La Tessera del Tifoso è stata uno spartiacque che ha gettato in confusione la stragrande maggioranza del movimento ultras, che infatti si è diviso al proprio interno come non mai. La decisione in fin dei conti era abbastanza semplice nel suo fine: tesserarsi e continuare ad andare in trasferta a meno di clamorose decisioni che poi si son rivelate magari più frequenti di quanto si potesse pensare; oppure decidere per non tesserarsi con tutto ciò che ne conseguiva, e nell’immediato certamente c’era da mettere in conto l’idea di non poter seguire la propria squadra del cuore lontano dalle mura amiche. Si è iniziato con un blocco praticamente compatto orientato fermamente per boicottare il tesseramento, ma man mano che il tempo passava, qualche crepa cominciava a crearsi, tanto che pian piano le crepe son diventate voragini da non poter più trascurare.
Se l’universo ultras italiano si è diviso sulla questione, all’interno delle curve l’approccio non è stato molto diverso, con diversi gruppi della medesima tifoseria che hanno preso strade diverse e sono entrati in conflitto. La situazione nel tempo si è stabilizzata anche se non pochi danni sono stati causati e purtroppo si son rivelati irreparabili: tra gruppi che si sono sciolti e altrettanti che hanno perso molti simpatizzanti, il termometro ultras ha segnato il minimo storico.
Non mi stancherò mai di asserire che uno dei pochi momenti di estrema compattezza del mondo ultras è stato il periodo post uccisione di Gabriele Sandri, dove c’è stata la consapevolezza che quel limite fino all’ora invalicabile era saltato. E si badi bene che se Spaccarotella ha certamente una grave colpa sull’accaduto, non meno colpevoli son sembrate quelle persone che nell’immediato hanno provato a inquinare le prove, gettare fango sugli ultras, mentire sapendo di mentire. Il top del trash venne toccato dall’ex sottosegretario di Berlusconi, Daniela Santanchè, che se ne uscì con l’affermazione che “…gli uomini delle forze dell’ordine anche se sbagliano non sono mai assassini”.
Di compattezza a Brescia non si può proprio parlare, le due maggiori anime del tifo si ritrovano in settori diversi dello stadio ormai da diversi anni e ad un osservatore esterno sembra proprio che anche idee ed iniziative varie siano quasi agli antipodi. In definitiva Curva Nord e Brescia 1911 sono due progetti che corrono su binari diversi.
E qui si torna all’inizio del discorso, perché la trasferta in Toscana è aperta ai soli possessori della Tessera del Tifoso, perciò i Brescia 1911, contrari fin da principio alla card, se ne restano a casa. Anche l’iniziativa “Porta un amico allo stadio” non è attiva perciò nel settore ospite dell’Armando Picchi possono accedere solo i tifosi bresciani muniti di tessera. La mia curiosità sarebbe chiedere a chi di dovere, cosa sarebbe cambiato nel servizio d’ordine se l’acquisto dei biglietti per questa partita fosse stato libero. Un mistero che probabilmente mi accompagnerà per parecchi anni!
Tifosi bresciani che arrivano a Livorno a bordo di un bus e di parecchie auto private, la polizia scorta la carovana e l’arrivo nel parcheggio ospite avviene con un discreto anticipo, il che permette capillari procedure di perquisizione ed apertura striscioni.
La partita è praticamente un testa – coda, il Brescia è al vertice della classifica mentre il Livorno annaspa nei bassifondi. Lo stadio presenta un buon colpo d’occhio, la Curva Nord è praticamente esaurita mentre nel settore ospite troviamo un buon numero di bresciani, considerando che è un posticipo e perciò si gioca di lunedì alle ore 21:00.
Ospiti che aprono le danze con una bella sciarpata accompagnata dall’accensione di una torcia immediatamente gettata a terra, poi proseguono con un tifo continuo e partecipativo che si fa apprezzare per i rari momenti di silenzio. Intonano parecchi cori offensivi verso gli ospiti che rispondono per le rime in diverse situazioni. La rivalità non è tra le più radicate ma è comunque sentita da entrambi gli schieramenti che infatti non se le mandano certo a dire.
Curva Nord di casa che può invece contare su un ottimo bacino di pubblico, anche in questo caso il tifo si fa apprezzare per la continuità: alcuni cori sono eseguiti da quasi tutta la curva, in effetti la squadra in campo non delude e trascina anche i tifosi più tranquilli.
Uno striscione e sposto nella ripresa ricorda Piermario Morosini, il giocatore del Livorno che morì sul terreno di gioco a Pescara nel 2012 ed al quale è dedicata la gradinata dello stadio Armando Picchi. Coro di rito ed incitamento alla squadra che prosegue fino al termine della partita, malgrado la rete ospite che viene siglata quasi allo scadere dei novanta minuti, quando il pubblico locale credeva alla possibilità di portar via un punto dalla sfida con la capolista. La festa invece è tutta di marca bresciana con i giocatori sotto il settore per gli applausi di rito.
Valerio Poli