Il Santo Natale, con tutta la sua irriverente ipocrisia, si avvicina a passi da gigante. Lo testimonia l’adozione da parte della Lega del Teddy Bear Toss, un’iniziativa in cui a un certo punto della gara il gioco si interrompe e vengono lanciati sul parquet decine di peluche che poi verranno regalati ai bambini malati dei reparti di pediatria. Non voglio fare il Bastian Contrario, ma non è che ami questo genere di cosa organizzate ad hoc per il periodo natalizio. Innanzi tutto la beneficenza, per come la vedo, si fa e non si dice. Poi resto un po’ perplesso nell’utilità che un peluche possa avere per bimbi che spesso lottano tra la vita e la morte.

Sempre in questo clima mieloso e falso, tutti vogliono essere più buoni e posare sotto l’albero regalini che spesso nascondono livore e odio verso quei parenti serpenti con cui si è costretti a condividere la tavola per tre giorni l’anno. Questo non interessa certo il campionato di basket, che anche in questo periodo si disputa regolarmente e senza soste. Onore a lui. Perché a differenza del calcio, gli spalti continuano ad esser pieni e i tifosi non si lamentano. Se proprio vogliamo puntualizzare, qualche decennio fa anche il pallone aveva i suoi turni natalizi, si giocava a ridosso della fine dell’anno. Eppure a nessuno è mai venuto in mente di nominare il fantomatico calcio moderno. Anzi, ricordo alla perfezione le foto degli stadi pieni e festanti. Oggi invece, al netto delle proteste giuste causate dalla fine cosmica del pallone, si cerca sempre di andare oltre il confine per ergersi a Giovanna d’Arco dell’ultima ora. Allora c’è il “no” al calcio moderno, quello alla tessera del tifoso, quello al sabato, quello al venerdì, quello ai posticipi, quello agli anticipi e via dicendo. Tutti “no” che sulla carta sarebbero pure  giusti, ma che nella realtà risuonano spesso come scudo dietro cui brandire il proprio essere duri e puri senza poi dar seguito alle parole.

Mi si perdoni questa divagazione calcistica, ma mi è stata quasi inevitabile. Tornando alla più armoniosa e serafica palla a spicchi, oggi al PalaTiziano la Virtus ospita l’Olimpia Milano. Un “classica” del nostro basket che si rinnova di anno in anno. I meneghini sono Campioni d’Italia in carica, dopo la battaglia dello scorso anno in cui ebbero la meglio sulla Mens Sana Siena solo nell’ultimo atto della finale tricolore. La Virtus invece, dopo le semifinali scudetto dell’annata passata, non sta certamente brillando in campionato e attualmente conta solo otto punti in classifica. Ciononostante il palazzetto è, una volta tanto, gremito in ogni ordine di posto. L’avversario di rango e il posticipo che ha evitato la concomitanza con Roma e Lazio ha favorito l’afflusso di pubblico. Dal capoluogo lombardo giungono una ventina di tifosi che si raggruppano dietro le pezze degli Ultras Milano. Un peccato non vederli tifare, visto il numero comunque buono. Si limiteranno a qualche coro di tanto in tanto abbozzando una sciarpa su “O mia bela Madunina”. Per i profani può sembrare una bestemmia definire buono il loro numero, eppure quando si parla di tifoserie del basket provenienti dalle metropoli non si tiene mai conto quanto per queste sia difficile affrontare il discorso ultras. Come ripetuto almeno cento volte, il calcio è un’idrovora che risucchia il 95% del potenziale bacino di tifosi, mentre il restante 5% va convinto perché spesso neanche conosce l’esistenza della squadra di pallacanestro della propria città.

Per quanto riguarda la Curva Ancilotto, stasera le Brigate sono in ottima forma mettendosi in mostra con un buon tifo nonostante il risultato li veda quasi sempre sotto. Ottime manate e cori tenuti più a lungo del solito. Da segnalare la totale assenza di cori contro tra le due curva, segno di come i tempi cambiano. Una volta infatti, in qualunque sport si fosse giocato, l’incontro Roma-Milano era sinonimo di campanile e rivalità. Non che oggi non lo sia, ma il tutto si è sicuramente affievolito. Le inimicizie principali degli ultras capitolini e milanesi sono ben altre in questo momento.

Finisce con l’Olimpia a festeggiare sotto il settore e i giocatori della Virtus chiamati a rapporto dai propri sostenitori. La giornata si sta concludendo anche per me, che alle spalle ho già Atletico Boville-Cassino e Isola Liri-Sora. Le palpebre cominciano a scendere, e già sul tram per la metro mi addormento ignobilmente. Il tour de force quotidiano è finito, mi piacerebbe augurare un buon Natale a tutti ma sarei ipocrita visto il mio astio nei confronti di questa festa. Posso invece fare gli auguri di buon anno, sperando che ci porti qualche soddisfazione in più. Lasciamo perdere ciò che vorremmo, ma almeno quel che di diritto ci spetterebbe.

Simone Meloni

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