“Sono stato dove il sole non si vede mai…” cantavano i Pornoriviste nel loro pezzo “Non lo sai”, cosa che si può dire oggi di Legnago, piccolo centro incastrato tra due grandi corsi d’acqua (Po ed Adige) dove l’umidità ti entra nelle ossa e un cielo grigio accompagna l’incontro di Serie C fra la compagine locale e il Campobasso.

Sono circa 500 presenti in questa prima domenica del 2025 al “Mario Sandrini”, impianto di circa 2.000 posti a sedere, intitolato alla memoria di un ex giocatore prima e medico sociale poi dei biancazzurri di casa.

Non mi aspettavo nulla sul versante locale per quanto riguarda il tifo organizzato, invece si nota una ventina di ragazzi, raggruppati dietro lo striscione “Salus Soldiers”. Per loro qualche coro sporadico durante la partita alternato allo sventolio intermittente di bandiere e bandieroni. Si intuisce la loro recentissima formazione e che la strada per loro sia ancora particolarmente lunga, ma da qualche parte bisogna pur sempre cominciare quindi bene così.

Nella gradinata opposta trovano spazio 180 tifosi del Campobasso, giunti non solo dal capoluogo molisano, ma anche da varie zone del centro-nord Italia (Modena, Bologna, Vicenza, Belluno, Trieste, addirittura Rieti), segno tangibile del ritrovato affetto per i “lupi” anche per i fuorisede.

Causa i vari e invadenti tabelloni pubblicitari in campo, i gruppi organizzati della “Curva Nord Michele Scorrano” preferiscono tenere in mano le proprie pezze. Incentivati dalla conformazione del settore, i gruppi restano parecchio compatti e ne beneficiano anche i cori che si levano alti a supporto della loro squadra; il repertorio è pressoché lo stesso di sempre, dai classici cori di sostegno ai ragazzi in campo o ai diffidati passando per quelli in dialetto, che fanno breccia anche tra i tifosi più freddi. Molto positivo lo sventolio dei bandieroni, i quali restituiscono un bel colpo d’occhio lungo tutti i novanta minuti, così come positiva è anche la sciarpata nel secondo tempo.

Al fischio finale qualche mugugno per lo 0-0 finale e dopo un auto-consolatorio “Solo gli ultras vincono sempre”, i tifosi ospiti levano i loro drappi e si avviano a macinare i lunghi 630 km che li separano da casa.

In questa gara, come in tutti gli altri campi d’Italia, è stato osservato un minuto di silenzio in memoria di Aldo Agroppi, posticipo del cordoglio che non era stato possibile nella Supercoppa giocata in Arabia Saudita, dove già per Gigi Riva ci furono fischi per una certa discrepanza culturale in tema, che qualcuno ha evidentemente pensato di mettere a tacere per bearsi del lauto patrocinio saudita senza polemiche di sorta.

Testo di Francesco Passarelli
Foto di Luigi Bisio