In queste settimane, Roma sembra riaver catalizzato di nuovo la scena non solo per i brillanti risultati calcistici, che vedono la squadra giallorossa primeggiare, ma soprattutto per ciò che si è verificato sugli spalti e fuori; dagli scontri nell’antistadio all’Olimpico in occasione della sfida contro i russi del Cska Mosca, il commovente abbraccio di Florenzi alla nonna in Tribuna, infine i soliti cori al limite del black humour dei veronesi, nella partita Roma-Verona: i butei questa volta toccano la figura di Di Bartolomei.

Insomma Roma offrirebbe spunto per varie analisi, ma questa volta è bene passare, per indirizzarsi verso la provincia del calcio, verso i campi meno appetibili della C. Per la precisione a Carrara.

Carrarese-Ancona, giocata venerdì sera 26 settembre, per quanto avvenuto in campo, non sembrerebbe catturare l’attenzione: uno scialbo pareggio in fondo. Se non fosse, per ciò che è avvenuto all’esterno. Non pensate male: nessuno scontro, nessuna ressa e conseguenti disordini, solo l’ennesimo atto di censura. I tifosi carrarini in occasione dell’anniversario della morte di Aldrovandi, 25 settembre 2005, portano una pezza ritraente una foto dello stesso ragazzo ferrarese con su scritto il suo nome. La pezza non entra. L’ennesima sconfitta dello Stato di Diritto.

Riportiamo qui misure dell’ONMS sulle norme che regolano l’introduzione di: striscioni e bandiere, coreografie, tamburi e megafoni. In particolar modo la parte saliente che riguarda gli striscioni:

“Il Ministero dell’Interno, tramite l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive costituitosi in data 8 marzo 2007, ha diramato una serie di norme alle quali tutti i tifosi e la società X devono attenersi. Le norme riguardano le esposizione di striscioni, le coreografie, i mezzi sonori.
Nel limite stabilito dalle società sportive, sarà possibile introdurre ed esporre striscioni contenenti scritte a sostegno della propria squadra per la gara in programma, inoltrando almeno 7 giorni prima dello svolgimento della gara, apposita istanza, anche mediante fax o e-mail, alla società che organizza l’incontro, indicando le proprie generalità complete. A tal fine occorrerà specificare:
– le dimensioni ed il materiale utilizzato per la realizzazione;
– il contenuto e la grafica compendiati in apposita documentazione fotografica;
– il settore in cui verrà esposto.

Questa burocratizzazione ci catapulta in una realtà che nulla ha a che vedere con il mondo del calcio che conoscevamo fatto di colore e contenuti: ora sembra che nulla può andare oltre gli stretti parametri imposti, mostrando quanto gli stessi, in questi anni, abbiano segnato la sconfitta di tali normative.

I vari motivi di restrizione, volevano o dovevano arginare razzismo e conseguenti estremismi politici: ci sono riusciti? No. Il fallimento è tale che poi si è fatto integrare il tutto con la ormai decadente discriminazione territoriale e i tappabuchi come le varie chiusure di settori: ora le Curve ora lo stadio intero.

Cosa ha causato tutto ciò?

Una mancanza di libertà, un’occlusione a vivere lo stadio: derby (non) vissuti già senza opposta fazione e in più senza nemmeno il sale, la tagliente ironia, di striscioni carichi di campanilismo. E poi a danneggio anche del sociale, importante, perché lo stadio è pur sempre un luogo di aggregazione, popolare, per quanto tutto ciò ora sia sempre di più una chimera, visti i prezzi e gli orari. Tra ciò che è potuto entrare, uno striscione significativo è quello dei perugini a favore degli operai Ast di Terni, esposto al Curi questa estate. Un gesto del genere non ha avuto il giusto eco mediatico, quando è difficile infangare, non vale la pena nemmeno citarle determinate notizie.

In questi segni di forte ostracismo alla normalità di vivere lo stadio, poi scattano reazioni difficili da insabbiare; il pensiero va ai fischi roboanti e alla Curva Maratona con mani in alto e cartoncini ritraenti i Giudici Falcone e Borsellino, quando una scelta impopolare e inadatta, vide far rispettare su ogni campo il minuto di silenzio per ricordare Giulio Andreotti. Quei fischi profumavano di dignità e ritrovata civiltà: ciò che ritorna quando la libertà di espressione è ristabilita, come quando si rispetta l’articolo 21 della nostra Costituzione.

Gian Luca Sapere