Sono un calciofilo, uno di quelli ai quali piace il calcio come sport. Ed in effetti ammiro gli sport di squadra, dove a vincere non è il singolo ma appunto la squadra, dove conta il collettivo e non l’individualità. Del resto neanche Maradona vinceva le partite da solo, la storia ce lo insegna anche se senza dubbio avere un Maradona tra le proprie file agevola sia dal punto di vista pratico ma anche da quello psicologico.

Troppe volte, anche dagli stessi ultras, ho sentito dire che per vincere le partite occorre correre e lottare ed indubbiamente questi sono aspetti importanti, direi quasi fondamentali, ma poi c’è la tecnica, il saper dare del “tu” al pallone e, altro aspetto cruciale, c’è chi oltre ad un buon bagaglio tecnico, ha pure la capacità di pensare in una frazione di secondo. Ecco che in questo caso la corsa può andare quasi a farsi benedire perché, come diceva il mio vecchio allenatore, puoi correre quanto vuoi ma il pallone va sempre più veloce. Insegnamento che negli anni mi è venuto utile e che ho potuto constatare sul campo: se hai la capacità di calciare con precisione la palla puoi tranquillamente evitare di correre per portarla da un lato all’altro del terreno di gioco.

Poi è ovvio che se mi metto nei panni dello spettatore, ammiro le partite che si giocano con il coltello tra i denti, quelle tirate, quelle che provocano emozioni e soprattutto generano gol. Perché in fondo è il gol che per molti, soprattutto in quelle persone che non hanno tutta questa dimestichezza con il calcio, abbia un valore assoluto. Difficilmente viene apprezzata una partita che termina a reti involate e che invece, in taluni casi, a leggere tra le righe va apprezzata ed ammirata più di altre.

Cosa c’entra questo preambolo per descrivere Livorno – Palermo? Parto dalla fine, dagli applausi che ricevono i ventidue giocatori al termine dell’incontro, di un incontro terminato con un pareggio che in pratica non accontenta nessuna delle due squadre: il Palermo rischia di dare l’addio definitivo alla promozione diretta alla serie A mentre il Livorno, complici anche i risultati delle avversarie, rischia seriamente di giocarsi la salvezza, nella migliore delle ipotesi, ai play out. Eppure gli applausi sono meritati, i giocatori in campo non si sono risparmiati e la partita è stata viva, accesa, tirata, con gli ospiti nettamente più preparati tecnicamente e con la squadra di casa che ha mostrato grinta e carattere a volontà.

Tutti felici e tutti scontenti, sicuramente gli ultras si possono sentire appagati perché anche loro, sugli spalti, possono tranquillamente dire di aver fatto la propria parte.

Gli ospiti si presentano con numeri importanti, sicuramente una parte di loro è gente residente sul “continente” ma quando vedi le sigle della Curva Nord e della Curva Sud ti rendi conto che un’altra buona parte dei presenti arriva direttamente dalla Sicilia per un viaggio che non si può certo definire agevole. Ma del resto l’attitudine a viaggiare fa la differenza tra ultras e ultras, tra questa o quella tifoseria, ed i rosanero meritano un plauso per la presenza numerica al netto di una buona posizione in classifica ma anche di una instabilità societaria che può, almeno in parte, allontanare alcuni scettici.

Buona la presenza pure del pubblico di casa, Curva Nord che si presenta ben piena e stadio che tutto sommato offre un buon colpo d’occhio. Le due tifoserie offrono poco ad inizio partita, gli ospiti si sbrigano a metter in chiaro i rapporti con la controparte, alcuni cori offensivi rimarcano la poca affinità tra i due schieramenti mentre la curva di casa alza un bello striscione rivolto alla squadra.

Ospiti che riescono a fare gruppo e ad offrire un buon apporto canoro, i cori restano alti per diversi minuti e vengono riproposti quasi in maniera ossessiva. Qualche bandierina, un tamburo a dare i tempi ed una invidiabile continuità, i palermitani fanno in pieno il proprio dovere di ultras.

I padroni di casa possono contare su ottimi numeri e quando gli ultras chiamano a raccolta tutta la curva, la risposta è decisamente massiccia. L’alternanza di emozioni sul terreno di gioco si fa sentire pure sugli spalti e specialmente nel secondo tempo le due tifoserie vivono di alti e bassi mantenendo comunque un apporto più che soddisfacente.

Il finale di gara è al cardiopalma, le due tifoserie spingono forte sull’acceleratore e dopo il triplice fischio del direttore di gara, si scambiano gli ultimi cori offensivi tanto per allentare la tensione del finale di partita.

Da segnalare la presenza nella curva di casa degli ultras dell’Olimpyque Marsiglia per uno dei tanti gemellaggi che legano le nostre tifoserie a quelle estere. Fenomeno che mi pare in rapido e costante aumento.

Valerio Poli