Giornata spazzata da un forte vento che caratterizza la partita sul terreno di gioco e la prestazione degli ultras sugli spalti. Sono più di trent’anni che le due formazioni non si trovano l’una di fronte all’altra e come è facile immaginare, anche tra le due tifoserie le occasioni di contatto sono state poche.

Se nel 1987 è stato l’ultimo confronto sul terreno di gioco, visti i tempi e vista la distanza posso supporre che all’epoca nessuna delle due tifoserie in questione abbia presenziato in trasferta. Ovvio, è solo una supposizione, non ho dati di fatto che la supportano: magari tra i “vecchi” delle due curve c’è chi si ricorda una vecchia trasferta in Puglia o in Toscana. Resta il fatto che qualche generazione è passata, trent’anni a livello ultras sono veramente tanti anche perché parliamo di due città medio – piccole, nessuna metropoli dove sarebbe stato più facile intavolare un percorso duraturo e costruttivo in termini di odio o rispetto sportivo.

Spinelli, tregua finita

Al netto di queste considerazioni, i foggiani invece, appena messo piede nel settore ospite dell’Armando Picchi, non fanno mistero di non avere troppa simpatia per i locali: i primi cori e la mimica a seguire dimostrano chiaramente come la stima stia allo zero assoluto.

Rossoneri che si presentano in quasi mille unità, numero da lustrarsi gli occhi vista la distanza ed un Foggia che dopo un inizio folgorante, ha notevolmente rallentato il passo, tanto che mister Grassadonia sembra giocarsi il proprio posto in panchina.

Sull’altro versante il Livorno non sta sicuramente meglio, relegato all’ultimo posto in classifica non invoglia lo sportivo medio a presentarsi allo stadio, tanto che la cornice di pubblico non è quella delle grandi occasioni.

Il lungo striscione nella Nord

Per questa partita la Curva Nord scende sul piede di guerra ed oltre ad affiggere alla vetrata un lungo striscione contro il presidente Spinelli, lascia vuota la parte centrale della curva in aperto segno di protesta. Anche il tifo vocale sarà parecchio ad intermittenza, tanti silenzi e solamente di tanto in tanto vengono intonati cori per la squadra, contro la dirigenza e per il duo Lucarelli – Protti. Da menzionare un paio di lunghi striscioni che vengono esposti, il primo a ricordare un ragazzino di appena quindici anni morto ad Atene per mano della polizia nel 2008, il secondo prende ancora una volta le distanze dai vertici societari.

Ospiti che attaccano gli striscioni alla vetrata e fanno gruppo a centro settore. Il forte vento impedisce ai numerosi bandieroni di alzarsi, solamente un tifoso si ostina a tenere alto il proprio e si nota che a tratti fa parecchia fatica ma non abdica. In generale i bandieroni vengono immediatamente ripiegati ma il colore resta assicurato dalle numerose bandierine sparse nel settore.

Panoramica ospite

A livello di tifo sicuramente i pugliesi lasciano il proprio marchio, un paio di tamburi ed altrettanti lanciacori fanno sì che il sostegno alla squadra non venga mai meno ed anche per quanto riguarda il coinvolgimento del pubblico, c’è da dire che risulta facile ed immediato. Qualche coro offensivo rivolto ai padroni di casa ma in definitiva si può tranquillamente parlare di tifo propositivo. Questo dura fino alla terza rete segnata dal Livorno, infatti a questo punto termine la pazienza e dal settore si alzano parole di fuoco verso giocatori e soprattutto verso la guida tecnica, invitata senza tanti giri di parole a togliere il disturbo.

La squadra viene invitata sotto il settore a fine partita, gli animi sono decisamente accesi, si nota parecchia rabbia tra il pubblico presente, la situazione non degenera ma le parole di fuoco vengono chiaramente ripetute.

Né perdono né oblio

I foggiani chiudono l’incontro rivolgendo agli avversari l’ultimo coro della giornata: “Venite a caricare”. Mi fa un po’ sorridere perché era davvero tanto che non lo sentivo e visti gli stadi attuali, la continua e persistente militarizzazione anche nelle zone limitrofe, la tecnologia per mantenere l’ordine pubblico ed i “rischi del mestiere”, non mi pare di ricordare nel recente episodi particolarmente caotici vissuti negli stadi italiani. A meno che non siano le stesse forze dell’ordine a garantire, per motivi facilmente immaginabili, una possibilità di contatto tra due fazioni. In tali circostanze, non cadere nel tranello è sintomo di intelligenza e astuzia: il primo nemico spesso non è certamente l’ultras con la sciarpa dai colori diversi.

Valerio Poli