Il rapporto tra le due tifoserie è paragonabile ad un amore estivo, di quelli intensi e precoci, magari un po’ futile ma con delle basi tutto sommato importanti. E invece come i grandi amori che si instaurano tra un ombrellone, una sdraio e una serata intorno al falò, è durato solamente qualche stagione per poi evaporare tra incomprensioni, episodi rinfacciati e qualche parola mai del tutto accettata.
Il grande amore tra le due tifoserie è sbocciato quasi per caso, in un momento storico piuttosto particolare per entrambe le formazioni, in casa labronica c’era l’ascesa delle Brigate Autonome e un cambiamento epocale per una curva che in precedenza aveva vissuto in un’aurea di spinta disorganizzazione che inconsapevolmente favoriva un collante; sull’altro versante si assisteva ad un lento declino di uno dei gruppi storici del panorama ultras nazionale, il Collettivo Autonomo. Perché per gente che è entrata negli anta già da qualche anno, nominare la Curva Fiesole vuol dire associarla inevitabilmente ad un nome, Collettivo Autonomo Viola, ad una sigla, CAV ed ad un simbolo, l’indiano.
Poi è arrivato lo Stato con la repressione, i Decreti Legge emanati sull’onda emotiva di un fatto di cronaca nera da stadio ed ecco i gruppi storici, uno ad uno, ammainare i propri vessilli per far posto alle nuove generazioni rampanti che non hanno che potuto mettere nel loro mirino proprio quello Stato che impedisce il minimo di movimento, quella libertà di espressione che sta alla base di qualunque movimento giovanile, figuriamoci quello ultras che per decenni ha mostrato i propri simboli, ha urlato le proprie idee ed ha esposto centinaia di striscioni, alcuni piuttosto “pesi” ed incisivi.
Il pubblico di casa non è molto numeroso, già nei giorni antecedenti la gara c’è stato un botta e risposta tra tifosi e società con i primi che hanno accusato la dirigenza amaranto di voler vendere i biglietti della partita ad un prezzo eccessivo. La diatriba si è prolungata per qualche giorno ed il risultato è uno stadio praticamente deserto, se non fosse per un settore ospite dove trovano posto un buon numero di tifosi viola.

Sicuramente a favorire l’afflusso c’è la vicinanza tra le due città, il cambio dirigenziale ed una generale curiosità di vedere la squadra in un’amichevole tutto sommato di buon livello. Però, numeri a parte, si nota anche quella sana voglia di tifare, di lasciare un proprio marchio in una serata che altrimenti sarebbe trascorsa senza tanti sussulti. E i viola fin da subito fanno capire che, amichevole o campionato, le cose vanno fatte bene e già nel prepartita chiamano a gran voce quello che comunemente a Firenze è l’unico numero 10, Giancarlo Antognoni, che si presenta sotto il settore insieme al braccio destro del presidente Commisso, tal Joe Barone. Cori di rito da parte del pubblico viola che si espone apertamente in favore della nuova dirigenza che, a questo punto, si prende una bella responsabilità visti gli appelli e le promesse fatte. Il tempo dirà se tale fiducia sarà ripagata.
Ultras viola che animano a dovere la serata, tanti cori, tanti battimani e squadra sostenuta senza sosta per tutti i novanta minuti. Qualche bandiera ed una torcia sono le uniche note di colore, mentre qualche coro contro Napoli ci avvicina inesorabilmente alla prima giornata di campionato.
Parlando di schermaglie vocali, vola qualche insulto pure tra le due tifoserie, niente di esagerato ma comunque il fatto ci conferma come il periodo del reciproco feeling sia definitivamente finito in un cassetto dei ricordi che ingiallisce ad ogni stagione.
Valerio Poli