Dopo la prima partita rinviata per maltempo, il Livorno fa il proprio esordio stagionale tra le mura amiche in una giornata soleggiata. La temperatura percepita ci ricorda che siamo ancora in estate, per di più in una località marina, ma il termometro si attesta su quel livello, fin troppo gradevole, in cui il caldo c’è ma non è opprimente come poche settimane prima; insomma, la classica giornata in cui andare allo stadio è ancora più bello.
In effetti la curva risponde abbastanza bene e le presenze sono sufficienti; del resto stiamo parlando di una piazza che in serie D dovrebbe essere solamente di passaggio, ma che è invece invischiata nelle sabbie mobili del calcio dilettantistico già da qualche anno. Ciò è la classica conferma che non è il nome del club a far vincere i campionati: basti l’esempio opposto di certe società delle categorie superiori, le quali, benché rappresentative di città o addirittura di paesi di dimensioni ridotte, riescono a tenere botta e restare nel calcio che conta anche a lungo. Spesso si usano impropriamente termini come “favola” per raccontare queste imprese, ma la mia idea è che programmazione, strutture e personale siano i verti artefici di queste degne imprese calcistiche, al netto della fortuna e di intuizioni geniali che lasciano il tempo che trovano. Se l’Empoli, da decenni, alterna tanti campionati di serie A a qualche torneo di serie B, è perché da molti anni ha un centro sportivo, punta sui giovani e si affida a personale qualificato, il cui lavoro non è remunerato, come purtroppo capita a tanti tecnici che lavorano nei settori giovanili, solo in cambio di un abbonamento, una tuta societaria o un cappellino per ripararsi dal sole. Poi ci domandiamo sul perché non nascano più né fuoriclasse né campioni in Italia anche se forse dovremmo interrogarci su chi li dovrebbe cercare. Ultimamente non si riesce a tirar fuori neanche dei buoni giocatori, per cui non ci resta che sperare in qualche gioia nel futuro, magari in una ristrutturazione del calcio che parta dal basso, ma date le premesse e l’ostracismo dall’alto, sembra tutto davvero molto improbabile.
Tanto per tornare all’attualità, a Livorno scarseggia l’entusiasmo: se la Curva risponde comunque bene all’esordio stagionale, il pubblico degli altri settori è numericamente scarso. È un vero peccato, soprattutto se si volge lo sguardo alla gradinata, che è sempre stata un settore abbastanza popolato; certo, non ha quasi mai avuto espressioni di tifo organizzato, ma comunque il tifoso ci andava volentieri per seguire la partita e farsi coinvolgere in determinati momenti della stessa. Oggi la stessa ospita, in posizione defilata, il gruppo “Livorno Ultras”, i cui membri sono in buona parte fuoriusciti dalla Curva Nord, migrati nella nuova sede con l’intenzione di far germogliare un’inedita esperienza ultras in un settore tradizionalmente silente, puntando contestualmente a ingrossare il proprio contingente e portare nuova linfa all’ambiente. Intanto il gruppo si fa vedere e sentire: qualche coro, qualche battimani e infine la certezza di non essere passato inosservato, visto che la squadra al termine della partita si porta sotto di loro per i saluti di rito. Che poi anche questa storia dei reciproci applausi andrebbe un attimino rivista, almeno quando diventa un rito obbligato senza troppo significato, però questo è un altro capitolo.
Curva Nord invece che fa in pieno il proprio dovere e probabilmente va anche oltre: il sostegno non viene mai meno, il colore è assicurato da bandiere e bandieroni e per l’occasione vengono accesi anche dei fumogeni che creano una bella coltre, con quell’odore così rétro che quasi fa piacere aspirare. Magari non è tutta salute, ma c’è di peggio. La curva sembra in buona forma, c’è una bella partecipazione, gli ultras dettano tempi e parole ma anche gli spettatori leggermente defilati, in più di un’occasione, si lasciano coinvolgere ben volentieri, segno di un’unità di intenti non propriamente scontata, vista la diatriba esistente, e anche oggi rimarcata, tra l’ala più intransigente del tifo livornese e la proprietà. Sapranno i risultati appianare certe divergenze? Ci sarà una riappacificazione tra le due parti? Sarà sotterrata l’ascia di guerra per battere unitamente il solito sentiero? Il proseguo della stagione ci offrirà qualche risposta; intanto il Livorno vince la prima partita con una rimonta non proprio semplice e fa esultare uno stadio che ormai non credeva più nella vittoria.
Valerio Poli