Ci sono rivalità che nascono per caso, altre che sono nell’aria vista la rete dei gemellaggi, altre ancora per una lampante diversità di intendere lo stadio ed infine, proprio in ultima istanza, quelle che nascono per i risultati sportivi che si manifestano tra le due squadre, magari per un campionato vissuto gomito a gomito.

Tra le tifoserie di Livorno ed Ascoli la diversità è lampante ed in epoca Brigate Autonome, quando la politica assumeva un ruolo prioritario, la rivalità tra le due tifoserie risultava scontata, difficile immaginare una reciproca indifferenza o addirittura un minimo di reciproco rispetto. Ed infatti gli episodi sopra le righe non sono mai mancati, le due tifoserie hanno sempre dimostrato la mutua antipatia fatta di striscioni e parole al fulmicotone, in alcuni casi si può benissimo affermare di essere andati ben al di là della semplice e scontata offesa, gli episodi particolarmente piccanti non sono mancati e così anche la partita odierna è segnata col pennarello rosso. A tale conferma devo dire che il servizio d’ordine, rispetto al recente passato, è di quelli importanti e se non proprio imponente tende comunque a scoraggiare i più arditi: qualche camionetta nei dintorni dello stadio ed un’attenta perlustrazione del territorio fanno sì che la carovana ospite venga scortata fino al parcheggio a loro dedicato.

Dentro lo stadio l’atmosfera non è delle più calde, si contano circa cinquemila spettatori e la Curva Nord, casa abituale degli ultras amaranto, è desolatamente spoglia di qualsiasi striscione con il centro settore opportunamente delimitato da nastro, per mantenere il messaggio di contestazione alla società che ormai è il leitmotiv della stagione.

Gli ospiti sono qualcosa di più del classico centinaio di persone, i presenti sono praticamente tutti ultras che si presentano nel settore ospite con un discreto anticipo rispetto all’inizio delle ostilità ed invece di appendere le comuni pezze, optano in maniera goliardica per mostrare qualche bandiera della pace, per altro mai troppo in voga a Livorno, ed altrettante bandiere che richiamano apertamente la dottrina comunista. Ovvia la provocazione verso la curva di casa ed infatti oltre alla simbologia esposta, anche i primi cori sono esplicitamente avversi verso il pubblico locale. Messi in chiaro i rapporti, gli ascolani dimostrano una buona verve incitando la squadra e battibeccando a distanza con il gruppo di ultras presenti in gradinata, le schermaglie sono abbastanza continue e proseguono per buona parte della gara. Nella ripresa gli ospiti cambiano pelle, tolgono le bandiere esposte e tornano al tradizionale esponendo le pezze che rappresentano l’universo ultras piceno. Se esteticamente si volta completamente pagina, nella pratica si seguo il sentiero fin qui battuto, fatto di cori abbastanza continui per la squadra e qualche botta e risposta con gli ospiti. A risultato ormai acquisito, gli ascolani si lanciano in qualche coro un po’ più originale: consci della contestazione del pubblico locale al presidente Spinelli, inneggiano alla sua figura in più di un’occasione, poi ricordano ai dirimpettai i tempi passati intonando “i banditi sono spariti”.

Per quanto riguarda la curva di casa poco da segnalare, alcuni cori contro Spinelli si alzano forti e chiari, alimentati da un risultato sul campo che non lascia margini di discussioni. Anche dalla gradinata c’è chi contesta e chi preferisce glissare, la sensazione generale, visto pure il non mercato di gennaio, è che la retrocessione sia molto vicina, poi il pallone è tondo e vista la classifica ci sarebbe anche il tempo per recuperare, ma è pur vero che il numero di partite si assottigliano e la vittoria resta un tabù.

Da segnalare infine un paio di striscioni esposti dalla “Zona Sud” presente in gradinata, uno in particolare riferito alle condanne ricevute in settimana per il derby col Pisa di due anni fa, oltre alla presenza degli Unici della Fortitudo Basket al fianco degli ultras piceni.

Valerio Poli