Monaco di Baviera. Ridente cittadina a poche centinaia di chilometri dalla frontiera italiana. Tanti punti in comune, in fondo, con il nostro paese. Dagli immigrati italiani presenti, al sole che spesso bacia questa terra facente parte di una nazione a volte troppo grigia e fredda, seppur patria di gente come Goethe e Strauss che questo grigiore hanno saputo forgiarlo trasformandolo in arte.

Non sono certo il tipo che si pone limiti per le differenze di lingua, nazionalità e stile di vita. Mi ritengo, e lo dico senza mitomania, un po’ zingaro in tutto ciò. È per questo che se togliessi la logica, avessi tanto tempo da perdere e soprattutto tanti soldi, il mondo lo girerei probabilmente a piedi saggiando ogni suo sapore. Imprimendo nella mia mente ogni aspetto del globo terracqueo che mi possa colpire ed accrescere a livello personale ed umano.

Il giorno della partita sulla Baviera si addensano nuvole nere ed un fresco che con il passare delle ore si fa vero e proprio freddo da cui difendersi indossando cappotti e guanti. Già dalle prime ore della mattina orde di tifosi giallorossi sbarcano nella città tedesca invadendola pacificamente. Sono oltre 3000 i biglietti venduti. Croce e delizia di questo genere di trasferte. In tanti infatti hanno approfittato della possibilità di raggiungere Monaco anche con la macchina, così il contingente romanista si è appropriato di tante presenze che, probabilmente, non hanno mai visto l’Olimpico neanche in cartolina.

La strada più breve per raggiungere lo stadio è la metropolitana. Il mio ostello si trova a pochi passi dall’Hauptbanhof, la stazione centrale. Così terminate le ultime birre decido di avviarmi assieme ad un amico. Appena scesi sulla banchina notiamo che ci sono diversi poliziotti schierati. È strano descrivere il loro modo di gestire il flusso delle persone. È qualcosa che ho già ampiamente visto nelle mie precedenti visite in Germania. Non lo fanno con isteria o prepotenza, ma con rigore. Con l’intento di prevenire e far sì che le persone si muovano con ordine, non con l’obiettivo di cercare il pretesto per tirar fuori un manganello ed accarezzare la testa di qualche malcapitato. Ovviamente ogni riferimento è puramente casuale.

Il fatto che l’entrata della metro, come ovunque in Germania ed Austria, sia priva di tornelli è un vero e proprio invito ed evadere la tariffa alla moltitudine di italiani presenti, che ringraziano riprendendosi un milionesimo di quello che la Merkel ci toglie quotidianamente. Sì scherza ovviamente. Ma non troppo.

Appena giunti a ridosso dello stadio sentiamo le gocce di pioggia scenderci addosso. Non sta diluviando ma l’acqua scende lentamente, un clima che forse sarebbe più consono all’Inghilterra. Ci incamminiamo verso lo stadio, assieme ai tanti tifosi con sciarpe e maglie biancorosse. In molti sono venuto da fuori città e addirittura dall’estero per vedere il Bayern di Guardiola, in questo i bavaresi ricordano un po’ la Juventus, seguita in ogni angolo del Paese.

La struttura dell’Alliaz Arena, che va ricordato è anche il terreno di gioco del Monaco 1860, da fuori appare molto bella, anche se gli manca quel tocco di fatiscenza che è proprio dello stadio vissuto. Le entrate sono totalmente differenti dalle nostre. Nessun prefiltraggio, nessun controllo di documenti e nessun tornello. Solamente una blanda perquisizione e poi il passaggio previa inserimento del biglietto per aprire un piccolo cancelletto fatto per favorire un flusso ordinato.

Certo, dentro parliamo davvero di un altro mondo. Settori senza divisori, con la possibilità di passare dalla curva di casa a quella ospiti a piedi. Se la vediamo da un punto di vista della tranquillità è una cosa ben fatta, ovviamente se ci poniamo con il nostro modo di vivere lo stadio è un qualcosa di impensabile. Ma bisognerebbe mostrarlo comunque a chi parla di famiglie allo stadio. Qua un biglietto per la Champions League può costare 40 Euro, proprio come in Italia. Peccato che tra i due paesi esista un leggero gap nel prodotto interno lordo nazionale.

Il settore di casa, la Sudkurve, presenta lo striscione Bayern Munchen al centro con diverse pezze ai lati, non riesco invece ad individuare la pezza degli Schickeria. La cosa che mi colpisce sempre dei tedeschi è il materiale curato nei minimi dettagli. Un qualcosa che spesso da noi ormai sembra mancare. Da queste parti invece anche l’occhio vuole la sua parte, dagli striscioni, alle sciarpe passando per i bandieroni. Diversi anche i drappi anti Uefa con la scritta “Respect fans”. Da segnalare poi uno striscione per Stefano e Cristian, il papà ed il figlio tragicamente morti mentre tornavano dallo stadio dopo la gara di andata a causa di un incidente stradale.

Solo quando l’arbitro sta per fischiare l’inizio lo stadio si riempie del tutto, anzi, c’è qualcuno che riesce nell’impresa di entrare anche a partita abbondantemente iniziata. Ecco, penso sia questo il tallone d’Achille della tifoseria bavarese, soprattutto rispetto alle trasferte. Se a Roma infatti avevo assistito ad un settore quasi perfetto, qui viene fuori tutta la differenza di pensiero e modo di vivere il calcio dei ragazzi della curva rispetto alla maggior parte del pubblico “da tribuna”. Quest’ultimo risulta freddo e disinteressato, basti pensare alle tante persone che hanno abbandonato le gradinata con il Bayern avanti per 2-0 quando mancava un quarto d’ora alla fine.

Fatto questo appunto devo dire che alla curva di casa non si può imputare molto, anche se la bolgia di Roma è lontana, la loro prestazione è più che buona. Rispetto alla prima volta che li vidi, tre anni fa, sono ulteriormente migliorati riuscendo a coinvolgere quasi l’intero settore con manate, sciarpate e cori a rispondere. Provo davvero della sana invidia per l’entusiasmo e la costanza che mettono questi ragazzi nel lavorare per far sì che la loro curva cresca e diventi sempre più bella. L’avessimo noi, al netto di divieti e repressione, penso che staremmo ancora un passo avanti a tutti.

Per quanto riguarda i tifosi venuti dalla Capitale oggi è davvero difficile dare un giudizio. Troppi occasionali per riuscire ad organizzare bene il tifo. I primi venti minuti tuttavia sono molto buoni, con qualche fumogeno acceso qua e là e belle manate eseguite da tutti.

Della partita in campo c’è davvero poco da scrivere. La povertà del calcio italiano è sotto gli occhi di tutti. Il Bayern Monaco praticamente giocherà l’intera gara sotto ritmo, pungendo giusto quelle due volte necessarie a far suo il risultato e mettere al sicuro la qualificazione. Quando si parla di rinnovo del nostro sport nazionale occorrerebbe rispondere con i fatti, di questo passo finiremo per farci superare anche da paesi che fino a dieci anni fa non sapevano neanche come fosse fatto il pallone.

La gara finisce e, altro fatto da sottolineare, agli ospiti è permesso di uscire in contemporanea con i tifosi di casa. Raggiungere la metro è tutt’altro che facile, ce la facciamo tra una pozzanghera e l’altra maledicendo la fitta pioggia che continua a scendere. Vorremmo mangiare qualcosa, ma al nostro arrivo al centro troviamo tutto chiuso. Non è neanche mezzanotte. In questo Monaco di Baviera è molto nordica.

L’indomani l’aereo partirà alla volta di Roma alle 9. Non ci resta che andare a dormire per qualche ora per poi continuare il sonno prima sul pullman in direzione Memmingen e poi sull’aereo per casa.

Simone Meloni.