C’è qualcosa di più brutto di una partita di serie C giocata di lunedì sera? Sì, probabilmente sì, la lista sarebbe parecchio lunga, ma resta quell’idea di fondo che giocare fuori dal weekend le partite di terza serie sia veramente una schiaffo alle tradizioni ed anche al buon senso; quel buon senso che dovrebbe evitare di mettere ancora meno in evidenza una categoria, la serie C, che già naviga in problemi economici e logistici abbastanza seri visto che, tanto per fare un esempio, in ogni stagione c’è almeno una squadra che non arriva a fine campionato, falsando lo stesso in maniera netta e clamorosa. Se poi le soluzioni sono dividere le squadre dei tre gironi non più in maniere tradizionale ma “tagliando” l’Italia in modo verticale da est a ovest, ecco che si toccano picchi di fantasia inarrivabili che a livello percettivo si trasformano, dopo il primo pensiero, in forti dosi di incompetenza.

Il calcio sta diventando un’autentica abbuffata ed è solo uno specchietto per le allodole in confronto a ciò che avviene in altri campi; su questo solco la nuova Champions è stata presentata come una manifestazione avvincente, altamente spettacolare, al netto delle idee soggettive, l’aspetto oggettivo è che si giocheranno più partite ma ciò non significa che il tutto si traduca in un maggiore divertimento per lo spettatore: la quantità sarà assicurata, sulla qualità ne dobbiamo parlare in quanto i giocatori top in Europa saranno chiaramente chiamati agli straordinari, tra partite di club e quelle delle nazionali, dobbiamo aspettarci una vera e propria indigestione. Un po’ come andare al ristorante ed abbuffarsi di pane e pomodoro, pasta al ragù, wurstel e patatine: sicuramente non ne usciamo affamati ma riguardo alla qualità possiamo pure discuterne. Soprattutto se il ragù è quello del discount di turno e non quello fatto bollire per ore a fuoco lento nel pentolone di casa propria.

In definitiva in questa stagione il calcio non si ferma mai, tra venerdì e lunedì le partite dei campionati professionistici si alternano una dopo l’altra per lasciare spazio gli altri giorni alle coppe europee, tra una sosta e l’altra ci sarebbe poi la Nazionale; a questo punto popcorn, patatine, bibita gasata e birra gelata devono essere a portata di mano, mentre per chi vuole andare allo stadio è necessario farsi un programma dettagliato su giorni ed orari delle partite. Aggiungiamo pure per chi vuole andare in trasferta di dare un’occhiata alle restrizioni che ovviamente non vengono emanate dieci giorni prima dell’incontro ma in qualche occasione si parla di uno-due giorni, tanto per ostacolare ulteriormente il tifoso. Ma, ricordiamoci tutti quanti, l’obiettivo è quello di far tornare le famiglie allo stadio, questa è la bandiera agitata quando le acque diventano torbide e si vuol troncare i discorsi portando la ragione dalla propria parte. Poi un domani ci diranno come pensano di portare o riportare le famiglie allo stadio. Forse coi prezzi dei biglietti arrivati a cifre astronomiche? Forse con le chiusure dei settori popolari? Forse con l’impossibilità di introdurre gli strumenti del tifo?

Lunedì sera, dicevamo, e per i riminesi c’è da attraversare l’Italia da est ad ovest, trasferta non propriamente agevole ma comunque rientra in quel lotto che si possono e si devono fare, al netto delle difficoltà rappresentate dal giorno lavorativo esiste comunque la possibilità di coprire i chilometri che separano le due città, in maniera tutto sommato semplice e veloce. Non mi aspettavo grossi numeri dalla Romagna ed invece una cinquantina di persone si presentano nel settore ospite del Porta Elisa, il tempo di aprire lo striscione che contraddistingue l’universo ultras riminese, attendere un paio di minuti i ritardatari ed ecco che inizia la partita sul terreno di gioco. Anche in Curva Ovest non mancano i ritardatari, dopo una manciata di minuti le due tifoserie sono a ranghi compatti e possono iniziare ad incitare le squadre.

Esteticamente i riminesi non sbagliano nulla, si compattano dietro l’unico striscione e fanno un largo uso di bandiere e bandieroni biancorossi, un paio di megafoni dettano tempi e parole che i presenti ripetono e seguono a menadito. Un buon tifo che ha il pregio di durare i fatidici novanta minuti, magari c’è stata qualche pausa, magari nella ripresa il gruppo non è sembrato così compatto come nei primi quarantacinque minuti, ma visti i numeri in gioco era difficile fare o chiedere qualcosa di più.

Sull’altro versante i numeri sono diversi, la Ovest poggia su un bel gruppo di persone che partecipa all’incitamento alla squadra, i bandieroni vengono sventolati nella parte bassa e la continuità è il fiore all’occhiello di questa serata. Tanto coinvolgimento in una curva che sospinge la squadra ad un pareggio ottenuto con le unghie e con i denti, alla fine gli applausi non mancano e la prova viene chiusa con la classica sciarpata.

Un punto a testa per le due squadre, i protagonisti in campo si sono dati battaglia, per quanto riguarda l’impegno davvero nulla da eccepire, una partita giocata con tantissima clava e poco fioretto, a livello agonistico veramente intensa ma tecnicamente il tasso non è sembrato eccelso. Tanta quantità e poca qualità, il calcio sembra viaggiare su questi binari.

Valerio Poli