Era la fine degli anni ’70, una generazione era sul piede di guerra contro lo Stato, si pretendeva tutto per ottenere tanto. Erano anni di netta contrapposizione tra i poli opposti della politica forte, estrema, dove la violenza la faceva da padrone tra sprangate e pistolettate.

Erano gli anni dove eri marchiato se ascoltavi De Andrè o Guccini invece di Battisti, se indossavi Clarks e parka invece di bomber e Ray Ban. In un contesto di tali contrasti ideologici il movimento ultras ha cominciato a prendere piede prima nelle metropoli e poi in tutte le città dello Stivale.

Ovvio che la terminologia usata nelle piazze, negli scioperi e nelle manifestazioni extraparlamentari, si trasferì ben presto all’interno degli stadi dove nomi e simboli richiamavano senza troppi giri di parole il periodo che si stava vivendo.

Oggi a pensare a come si è evoluto l’intero movimento vien quasi da sorridere: pensare che si passasse da chiavi inglesi, teschi e fiamme a palloni da calcio in stile retrò e simboli molto soft, è un aspetto che in pochi avrebbero previsto e che rare volte è stato trattato in maniera profonda. L’iconografia ultras è mutata nel tempo fino ad arrivare ai giorni nostri dove si è un po’ persa quella sana identificazione del binomio simbolo – nome del gruppo che ha contraddistinto l’ultras fin dalla nascita.

Se la politica ha monopolizzato gli stadi italiani fin dalla nascita del movimento, successivamente, ad inizio anni ’90, c’è stato un reflusso della stessa per tornare prepotentemente a tifare la squadra mettendo da parte un certo tipo di simbologia che in certe piazze stava diventando disgregante anziché aggregante.

Non posso non menzionare in questa mia breve analisi l’ingresso prepotente della Lega Nord nella politica partitocratica, un ingresso che ha scompaginato i vecchi schemi ed ha messo momentaneamente da parte il confronto rosso – nero compagno – camerata.

Nel tempo però certe tifoserie hanno mantenuto la propria identità politica e forse, da una parte i livornesi e dall’altra i veronesi, sono stati esempi di intransigenza ad oltranza, andando ben al di là delle semplici espressioni politiche per arrivare a momenti di decisioni estreme: se da un lato i veneti si sono segnalati per alcune forti prese di posizione contro l’arrivo di giocatori di colore, in tempi più recenti i livornesi sono arrivati a festeggiare il compleanno di Stalin e a portare in giro una pezza con la sua immagine.

Ovvio che alla prima occasione utile, la sfida tra Hellas Verona e Livorno assumesse un aspetto che sarebbe obbligatoriamente andato ben al di là della semplice contrapposizione tra tifoserie andando ad interessare la sfera politica.

La rivalità ha vissuto diversi momenti tesi, basti pensare alla disavventura capitata ai gialloblù nella stagione 2002/03 quando i pullman sui quali viaggiavano, vennero fatti fermare alle porte della città e condotti in una zona industriale ben lontana dallo stadio. Il risultato fu che ai gialloblù venne impedito l’arrivo allo stadio ed in pratica il loro viaggio riprese in direzione Verona dopo aver girovagato senza meta in una zona deserta a due passi da una superstrada.

Oggi la partita riserva la solita attesa di sempre, anche se le due tifoserie arrivano all’appuntamento con qualche problema: il loro comune denominatore è la contestazione alla presidenza e se da una parte è Setti ad essere entrato nel mirino degli scaligeri, sull’altro versante il presidente Spinelli, dopo le ultime dichiarazioni, si è definitivamente inimicato una gran bella fetta di curva. Due tifoserie che perciò non sono ai massimi storici, però l’appuntamento è quello segnato con la matita rossa ed allora, contestazione o meno, c’è comunque da onorare un impegno.

Che non sia una partita come le altre si capisce dallo spiegamento di forze dell’ordine nei pressi dello stadio, un numero di agenti ben al di sopra della media, camionette ad ogni incrocio e un elicottero che sorvola la zona scoraggiando eventuali azioni.

Qualche problema tra ospiti e forze dell’ordine si registra prima dell’inizio della partita anche se con un servizio d’ordine imponente, diventa difficile anche per una tifoseria navigata e scafata come i veneti tentare di fare un numero qualsiasi.

Ingresso nel settore che sembra avvenire in un clima più disteso, gli animi bollenti si sono raffreddati perciò la battaglia si sposta sulla dialettica con i gialloblù che, una volta compattatisi, fanno partire il coro “Rossi di merda voi siete rossi di merda”. Se qualcuno sperava che questa volta l’aspetto politico fosse accantonato, resta subito deluso!

Ad inizio partita la curva di casa si presenta, come annunciato, con il settore centrale vuoto e con un lungo striscione di aperta contestazione al presidente Spinelli: parecchi cori verteranno su questo tema e a ben vedere, la tifoseria sembra essere compatta sulla linea dettata dagli ultras. Non manca il tifo propositivo anche in virtù di una prestazione della squadra sul terreno di gioco ampiamente positiva, con occasioni da gol create ma mai concretizzate.

Scaligeri che sono un piacere sentire: hanno una quantità di cori impressionante, una varietà di temi ampiamente sopra la media e non si può dire che non si divertano nei novanta minuti della partita. Se per alcune tifoserie l’aspetto vocale è diventato quasi superfluo, i gialloblù sono di una costanza e di una perseveranza da far invidia tra cori per la squadra, contro la presidenza ed altri di solidarietà ai diffidati. Come da tradizione non mancano cori irriverenti e decisamente sui generis ma questo rientra nello spirito che ha sempre animato la Curva Sud.

Nel settore si notano pure un paio di personaggi particolarmente eccentrici, uno in particolare vestito con kilt e calze fin sotto il ginocchio ha la fortuna di trovare in Toscana un clima non troppo rigido, tanto che c’è chi rimane in t-shirt nonostante il calendario ricordi che siamo in dicembre.

Ovvi, ripetuti e particolarmente seguiti i cori offensivi che si scambiano le due tifoserie durante tutto l’arco della partita ed anche dopo il triplice fischio del direttore di gara. Senza dubbio una rivalità che in ogni partita viene a galla con tutto il suo bagaglio di peculiarità.

Valerio Poli