È la sesta gara di campionato per il Catania. Il campionato è quello di serie B e la partita è già una di troppo, da più d’una giornata, per le attese dei tifosi rossazzurri. Le premesse, le promesse, parlavano di campionato da protagonisti, vetta della classifica, corazzata del torneo. La realtà racconta dell’ultimo posto in classifica e nessun sorriso ancora.

“Ma quando si vince?” è la domanda più ricorrente. Il clima, per la sfida all’altra ultima, il Pescara, è da dentro o fuori dall’incubo. Si gioca di domenica, in posticipo, a brevissima distanza dalla A, mai così lontana.

Uno, due esplosioni davanti la curva Nord già prima della lettura delle formazioni. La terza “saluta” l’ingresso in campo delle squadre. La quarta, un minuto dopo l’inizio, celebra il gol di Rosina. La quinta, accoglie l’ingresso della tifoseria pescarese, avvenuto al 15° del primo tempo. Tra le due tifoserie non corre amicizia, tutt’altro. Chi non ne fosse a conoscenza fa presto a rendersene conto, basta ascoltare i cori che le due tifoserie si dedicano, “cordialmente”.

Il gemellaggio degli abruzzesi con la tifoseria messinese non porta striscioni né tifosi peloritani al Massimino, come invece avvenuto due stagioni fa (quando entrambe le formazioni militavano in serie A). Striscioni e battimano nel settore ospite. Circa cinquanta le presenze. Riconoscibili tra tutti gli stendardi, “Bubù” e lo stemma dei Rangers 76. Arrivati con la loro squadra sotto di una rete, gli abruzzesi aspettano appena 4’ la rete di Melchiorri, che rimette la partita in pareggio.

Sugli spalti, la partita è più sostenuta che in campo. Attivi sia gli ultras del Pescara che quelli del Catania, in entrambe le curve. Nel rettangolo verde, a sorpresa, dopo l’avvio favorevole al Catania, sono i biancazzurri a gestire il pallone, costruire le azioni più pericolose ed andare vicini al meritato vantaggio. Un vero smacco per i tifosi del Catania. Già al fischio di metà tempo, consumata anche la sesta esplosione, è la curva ad esplodere: “Ma quando vinciamo?”.

La risposta arriva dopo 5’ dall’inizio della ripresa, quando l’ex di turno, Calaiò, mette alle spalle di Fiorillo (incerto) un diagonale che sbatte sul palo ed entra in rete. Catania nuovamente in vantaggio e che, nei minuti seguenti – scoppiato anche il settimo “bombone” della partita – soffrirà sì il ritorno caparbio del Pescara, ma avrà anche l’occasione per chiudere la gara, sempre con Calaiò, a 8’ dalla fine. Quindi, a partita ormai finita, ecco la scarica di adrenalina ed emozioni più intensa.

Baroni sostituisce l’intero tridente alla ricerca del pareggio. Il Catania arretra, soffrendo la pressione del Pescara. Ad 1’ dalla fine, espulso Gyomber, Catania in 10 e ben 7’ di recupero (Cinque cambi, nessuna barella o interruzione: larga la decisione di Ghersini, ndr) che culminano col palo pieno colto da Pasquato a 2’ dalla fine. Il Massimino è una bolgia, urla all’arbitro di tutto, e tra tutto l’urlare quel che si può riferire è “Fischia, è finita, è finita!”. Dopo poco finisce davvero.

Ma è solo l’inizio. L’inizio della prima “festa”, rigorosamente tra virgolette, per i tifosi del Catania, che vengono festeggiati dalla squadra. L’inizio del “dramma” del Pescara, ultimissimo, che l’allenatore Baroni porta sotto il settore ospiti, lui in testa,  come segno di rispetto verso i sacrifici fatti dai propri tifosi. C’è anche spazio per alcune battute a distanza, coperte dai fischi della curva Nord. Probabilmente, la domanda fatta dai biancazzurri all’allenatore non è poi molto diversa dalla premessa che ha scandito, a Catania, l’attesa di questa partita: “Ma quando vinciamo?”.

Giuseppe Puglisi.