Chi parla di Eccellenza come di una categoria senza tifoserie si deve ricredere. Da qualche anno c’è stato un costante e continuo allontanamento dalle curve delle piazze principali per spostarsi su sodalizi di categorie inferiori dove resiste un minimo di mobilità e non bisogna sottostare a rigidi regolamenti d’uso degni di una dittatura militare.

Se nelle categorie professionistiche tra tornelli, posti a sedere, impossibilità di sventolare una bandiera o esporre uno striscione, è diventata un’odissea seguire il proprio credo, nelle categorie inferiori tutto ciò è almeno fattibile. Non a caso sono spuntate fuori realtà di tutto rispetto che riescono ad avere un seguito costante restando sulla breccia per anni e portando avanti un progetto serio dove al centro di tutto ci sono ancora i tifosi, quegli stessi tifosi che ad alcune latitudini servono se sono consumatori e come tali vengono trattati.

Se si dovesse seguire una linea oltranzista del partito “duro e puro” dovremo scordarci di varcare un cancello di uno stadio di calcio, anche se a ben vedere bisognerebbe smettere di seguire qualsiasi sport, tanto il marcio c’è a tutti i livelli. Tennis, ciclismo, automobilismo e chissà quanti altri sport sono finiti negli ultimi anni sulle cronache dei giornali per scandali anche di notevoli dimensioni, poi tutto è stato messo a tacere per impedire che il baraccone crollasse definitivamente, ma se pensiamo alla ventilata ipotesi che alcuni grandi tornei di tennis siano stati pilotati oppure alcune gare di ciclismo siano state oggetto di scommesse clandestine, viene da pensare che anche il torneo di briscola e scopa del circolo Arci non sia esente da combine.

Almeno per gli ultras, nelle categorie inferiori, al netto di partite falsate o risultati accomodati, c’è la possibilità di presentarsi allo stadio, comprare il biglietto e sistemarsi dove meglio si crede. A Livorno la risposta del pubblico non è eccezionale ma la curva vede al suo posto il solito zoccolo duro che è presente a prescindere. In questo caso l’orario tardo pomeridiano non favorisce l’affluenza di massa ma chi veramente non può stare senza stadio non trova giustificazioni di comodo e si presenta all’Armando Picchi.

Chi fa un figurone è la tifoseria ospite che giunge a Livorno con un po’ di ritardo ma è numericamente da applausi, visto che da Colle val D’Elsa giungono un centinaio di persone che non sono semplici sportivi o parenti di questo o quel giocatore ma ultras desiderosi di lasciare il segno in uno stadio nobile per la categoria in questione. Ed infatti, galvanizzati da un ambiente non congruo alla categoria, sfoderano una prestazione di tutto rispetto, tifando fino ed addirittura oltre il novantesimo ed accompagnando il sostegno vocale ad un uso costante di torce e bandiere. Ottima anche l’organizzazione, un megafono, un tamburo ed una disposizione che permette di fare gruppo per tutta la gara, sinonimo che i presenti non sono dei semplici ultras occasionali ma hanno alle spalle quel tot di esperienza che permette loro di sfoderare una prestazione con i fiocchi. Al loro fianco, per l’occasione, i gemellati di Radicondoli e di Gubbio con tanto di pezze.

Padroni di casa che riescono a farsi sentire per tutta la gara, anche per loro torce e bandiere colorano la serata ed il tifo risulta continuo con qualche bel picco d’intensità. La vittoria della squadra viene salutata con applausi e cori di sostegno. Dopo un paio di battute a vuoto riparte la corsa di un Livorno che deve necessariamente uscire dalle sabbie mobili dell’Eccellenza.

Valerio Poli