Ospite all’Armando Picchi di Livorno è il Castelfiorentino, rappresentativa di un paese situato ad una trentina di chilometri da Firenze con circa ventimila abitanti. L’Eccellenza è la categoria giusta per scoprire nuove realtà ultras o per confermare quanto stanno facendo di buono, del resto è ormai noto ai più il fenomeno dell’allontanamento dalle curve metropolitane, dove le difficoltà ad esprimersi sono all’ordine del giorno, per rifugiarsi in contesti minori dove la libertà di movimento, se non proprio massima, è comunque accettabile. Con questo non vuol dire che le grinfie della repressione non si notino anche nei campi polverosi di provincia ma l’esistenza e la continua crescita di alcune realtà, ci danno la conferma che il punto focale dell’essere ultras, il principio dell’aggregazione giovanile, è sicuramente più facile, immediato e costante in piazze medio – piccole. Ed anche a Castelfiorentino il movimento ultras non è proprio giovanissimo: sulle date si può obiettare e discutere, sulla bontà del progetto e sulla costanza dello stesso magari è meglio attenersi ai racconti dei protagonisti. Perciò in questo tardo pomeriggio di dicembre, con il Natale alle porte e con la maggior parte delle persone impegnate nell’ultimo convulso acquisto nei centri commerciali, c’è chi preferisce sorbirsi un’oretta di auto per seguire la propria squadra in uno stadio che ha visto solamente pochi anni fa la massima serie ed anche qualche incontro di Coppa Uefa.

Ospiti che arrivano in zona stadio con un discreto anticipo, solite faccende da sbrigare tra biglietto, green pass e documento e poi via in tribuna per esporre lo striscione “Brigate Gialloblù”, finalmente una denominazione identificativa e non quegli anonimi “Curva Sud” o “Curva Nord” che a mio parere sminuiscono di gran lunga l’originalità dell’universo ultras. Se in alcuni casi la scelta può essere opportuna per un nuovo corso dove si privilegia l’unità di curva, in altri mi pare che sia la ciambella di salvataggio di chi impone una scelta unitaria malgrado le diverse anime che compongono la tifoseria. Sulla questione molto probabilmente sono io che ho più di una tara ed una visione piuttosto personale, ma ho da sempre immaginato la curva come un territorio dove l’unità di base si deve necessariamente accompagnare ad un confronto vivace e costante sulle tematiche di settore. Imporre un’idea o peggio ancora allontanarsi da chi non la pensa esattamente uguale a te, significa minare l’unità della tifoseria stessa, del resto la voglia di spaccare il capello in quattro, mi pare che abbia fatto abbondanti danni a più di una latitudine.

Da Castelfiorentino arrivano una decina di persone, difficile farsi sentire in uno stadio che conta circa tremila presenze ma comunque l’importante è presenziare, timbrare il cartellino e provare comunque ad arrivare alla squadra con il proprio sostegno.

Curva Nord che risente invece delle ultime decisioni della questura di punire l’utilizzo di torce e fumogeni. Rispetto alle ultime uscite non si nota nulla del genere, peccato perché almeno nei dilettanti un po’ di colore potrebbe essere anche autorizzato. È altresì vero che il caso di Piombino, quando un petardo aveva sfiorato un collaboratore arbitrale, ha di fatto alzato un polverone con la conseguente squalifica del campo e la classica multa alla società. Restano le bandiere ed infatti la curva ne fa un largo uso, infine c’è la voce, la voglia di incitare una squadra che deve necessariamente vincere il campionato per togliersi dalle sabbie mobili di una categoria che non può appartenerle. Buoni numeri in Curva Nord ed anche il tifo si dipana per l’intera durata dell’incontro: più volte viene chiamato in causa l’intero settore e la risposta non è affatto male, segno che il potenziale c’è malgrado le ultime vicissitudini societarie ed un fallimento che ha creato qualche frizione all’interno della tifoseria.

Valerio Poli