La “Urbone Publishing”, coraggiosa casa editrice specializzata nel calcio, propone un altro dei suoi lavori. Scritto da Vincenzo Paliotto è uscito, in prima edizione nel novembre 2015, “Football Fans”. Pagine 403, prezzo 16 €, l’ISBN 978-80-87797-87-7 per chi volesse prenotarlo dal suo libraio di fiducia, altrimenti è sempre possibile ordinarlo sul sito della casa editrice stessa.
Avevamo già recensito un altro libro di Vincenzo Paliotto, “Football rivalries – derby e rivalità calcistiche in Europa” e le analogie con questo libro sono veramente tante, troppe da certi punti di vista che rischiano di far calare drasticamente la soglia d’attenzione di un lettore che sia già passato per entrambi. Probabilmente questo ha influito anche nel nostro caso.
All’epoca evidenziammo tra i punti deboli la scarsa cura materiale e grafica del libro: sotto questo aspetto bisogna dire che il lavoro fatto è di gran lunga migliore, infatti senz’altro più pregevoli risultano i materiali scelti per l’interno e per la copertina, così come migliore risulta graficamente la copertina stessa rispetto ai loghi sgranati e in bassa risoluzione sulla copertina di “Football rivalries”.
Permangono però alcuni difetti, su tutti il lavoro di revisione di bozze, fatto ancora una volta a maglie troppo larghe: innumerevoli sono gli errori di battitura sfuggiti, in alcuni casi mancano parole a completare le frasi e magari, ripassando i fili delle parole con un pettine a denti più stretti, si sarebbero limati anche alcuni intercalari troppo ripetuti e alquanto fastidiosi, “tuttavia” e “del resto” in particolar modo.
Altresì ci sono alcuni errori non dovuti certo a battitura, come rapporti di amicizie e rivalità sbagliati (tipo il presunto gemellaggio Sankt Pauli-Atalanta), la condanna di Arkan al Tribunale de L’Aja che non fu invero mai pronunciata, in quanto lo stesso fu assassinato prima ancora che venisse eseguito il mandato di cattura, o la mancanza di colpevoli del suo omicidio (il colpevole materiale, Dobrosav Gavric, fu subito individuato; se poi parliamo di mandanti ideologici è un altro discorso, ma dal testo non si intuisce questo). Ci sono poi mitizzazioni come quella del famoso calcio di Boban, che fu dato ad un poliziotto bosniaco e non serbo e fu più frutto della foga del momento che non di particolari rivendicazioni politiche, non a caso Boban accettò poi altre convocazioni nella nazionale jugoslava dopo la squalifica. Ancora riduzioni alquanto semplicistiche o se vogliamo opinabili su una questione molto complessa come quella etnica nel quadro geopolitico balcanico.
Il lavoro resta comunque di una portata quasi enciclopedica, il che è un punto di forza ed una debolezza assieme: rivela sì una serie ed un numero di storie incredibili, che rispetto al progenitore “Football rivalries” si slega anche dall’obbligo della rivalità come comune denominatore, per cui può liberamente spaziare fra tante favole anche minori senza che per forza queste debbano essere riconducibili ad un derby, così come non mancano i racconti di episodi storici o di calciatori per un motivo o per un altro ascesi alla gloria eterna per i rispettivi tifosi.
Altresì il punto di debolezza è che una catalogazione del genere lo rende un libro più da consultazione che da lettura e sinceramente, proprio per questo, alla fine delle quasi 400 pagine ci si arriva quantomeno stremati. Sono veramente tanti i dati riportati, sulle partite, sulle squadre singole, sul computo dei trofei, gli anni di fondazione, ecc., ma messi tutti assieme restituiscono un effetto ridondanza alquanto difficile da digerire e persino da ricordare: si finisce anzi, a superarli velocemente con lo sguardo durante la lettura, quasi senza nemmeno registrarli mentalmente. Se si volessero cercare certi tipi di dati, la via più logica e facile sarebbe quella di ricorrere al mezzo informatico e se le enciclopedie cartacee hanno chiamato fallimento al loro cospetto è proprio perché non possono competere tecnologicamente con le loro capacità di aggiornamento: questo libro tra qualche anno sarà già superato in quanto tutto questo rosario di numeri, trofei, partite vinte o perse, sarà già rivoluzionato.
Le storie narrate sono belle ed importanti, alcune hanno un fascino indiscutibile, altre un’originalità che sorprenderebbe persino il lettore più vorace ed informato di calcio. Paliotto poi ha il non indifferente pregio, rispetto allo scrittore medio di calcio, di intrecciare saldamente le storie del calcio con quelle dei suoi tifosi, riportando anche tantissimi aneddoti riguardanti le stesse tifoserie. Ancor più il pregio dell’autore è quello di raccontare i fatti, senza perdersi in considerazioni o peggio ancora in condanne moralistiche sulle gesta dei tifosi: spesso, come disse quel tale dal nome impronunciabile a cui solo una canzone ha reso giustizia, ciò che si fa per passione va al di là del bene e del male. In ultima analisi però, un conto è un almanacco ed un altro è un libro di narrativa: forse Paliotto ha tentato di ibridare i due generi, ma sinceramente l’esperimento non ha dato frutti troppo saporiti.
Matteo Falcone.