Successivamente alla partita Troina – Marsala disputata a Troina (EN) noi tifosi al seguito della nostra squadra Marsala Calcio, ultras facenti riferimento al gruppo “Lilibetani 397 a.C.”, siamo stati nostro malgrado protagonisti di un episodio di cui con questo comunicato vogliamo fare chiarezza.
Dopo la fine della partita, all’apertura dei cancelli dello stadio, il gruppo ultras facendo ritorno verso il proprio mezzo, si è trovato a fare i conti con un episodio inaspettato e increscioso. Non accettando la “verità” emersa dalle ricostruzioni di alcune testate giornalistiche, ecco come sono andati i fatti:
Tre nostri componenti fra i quali un tifoso che portava con sé un nostro vessillo si stavano dirigendo verso il pulman anticipando il resto del gruppo, con la massima serenità perché nessun tifoso del Troina o di qualsiasi altra squadra pareva recarsi minacciosamente nei pressi dello spazio dove sostava il pulmino, venivano aggrediti da dietro da tre esemplari che nulla hanno a che fare con il mondo ultras, visto che vigliaccamente colpivano con una mazza in testa proprio la persona che custodiva il vessillo. Nello stesso momento in cui si sviluppava la vigliacca aggressione alle spalle, i nostri ragazzi precipitandosi a scontrarsi contro questi vili aggressori, venivano addirittura investiti da un quarto elemento che era alla guida di un autovettura. Costui in maniera del tutto evidente accelerava travolgendo tre ulteriori nostri ragazzi.
Tutto questo accaduto è inaccettabile sotto qualsiasi punto di vista, specialmente quello del mondo ultras, un mondo in cui qualsiasi dissapore viene affrontato faccia a faccia, e talvolta non a mani nude, ma mai in maniera così vigliacca con colpi dati a tradimento da dietro e travolgendo persone alla guida di una macchina.
Dopo l’aggressione vigliacca, questi elementi approfittando dei nostri ragazzi a terra contusi hanno preso il nostro striscione dileguandosi in macchina a velocità sostenuta continuando a trainarsi dietro il nostro tifoso che difendeva ad ogni costo il vessillo azzurro.
Successivamente siamo stati convocati in caserma dai Carabinieri per i fatti successi alla luce del giorno davanti a tanti passanti del paese, e nell’occasione venivamo a conoscenza dell’appartenenza alla tifoseria acese di questi soggetti.
Specifichiamo che ai Carabinieri che ci hanno convocato abbiamo raccontato i fatti, ma non abbiamo sporto alcuna denuncia né ci siamo prestati al riconoscimento facciale degli aggressori. Lo striscione requisito, piuttosto che rimanere in mano alle forze dell’ordine, abbiamo preferito riportarlo indietro nella nostra città a cui appartiene.
Orgogliosi del nostro comportamento, contrariamente da quanto sta emergendo su internet in queste ore, non ci sentiamo né “infami” né “sbirri”, e gli unici che si devono vergognare davanti a tutto il mondo ultras devono essere gli acesi che ci hanno colpito alle spalle e investiti con la macchina.
A tal proposito rispondiamo pubblicamente ad un’indegna e infamante bugia affermata da questi soggetti inventata per giustificare il loro comportamento ignobile: non ci siamo mai appropriati di vessilli di un tifoso dell’Acireale deceduto, ci riteniamo una tifoseria con dei valori e condanniamo fermamente atti del genere.

Lilibetani 397 a.C.