Quanti cori hanno intonato le tifoserie italiane per i propri capitani? Tanti, tantissimi, fino allo sfinimento, perché il capitano è quella persona che, al netto di qualche limite tecnico, possiede quella dote di appartenenza difficilmente riscontrabile nel giocatore qualunque. Il tempo e gli anni passati con la medesima casacca ne fanno un personaggio di spicco, uno di quei giocatori ai quali affidare il timone nei momenti di burrasca. Di quegli atleti dotati di grande carisma all’interno dello spogliatoio, capaci di farsi seguire dal resto della squadra, di incoraggiare e aiutare a crescere i più giovani. Il capitano è l’allenatore in campo e, se gode della stima del pubblico, diventa l’idolo della tifoseria. La Libertas aveva il suo capitano, Francesco Forti, ed uso il passato perché quella di questa sera sarà l’ultima sua apparizione con la maglia amaranto, dopodiché il passaggio in serie C, a Prato nella fattispecie, sarà ufficiale. Indubbiamente l’addio di un giocatore così emblematico diventa il centro della serata: il palazzetto fin dal prepartita gli esprime a chiare parole i propri sentimenti mentre, a suggellare il tutto, ci pensano infine gli Sbandati, con una coreografia “ad personam” per onorare fino in fondo l’uomo ed il giocatore.
Terminata la coreografia parte il tifo della Curva Nord: tre bandieroni, qualche bandiera di dimensioni più ridotte, un tamburo a dettare i ritmi e tanta voce. Il tifo degli Sbandati è organizzato e continuo, la gente risponde decisamente bene e per tutta la durata della partita i momenti di silenzio sono assai rari. Ovviamente, in una serata come questa, il sostegno alla squadra va di pari passo con i cori verso Francesco Forti. Solo negli ultimi istanti di gara vengono nominati i rivali piellini, per i classici sfottò di rito.
Con una partita mai in discussione nel punteggio, il tifo si esprime come meglio non potrebbe. Nel finale il pubblico di casa festeggia la vittoria con il capitano amaranto che, al termine dell’incontro, si dirige verso il settore più caldo del tifo per i saluti di rito. Stavolta però si tratta di un commiato e non manca qualche accenno di commozione da una parte e dall’altra. Come è normale che sia, quando si chiude un rapporto così intenso.
Valerio Poli