alla fine oltre ai 480 tagliandi del settore ospiti, verranno venduti circa 300 biglietti di tribuna ai savoiardi, a testimonianza del grande entusiasmo che c’è a Torre Annunziata dopo il ritorno tra i professionisti.

Per noi di Sport People è una giornata particolare. Approfittando infatti del passaggio di Matteo in terra campana, si opta per una piccola rimpatriata con tutti i collaboratori e conoscenti della zona. Trovandomi a Formia per lavoro raggiungo Napoli in poco più di un’ora, incrociandomi proprio con Matteo. Dopo aver mangiato e scambiato le immancabili chiacchiere possiamo prendere il treno per Casoria, laddove ci aspetta il buon Andrea.

Si parte alla volta di Pagani e, tra una riflessione e l’altra, neanche ci accorgiamo di saltare a piè pari lo svincolo per Nocera-Pagani, trovandoci costretti ad abbandonare l’autostrada a Vietri sul Mare per percorrere a ritroso la strada Nazionale, a quell’ora alquanto affollata. È comunque presto e possiamo prendercela relativamente con comodo.

Una volta parcheggiata la macchina nei pressi dello stadio, ci avviciniamo alla piazza centrale del paese dove, dopo qualche minuto di attesa, spuntano due loschi personaggi. L’uno proveniente da Contursi Terme, l’altro da Somma Vesuviana. Sono niente popò di meno che Attilio e Biagio, accompagnati da altri ragazzi con i quali facciamo subito conoscenza. Nel frattempo attorno a noi molti tifosi del Savoia si mischiano a quelli azzurrostellati incolonnandosi verso lo stadio Marcello Torre.

Le tante risate fanno passare il tempo e quando manca un quarto d’ora al fischio d’inizio io ed Andrea, che dobbiamo entrare sul terreno di gioco, siamo ancora al bar con gli altri.  Raggiungiamo abbastanza di fretta le entrate, lasciamo i nostri documenti ed eccoci finalmente sulla pista d’atletica dello stadio.

Per me è la prima volta a Pagani e ciò su cui cade subito l’attenzione è il settore ospiti. Non di certo un’opera d’arte questo ammasso di acciaio e tubi innocenti, soprattutto se confrontato al vecchio spazio riservato alle tifoserie provenienti da fuori, una curvetta bassa e fatiscente, dall’aspetto affascinante ed intriso di quell’inospitalità di cui ogni tifoso in fondo si nutre volentieri.

La Lega Pro è ormai diventata una fucina di richieste per la messa a norma e la sicurezza degli stadi. Pretese che molto spesso si trasformano in veri e propri giochi politici o in semplici ostacoli da frapporre tra calcio, tifosi e società. Partiamo da un presupposto molto chiaro. Il 95% degli stadi dell’ex Serie C sono vetusti e non in regola per ospitare eventi agonistici. Ci sono poi le deroghe, ma queste non rendono un impianto meno pericolante o meno vecchio rispetto a prima.

Il Savoia ha rischiato di non disputare la Lega Pro perché, a detta della Federazione, il Giraud non rispondeva ai requisiti richiesti. Ci chiediamo un po’ tutti come uno stadio che poco più di 15 anni fa ha fatto la Serie B subendo delle serie ristrutturazioni, sia irregolare rispetto a veri e propri casermoni medioevali che spesso ospitano gare della stessa categoria, se non addirittura di Serie A. Mistero della fede. Fortunatamente per i torresi tutto si è risolto per il meglio e la cittadina partenopea potrà tornare al calcio professionistico dopo oltre una decade di assenza.

Quando io ed Andrea conquistiamo l’accesso al campo, le squadre hanno già fatto il loro ingresso e la Curva Nord è illuminata da tre torce, mentre qualche “luminaria”, come ama definirle il telecronista Rai Gianni Cerqueti, fa capolino anche nel settore Distinti e tra gli ospiti.

Mi porto dietro la porta presidiata dal portiere del Savoia, in maniera tale da poter immortalare tutti e tre i settori. L’ultima volta che mi ero trovato dinanzi i savoiardi risale ormai alla stagione 2005/2006 se non erro. Savoia-Monopoli al Giraud. Per varie ragioni poi, tra cui la scomoda collocazione nel girone siciliano della Serie D, non avevo mai avuto l’opportunità di rivederli.

Quello che posso raccontare con certezza è il ricordo della squadra torrese in Serie B. Uno dei flash della mia infanzia calcistica è segnato proprio dal Savoia e dalla Fermana promossi in cadetteria. Due squadre che all’epoca erano abbastanza anomale per un campionato che difficilmente concedeva la vetrina a piazze che mai l’avevano frequentato. Stiamo parlando di un altro calcio italiano. Quello equilibrato, bello, avvincente e con gli stadi pieni. Certo, faceva schifo come se non più di ora, a livello di regolarità e limpidezza. Ma almeno il tasso in campo era nettamente più alto e sugli spalti c’era sempre da divertirsi.

Pensiamo solamente che se questa partita si fosse giocata 15 anni fa, probabilmente, le due società avrebbero richiesto l’utilizzo del San Paolo di Napoli, come spesso si faceva in quegli anni. Invece la cornice di pubblico, seppur eccellente per il periodo che attraversiamo, è abbastanza magra per quello a cui il passato ci aveva abituato. E non è solo un discorso di tessera del tifoso. C’è di mezzo una credibilità calcistica ormai prossima allo zero, un livello divenuto a tratti amatoriale ed una consapevolezza di come la maggior parte dei tornei siano “aggiustati” sin dall’inizio.

Tornando a noi, e ad i savoiardi che sono esattamente davanti ai miei occhi, noto subito che c’è un nucleo centrale di circa 200 ragazzi a guidare il tifo ed a portarsi dietro il resto del settore. Accompagnati dal suono di un tamburo gli ultras Bianchi offrono una vasta gamma di manate e bei boati che rimbombano in tutto lo stadio. Di contro gli azzurrostellati vanno commentati in due tranche. La Gioventù, situata nei Distinti e quantificabile in 150 persone attive a tifare, mi ha fatto davvero una bella impressione. Canti senza sosta ed un’originalità nelle parole dei cori che da tempo non sentivo. Non manca poi qualche torcia e diversi striscioni.

In Curva Nord sono invece un centinaio ad accendere il settore con un tifo forse un po’ più discontinuo. Rimane un po’ il rammarico, anche da osservatore esterno, nel vedere una realtà come quella di Pagani divisa. Senza voler entrare nel merito di scelte che ovviamente non posso conoscere, dico che però una delle volontà di chi ha iniziato questa guerra senza tregua agli ultras, vale a dire spaccare e creare crepe interne, si è realizzata quasi ovunque. Non era difficile, del resto, capire che il vero tallone d’Achille del movimento fosse proprio quell’eterogeneità mai davvero esistita.

In campo sono i padroni di casa a trovare il vantaggio, anche grazie all’incertezza del portiere ospite. Nella ripresa la Paganese perviene al raddoppio con i biancoscudati che riescono solamente a dimezzare lo svantaggio su calcio di rigore, non riuscendo ad evitare la sconfitta. Ciononostante il tifo si mantiene ad ottimi livelli su tutti e tre i fronti, con i torresi che si producono in una bella sciarpata e nei classici cori coreografici come l’immortale “Zump zump guagliò” ed il “Bianchi alè” finale, con la squadra chiamata sotto il settore per partecipare al coro. Un’usanza molto in voga tra le tifoserie campane. Anche i padroni di casa salutano i due gruppi raccogliendo gli applausi ed uno striscione di sprono per la stagione alle porte. Da segnalare inoltre applausi, cori ed un messaggio per l’ex Scarpa.

Terminate le ultime foto e gli ultimi video possiamo abbandonare il manto verde del Torre e fare ritorno dalla combriccola Rufolosa per passare ancora qualche ora assieme, commentando la gara e non solo. Poi le nostre strade si separano alla stazione di Salerno, dove io e Matteo attendiamo i nostri rispettivi treni. Lui verso le tante agognate ferie, io verso il ritorno alla vita di tutti i giorni.

Il tourbillon della stagione è ufficialmente iniziato. Solo tra qualche mese potremo tracciare un primo bilancio dell’ennesimo anno di repressione e decisioni assurde da parte delle istituzioni che va via via prospettandosi. Per il momento meglio navigare a vista e godersi quelle ultime briciole che ci sono rimaste. Per il resto non mi aspetto nulla di buono né tanto meno lo pretendo.

Simone Meloni.
Video di Simone Meloni e Andrea Visconti.