Gara importante per le zone basse della classifica, la Salernitana vive un periodo piuttosto difficile mentre il Livorno, pur essendo messo peggio in classifica rispetto ai rivali, viene da una striscia di risultati utili che ha fatto rimesso la squadra in lotta per la salvezza.
A Salerno si vive dunque un periodo piuttosto teso: la contestazione al presidente Lotito è cosa ormai nota e viene da lontano ma in questo periodo, vuoi qualche uscita infelice di un personaggio vulcanico ed umorale, vuoi la crisi di risultati della squadra, vuoi anche un mercato di riparazione giudicato dai tifosi non all’altezza, la contestazione è esplosa fragorosa ed ha fatto sì che dalle parole si passasse ai fatti, tanto che gli ultras della Curva Sud hanno annunciato tramite un comunicato sì la loro presenza in Toscana, ma puntando ad una forte ed eclatante protesta.
Anche i padroni di casa, e nello specifico la Curva Nord, proseguono con la contestazione al presidente Spinelli: lo striscione esposto nella parte alta è emblematico anche se in questo pomeriggio, i cori di scherno verso la dirigenza non vengono intonati e si preferisce sostenere la squadra.
Due tifoserie in contestazione verso la medesima figura, quei presidenti che spesso peccano più nella fase comunicativa che in quella dei risultati portati alla causa, del resto il primo passo da compiere sarebbe quello di non illudere i tifosi e l’ambiente con promesse fantasmagoriche per poi, puntualmente, ritrovarsi a smentire quanto promesso.
A parte questi dati già di per sé oggettivi, bisogna prendere coscienza di come il calcio sia cambiato anche per quanto riguarda la condizione economica di una società: ormai la figura del “padre – padrone” modello Costantino Rozzi o Romeo Anconetani è ampiamente passata di moda e difficilmente ripetibile, oggi una società deve produrre utili ed essere autosufficiente; per fare questo ci sono diverse strade, alcune non propriamente legali o comunque chiare, basti vedere che cifre si mettono a bilancio per alcuni giocatori. Poi viene penalizzato solamente il Chievo perché magari è il vaso di coccio tra quelli di ferro.
Se Salerno e Livorno contestano, basta scorrere le piazze e le tifoserie della massima serie per notare come la contestazione alla presidenza sia uno sport in voga ultimamente, soprattutto quando i risultati cominciano a scarseggiare e la lotta per non retrocedere comincia a farsi difficile. Perdere non fa mai piacere, chiedere impegno e sacrifici ai giocatori è richiesta quanto mai basilare ma nello sport e nel calcio l’aspetto tecnico emerge in tutta la sua complessità e certe squadre, almeno sulla carta, appaiono deboli e la lotta per scansare le ultime posizioni può non vederle vincitrici. Protestare, contestare e criticare sono aspetti più che giusti e sacrosanti ma a mio parere il tutto non deve prescindere dal risultato sul terreno di gioco altrimenti tutto diventa scontato e poco costruttivo.
Salernitani che fanno il loro ingresso nel settore ospite dopo circa dieci minuti dal via delle ostilità. Non hanno nessuno striscione al seguito, neanche uno di contestazione perciò si compattano ed il primo coro chiarisce immediatamente i rapporti con la controparte che risponde per le rime. Le offese che si scambiano le due tifoserie, sono abbastanza ripetute e proseguono per buona parte dell’incontro.
Nella prima frazione gli ospiti si fanno sentire chiaramente e in diverse circostanze. Il tifo è continuo ed è un mix di offese alla curva di casa e al presidente Lotito ma non mancano neppure i cori per la squadra, mentre nella ripresa l’euforia si placa e vengono intonati solamente cori contro Lotito. Il risultato sfavorevole fa sì che a fine partita anche la squadra salga di diritto sul banco degli imputati: vengono richiesti impegno e rispetto per la maglia, la situazione di classifica non è ancora tragica ma l’obiettivo di inizio campionato, che doveva essere l’ingresso nei play off, al momento sembra distante anni luce.
Curva di casa che sfodera invece una buona prestazione, il tifo è continuo ed anche numericamente ci siamo, il risultato sul terreno di gioco favorisce la buona riuscita del tifo ma sembra proprio che sia la curva a trascinare la squadra e non viceversa. Manca un po’ di colore, qualche bandiera in più sarebbe auspicabile ma per quanto riguarda la voce c’è eccome, ed in certi frangenti è tutto il settore a farsi sentire dagli undici in campo. Bella prova per intensità e continuità nei cori.
Da segnalare, infine, tra i padroni di casa l’anniversario del gruppo Zona Sud che stazione in gradinata: il traguardo tagliato è quello dei tre anni e per l’occasione viene esposto un semplice striscione con l’anno di fondazione di un gruppo che, nella sua breve storia, ha già raccolto una discreta collezione di anni di diffida a conferma di come la macchina della repressione sia ben oliata e rappresenti una mannaia pronta a colpire chiunque. Al netto di episodi sopra le righe, sempre meno frequenti al giorno d’oggi per una maturazione ed una presa di coscienza da parte delle tifoserie, non si spiegano multe e Daspo per quei comportamenti ritenuti non idonei o addirittura pericolosi per l’incolumità degli altri tifosi: introdurre una bandiera, non seguire la partita ordinatamente sul proprio seggiolino, introdurre uno striscione non preventivamente autorizzato sono esempi di come si cerchi in tutti i modi di allontanare il tifoso e sostituirlo con il cliente. Per questo tipo di “reati” siamo di fronte ad una caccia alle streghe favorita ed incentivata da una legislatura in materia stadio che farebbe impallidire il peggior dittatore della storia recente e passata. Eppure c’è ancora chi sbandiera ai quattro venti l’impunità degli ultras di fronte alla legge. Misteri dei nostri tempi dove si condanna chi ruba una mela e si giustifica chi si fa fuori l’intero raccolto.
Valerio Poli