Nessuno poteva immaginare che l’astio tra le due tifoserie si dissolvesse come per miracolo; ma anche questo pomeriggio si è avuto la netta sensazione che, se possibile, la distanza tra le due fazioni sia diventata siderale.
Nessun punto in comune, una rivalità che elude dall’ambito sportivo per degenerare in quello a sfondo politico, facendo tornare alla memoria quell’Italia anni ’70 dove sparare al rivale era un atto quasi dovuto, dove indossare un paio di scarpe invece di uno stivaletto era un gesto politico, dove ascoltare musica era fare politica, leggere un quotidiano invece di un altro era un gesto altamente politico.
Anche negli stadi si ripresentava l’estetica ed una iconografia del momento, tra eskimi e passamontagna, tra teschi e chiavi inglesi, il movimento ultras lanciava la propria idea di ribellione verso una società che stava prendendo la via dell’imborghesimento, una tregua sociale che poco andava a braccetto con l’attualità del momento.
Era una nazione più viva, con una popolazione che intravedeva quel futuro roseo fatto di un lavoro stabile, di un’auto di proprietà e delle prime vacanze al mare. Era un’Italia che vedeva nella squadra di calcio e nella curva un’appartenenza ed uno spirito di ribellione ad un sistema prestabilito.
All’interno della curva, all’interno del gruppo di appartenenza venivano spesso azzerate e ribaltate le classi sociali: si trovava il disoccupato o lo studente impartire ordini al libero professionista oppure fianco a fianco si trovavano operaio e datore di lavoro.
Nei decenni successivi c’è stato un forte riflusso della politica che poi è tornata a far parlare di sé negli stadi con la nascita della Lega Nord che ha spezzato un equilibrio pluridecennale, mentre ai giorni attuali tra divieti, restrizioni ed una nuova accettazione di modelli proposti ed imposti, moderni e lontani dagli schemi della politica tradizionale, si è completato quell’allontanamento da una politica partitocratica che sinceramente, almeno nello sport, risulta obsoleta.
Eppure c’è chi non molla ed in alcune occasioni fa del proprio credo un vero e proprio totem da portare in giro. Tra ascolani e livornesi la differenza è sostanziale, ma in questo pomeriggio un filo sottile che lega le due tifoserie è proprio quello di non mascherare le proprie idee politiche.
E la battaglia inizia subito. Infatti gli ascolani arrivano nel parcheggio del settore ospiti con furgoni, auto ed un paio di pullman. Una volta parcheggiati i mezzi viene organizzato un mini corteo per giungere compatti al filtraggio. Qualche fumogeno ed un paio di torce fanno colore mentre si alzano i primi cori che testimoniano un po’ di nostalgia del ventennio. Anche la gestualità non manca, sia durante il corteo che all’interno dello stadio. Qualche braccio resta più teso del solito, pratica questa che in passato ha causato qualche diffida. Sull’argomento, idee politica a parte, si potrebbe obiettare ma ormai siamo consapevoli di come all’interno degli stadi siano in vigore delle normative che hanno poco o niente di democratico, in barba a chi chiede, non so con che coraggio, misure più restrittive.
Gli ascolani fanno il loro ingresso sui gradoni in maniera compatta, attaccano pezze e striscioni in balaustra e riescono a fare gruppo in maniera esemplare. Ottimo numero di una tifoseria che ormai da qualche tempo è capace di aggregare e di portare in giro un gran bel numero di persone, segno di scelte azzeccate e di un’organizzazione che dà i suoi frutti.
L’ingresso ospite viene salutato dai padroni di casa con la stesa moneta: i cori che si alzano sono ancora di natura politica – anche se ovviamente di diverso colore – e la battaglia si protrae per qualche minuto tra saluti romani, tricolori, foibe e quant’altro. Spettacolo vergognoso direbbe qualcuno, come se di vergognoso questa società non avesse niente (basta ascoltare un telegiornale per sorbirsi una serie di notizie da far rabbrividire). Eppure lo stadio continua ad essere una cassa di risonanza ed una volta tanto abbondoniamo il falso perbenismo che ci accompagna come caratteristica da sfoggiare in ogni ambito e proviamo ad essere più reali e concreti. Non che la politica debba tornare ad imperversare negli stadi, sarebbe assurdo, illogico ed irrazionale; ma da che mondo e mondo, il calcio è il classico esempio di come si affrontano due fazioni rivali e di rimando le due curve fanno tutto il possibile per sostenere la propria fazione con l’intento di portarla alla vittoria. Non siamo nell’antica Roma ma i valori di amico – nemico sono simili.
Non c’è solo il tifo contro, sarebbe riduttivo in un pomeriggio dove le due fazioni ultras mettono in campo tutte le energie per portare la rispettiva squadra alla vittoria: gli ascolani sono un bel gruppo compatto dove a cantare è la quasi totalità dei presenti. Tifo continuo, ben coordinato, con pochissime pause, gli ultras bianconeri mostrano tanta costanza e organizzazione al top. Anche sul colore poco da eccepire; diversi bandieroni offrono la loro dose di fascino, mentre un paio di torce vengono accese nella parte bassa per evitare di incorrere in spiacevoli situazioni.
Curva Nord che si presenta con un folto gruppo di ultras nella parte centrale. Alcuni cori sono ripresi dall’intero settore ma in definitiva lo zoccolo duro sostiene costantemente la squadra e non manca di battibeccare con l’avversario di turno. Da menzionare l’esposizione di uno striscione riguardante il caso Cucchi, che trova l’appoggio e gli applausi anche del settore ospiti per una vicenda che travalica i confini della rivalità calcistica e sconfina in quello che può essere descritto come un vero e proprio abuso di potere. Peccato che ciò abbia portato al decesso di un ragazzo che il destino aveva già messo a dura prova. Il resto sono discorsi da salotto, di quelle persone che cercano di giustificare ciò che non è giustificabile in nome di una diversa visione della vita.
Da segnalare, molto attivi in gradinata, un paio di gruppi di ragazzi che si fanno vedere e sentire in diverse occasioni. Per loro anche l’esposizione di un paio di striscioni ed una pezza degli amici del Celtic di Glasgow.
L’incontro termina con la vittoria degli amaranto. Se la squadra di mister Lucarelli si prende gli applausi di tutto lo stadio, i giocatori ascolani vengono redarguiti dai propri ultras che comunque assicurano il sostegno. La partita sul terreno di gioco non è stata di altissimo livello, ma di altro tenore è stato l’incontro che si è giocato sugli spalti.
Valerio Poli