Sfida d’alta quota, il Livorno si trova in cima alla classifica, il Seravezza è al terzo posto, ad una manciata di punti dalla capolista. Giornata grigia, il meteo non promette nulla di buono anche se alla fine il pericolo pioggia è scongiurato, ma a vedere le presenze, sono molte quelle persone che hanno preferito desistere e non andare incontro ad un bagno novembrino non del tutto gradito. Anche in curva sono visibili dei vuoti abbastanza estesi, in aperta controtendenza con le ultime uscite dove almeno il settore più popolare aveva risposto in termini quantitativi in modo più che egregio.

Curva Nord che tarda a riempiersi ma dopo qualche minuto dall’inizio delle ostilità si forma un bel gruppo a centro settore, iniziano i cori a farsi sentire e qualche bandierone spunta per donare il classico tocco di colore. Con la pirotecnica fuori dai giochi per un giro di vite esagerato, restano appunto solo i bandieroni a poter offrire quel qualcosa in più che non guasta mai, peccato perché la categoria potrebbe invogliare ad alleggerire un po’ certe norme fin troppo restrittive, ma evidentemente la strada intrapresa è quella di evitare qualsiasi concessione.

La curva sfodera l’ennesima prestazione tutto cuore, il sostegno alla squadra è continuo, in alcuni momenti della partita viene cercata maggior collaborazione da parte di tutto il settore e la risposta è più che buona: alcuni cori sono cantati e ripresi anche da quelle persone che stazionano esternamente, segno di una buona predisposizione ad incitare una squadra che in questa stagione viaggia su buoni ritmi.

Anche in questa partita, nonostante il risultato non si schiodi da quello iniziale, è la squadra amaranto a dettare legge e sfiorare la rete in parecchie circostanze. Alcune decisioni arbitrali infiammano il pubblico, la curva spinge sull’acceleratore ed anche la tribuna, settore silente per natura, mostra il proprio dissenso verso la terna arbitrale, colpevole, a loro dire, di una direzione di gara insufficiente.

Generalizzando il concetto, in Italia, viste magari anche le recenti vicende che hanno portato i fischietti sul banco degli imputati insieme ai noti volti dirigenziali delle nostre maggiori società calcistiche, è prassi abituale giustificare le proprie sconfitte addossando la colpa ai terzi, molto spesso proprio i direttori di gara, per alimentare quella sfilza di polemiche, spesso inutili e noiose, che generano rabbia tra gli sportivi convinti che la loro squadra sia stata danneggiata. Questo sentimento aleggia molto più intensamente tra tifosi in teoria molto pacati mentre gli ultras, magari anche consci della situazione, la percepiscono come un male incurabile che fa parte del gioco. Del resto le ingiustizie, o comunque le privazioni che subisce chi vive lo stadio in maniera passionale sono svariate, tra materiale che non viene fatto entrare ai cancelli, coreografie vietate e striscioni che vengono vivisezionati nel loro senso, oggi mi viene da chiedere come si può continuare a chiedere di aumentare la repressione in un campo dove ormai siamo arrivati a livelli già assurdi. Se poi aumentare il giro di vite è l’unica soluzione percorribile, mi viene da chiedere se le persone che invocano a gran voce giustizia sommaria, siano così formate e conoscitrici di un mondo come quello ultras di non semplicissima interpretazione. Fermo restando che poi, le stesse restrizioni, se le ritroveranno traslate in tanti altri campi del vivere sociale, grazie proprio al beneplacito con cui proprio loro le hanno sdoganate.

Valerio Poli