Premetto che certe contestazioni a presidenti o società le trovo stucchevoli e ripetitive in quanto figlie dei risultati sportivi. Se veramente l’ultras segue e sostiene i colori e la squadra oltre il risultato, ciò deve essere dimostrato sul campo, o meglio, sugli spalti.
Ultimamente, intorno al calcio giocato, mi sembra ci sia un’eccessiva ricerca della vittoria a tutti i costi. Da più parti sembra che questa o quella squadra sia destinata a centrare obiettivi sempre migliori rispetto alla stagione passata non tenendo conto delle avversarie, della campagna acquisti spesso sopravvalutata oppure degli imprevisti, leggasi infortuni, che possono capitare durante il campionato.
Per restare nella nostra serie A, è evidente che c’è una società economicamente una spanna sopra tutte, perciò in ambito nazionale ci sono poche chiacchiere da fare: l’unica speranza per le avversarie è riposta in qualche passo falso per approfittarne e giocarsi la vittoria del torneo fino all’ultima giornata.
Ovvio che per arrivare a tale potenza economica, questa società abbia seguito un progetto che, dati alla mano, include un progressivo distacco dalle esigenze del tifoso ma soprattutto dell’ultras inteso come persona che segue in casa ed in trasferta la squadra. L’effetto Ronaldo ha fatto lievitare i prezzi degli abbonamenti e dei biglietti per ogni singola partita, perciò è lecito chiedersi se l’arrivo dell’asso portoghese abbia fatto il bene o il male del fruitore dello spettacolo: sul piatto della bilancia bisogna sacrificare un esborso maggiore per seguire la squadra, dall’altro la speranza di ottenere qualche vittoria in più in campo internazionale.
In materia di contestazioni specificatamente rivolte ai vari presidenti, vanno escluse dalla conta quelle indette per gli scarsi risultati ed a ben vedere queste avvengono in sporadici casi e non sono neppure troppo prolungate. Ciò che spesso si rimprovera alle dirigenze è invece questo progressivo allontanamento dalle esigenze o dalle abitudini del tifoso medio. Tanto per fare alcuni esempi, vedere maglie da gioco dai colori più discutibili fa storcere il naso a più di una persona, vedersi aumentare i prezzi dei settori popolari nelle partite di cartello è una carognata bella e buona, mettere alla porta i giocatori più rappresentativi non rappresenta certo un viatico per costruire quel legame città – tifoso – società che è il motore di tanti successi sportivi.
A Livorno la contestazione al presidente Spinelli, in momenti alterni, prosegue da qualche anno ed anche in questo caso i risultati sportivi ci combinano poco o nulla visto che nelle ultime stagioni la squadra ha giocato tra serie A e serie B con alterne fortune, la terza serie è stata solamente un passaggio doloroso ma altrettanto frettoloso. Ciò che ha minato il feeling tra curva e società sono state, nel tempo, le troppe dichiarazioni ad effetto di un presidente il cui neo più evidente è quello di essere legato ad un modo di gestire la società un po’ retrò, dove esisteva un padre –padrone modello Rozzi o Anconetani che facevano e disfacevano a loro piacere.
Ultimamente nella città labronica troppi fattori hanno contribuito ad acuire la frattura con il massimo dirigente: una squadra che sta dimostrando tante lacune, l’ultimo posto in classifica, l’esonero mal digerito dalla tifoseria di mister Lucarelli ed infine una spruzzata di instabilità societaria che ha coinvolto anche l’idolo Protti sono tutti motivi che hanno trasformato la sfida con il Cittadella nell’apice di una contestazione che man mano ha coinvolto anche gran parte dei semplici sportivi.
Se in passato il presidente era stato messo alla berlina, giustamente od ingiustamente a seconda delle idee, dalla curva e dagli ultras in particolare, questa contestazione si è ormai allargata anche agli altri settori dello stadio e se in passato ai cori della curva contro la dirigenza si erano alzati sonori fischi, oggi non c’è stata ugual risposta. Poi è ovvio che i partiti pro-Spinelli ed anti-Spinelli siano in continua evoluzione, con membri che passano in scioltezza da una parte all’altra, come ci insegnano i nostri politici: nel caso della squadra amaranto, i risultati sportivi potranno, almeno in parte, attenuare i mal di pancia.
In questa partita, perciò, la Curva Nord si presenta con un lungo striscione contro il presidente Spinelli ed in vari momenti della gara, direi piuttosto frequentemente, si alzano cori del medesimo tenore. Non manca l’incitamento ai giocatori in campo ai quali non si può imputare scarso impegno, non mancano cori a sostegno dei diffidati così come quelli in favore dei gemellati marsigliesi. La vittoria non arriva neanche in questo pomeriggio ma la squadra, a fine partita, viene applaudita da tutto lo stadio.
Sull’altro versante la presenza nel settore è composta quasi esclusivamente da tifosi che si limitano a sventolare qualche bandiera ad inizio e fine partita, mentre a livello canoro l’incitamento si limita ad un paio di “Citta Citta”.
Per la cronaca, l’incontro termina a reti involate con qualche contestazione al direttore di gara, sia da parte dei padroni di casa che degli ospiti. Come dire che gli insuccessi sono figli di agenti esterni da non poter prendere in considerazione.
Valerio Poli