14 giugno 1998, stadio Renato Curi di Perugia: si affrontano per la finale secca dei play off Livorno e Cremonese, con quest’ultima che ha dalla sua parte il miglior piazzamento in classifica. Campionato strano quello degli amaranto, penalizzati con un -4 per un presunto illecito sportivo e con un episodio alquanto dubbio pure in quel di Siena, con un’aggressione ricevuta che è sempre rimasta poco chiara. Quel pomeriggio Perugia fu invasa da circa ventimila livornesi e poco meno di mille cremonesi che, tuttavia, riuscirono a festeggiare la promozione grazie ad una vittoria di misura. Fuori lo stadio pesanti scontri tra forze dell’ordine e tifosi del Livorno chiusero una giornata a dir poco infuocata.

Qualcuno, con una buona dose di fantasia, ha provato a soffiare sul fuoco ideando una possibile rivincita, aspetto questo insensato sotto tutti i punti di vista tenendo presente che la partita di questo pomeriggio, in fin dei conti, ha un’importanza strategica solo per la Cremonese che è in aperta lotta con l’Alessandria per salire di categoria. Gli amaranto sono nei play off, rimane da centrare il miglior piazzamento in classifica.

Per gli ospiti è la trasferta della stagione, con una vittoria la promozione sarebbe veramente ad un passo; l’avversario non è dei più morbidi ma le diverse motivazioni possono fare la differenza. L’ambiente grigiorosso è caricato a mille, la trasferta viene effettuata con numeri più che buoni e sono tanti gli sportivi che decidono di arrivare in Toscana con i mezzi propri. Tanta euforia e settore ospiti che viene preso d’assalto, con qualche decina di tifosi che optano per la più comoda tribuna. Alla fine il contingente grigiorosso non arriva alle mille unità ma ad occhio non ci va troppo lontano.

La curva di casa si presenta con un bel gruppo di ultras a centro settore. Ai lati sono più che visibili dei larghi vuoti, ma lo zoccolo duro tiene botta ed anche in questa occasione preferisce stringersi attorno alla squadra.

Sono gli ospiti che infiammano il pomeriggio proponendo qualche coro offensivo, offese rispedite al mittente e tifoserie che non mancheranno, neanche durante la partita, di battibeccare a distanza. Evidentemente la posta in palio è talmente alta che è facile farsi prendere la mano!

All’ingresso delle squadre in campo, il settore ospiti si colora con tantissime bandiere, parecchie sciarpe ed un paio di fumogeni, uno spettacolo semplice nell’insieme ma comunque d’impatto. I cremonesi sono tanti e, come succede in queste occasioni, la difficoltà maggiore sta nel coordinare il maggior numero di persone senza l’ausilio del vecchio e caro megafono. Da non sottovalutare neppure la posta in palio che genera brutti scherzi: al campo si butta un occhio e magari anche due, così si può tralasciare colpevolmente il tifo.

La partita sempre mettersi bene per la Cremonese: infatti l’arbitro decreta un rigore a favore degli ospiti apparso subito sacrosanto, ma dagli undici metri Maiorino si fa ipnotizzare da Mazzoni.

Gli ultras grigiorossi non si demoralizzano e continuano a cantare. Il tifo poggia sul gruppo di ragazzi che si sistema a centro curva, spesso viene coinvolto tutto il settore e la risposta non può che essere estremamente positiva. Tanti cori per la squadra, qualcuno contro i padroni di casa, il tifo conosce ben poche pause avvalendosi, dal punto di vista estetico, di tante bandiere che spesso vengono alzate.

Sull’altro versante i cori si fanno sentire, il gruppo a centro curva resta compatto e risponde alle offese della controparte fornendo sempre un discreto apporto alla squadra. Tanti cori secchi, qualche bel battimano ed un paio di bandiere che aggiungono colore.

Il primo tempo si chiude con i cremonesi che intonano un coro per i gemellari reggiani; evidentemente qualcuno è presente anche se non noto pezze al riguardo.

I secondi quarantacinque minuti si aprono con gli ospiti che alzano due striscioni, uno per Marco, il tifoso viola deceduto in Portogallo a seguito di un incidente stradale, l’altro per lo “Squalo”, storico ultras genoano.

In questa ripresa i grigiorossi viaggiano più a sprazzi, qualche bel picco ma anche diversi cori cantati solo dallo zoccolo duro. Del resto la partita si mette molto male, visto che il Livorno segna dopo dieci minuti in maniera alquanto beffarda. Gli ultras non demordono e continuano ad incitare la squadra ma, man mano che passano i minuti, la tensione e la preoccupazione per una promozione che si volatizza all’ultima curva prendono il sopravvento.

Le offese cominciano a farsi più frequenti e se da una parte c’è chi canta a più non posso, dall’altra c’è chi si dispera per tutte le occasioni, e non sono poche, che la Cremonese spreca malamente oppure che il portiere amaranto, in giornata di grazia, sventa miracolosamente.

La partita è avvincente in campo mentre sugli spalti, soprattutto tra gli ospiti, c’è una tensione esagerata: ogni tiro verso la porta viene vissuto con una suspense incredibile, ogni decisione arbitrale viene condannata senza mezzi termini e man mano che i minuti passano, la preoccupazione aumenta.

Il triplice fischio del direttore di gara sancisce la vittoria del Livorno, con i giocatori amaranto che si dirigono sotto la curva per il classico scambio di saluti. Gli ultras apprezzano lo sforzo messo sul terreno di gioco ed applaudono convinti, e le uniche parole di fuoco sono contro il presidente Spinelli.

Un paio di minuti di assoluto silenzio per i giocatori e per i tifosi ospiti, poi arriva la notizia che a sorpresa l’Alessandria non è andata più in là del pareggio contro la Lupa Roma e la festa dei grigiorossi può aver inizio, la testa della classifica resta a loro ed ora manca solamente l’ultimo sforzo per aggiudicarsi la promozione. Facile immaginare lo stato d’animo degli ultras e di tutti i tifosi cremonesi. I cori si alzano nuovamente potenti in uno stadio che si sta lentamente vuotando e le bandiere tornano alte come se si stesse ancora giocando. La promozione è lì, ad un tiro di schioppo, gli eredi dei Sanitarium possono tornare a calcare palcoscenici di prestigio. Manca l’ultimo sforzo, il più importante, quello decisivo.

Testo di Valerio Poli.
Foto di Valerio Poli e Marcello Casarotti.
Video di Marcello Casarotti.

 

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