A distanza di qualche mese ritorno a Lugano per un altro grande match: oggi infatti, sulle sponde del Ceresio arriva niente meno che il Basilea, probabilmente la squadra più importante di Svizzera. Sono molto curioso di vedere all’opera le due tifoserie, e di capire ancora qualcosina in più sul particolare mondo Ultras Svizzero.
Arrivo a Cornaredo circa due ore prima dell’inizio della partita e c’è già molta gente nei dintorni, anche diversi tifosi del Basilea. I biglietti per la tribuna quest’oggi costano 35 franchi, insomma, un prezzo svizzero. Inoltre la partita coi rossoblu è nella “fascia alta” per la sua attrattività e dunque il prezzo è anche maggiore del solito, ma è cosa gradita e intelligente la riduzione perenne per studenti. Acquistati i biglietti, ci dirigiamo verso il settore ospiti per vedere l’arrivo degli Ultras Basilesi, che avviene in tutta tranquillità al ritmo di un tamburo, ma senza alcun coro. Presenza della polizia comunque massiccia.
Gli ospiti sono circa 400 ed entrano nel settore abbastanza presto, iniziando il rituale di scavalcamento per mettere gli striscioni. Scena curiosa e sempre bella per gente come noi, abituata al contesto Italiano in cui simili usanze sono bandite. Ed ecco quindi srotolate le pezze dei gruppi : “Inferno”, “Kaos”, “Invasione”, “Fabs”, “187”, “Goodfellas”, “1997” e tante altre più piccole, molte in tedesco e dunque incomprensibili. Il settore è completamente tappezzato e d’impatto. Dalla parte opposta ritrovo le “Teste Matte” e i “Bravi Ragazzi” (con lo striscione “2016”), in numero anche superiore rispetto all’uscita contro lo Zurigo di Maggio.
Le due tifoserie aprono le danze più o meno contemporaneamente e traspare la voglia di non sfigurare e non lasciare la scena agli avversari. I Luganesi esordiscono scandendo il nome della loro città e si fanno sentire, i Basilesi urlano “FCB” e partono con un coro più lungo scandito da una buona sciarpata. All’ingresso in campo, poi, regalano subito il clou della giornata: un’immensa fumogenata rossa e blu scuro mozzafiato, che in molti si girano a guardare e che crea una coltre densa nascondendo per un po’ il settore ospite. Diradatosi il fumo, ecco ancora le sciarpe a fare capolino e a salutare la squadra. Dalla parte opposta i Luganesi partono col classico tifo italiano (immancabile tamburo anche per loro) e una bella sbandierata. Il tifo parte forte da entrambe le parti, Luganesi che propongono cori come “Un giorno all’improvviso”, “Totalmente dipendente” e anche cori a rispondere, Basilesi che si affidano a ritmi teutonici accompagnando spesso i cori con ottimi battimani che coinvolgono spesso l’intero settore.
Il Basilea passa presto in vantaggio ma l’esultanza è più che tiepida: probabilmente tira una brutta aria dati i soli 12 punti rimediati finora, con la capolista Young Boys a 24 e capace di schiantare il Basilea stesso per 7 – 1 due settimane fa.
Particolare un coro in cui gli ospiti si dividono in due schieramenti sfidandosi a chi canta più forte, con ottimi risultati. A tratti accendono della pirotecnica, ma poca in confronto agli Zurighesi visti a Maggio, e del resto anche a queste latitudini, questi strumenti non sono ben visti dai tutori dell’ordine.
Se ci fossero dubbi, la presenza di una rivalità tra le due tifoserie viene confermata da un originale coro che gli ospiti intoneranno a metà primo tempo, contro Lugano ma non solo, perché vengono mandati a quel paese tutti i Ticinesi. Coro a cui non giungerà risposta da parte Luganese: probabilmente non l’hanno nemmeno sentito perché autori davvero di un ottimo tifo, intenso e rumoroso. Li sento sempre, nonostante l’inferiorità numerica rispetto agli avversari, e spesso nitidamente: hanno davvero offerto una prova di tutto rispetto di fronte a un grande avversario. Si giunge dunque a fine primo tempo, con le due tifoserie che si mantengono su un buon livello, mentre in campo è il Basilea a farla da padrone.
Inizia il secondo tempo e il Basilea in poco tempo raddoppia. Esultanza comunque ancora contenuta per la sua tifoseria, che offre ancora un po’ di pirotecnica e un tifo costante ma meno rumoroso. Dalla parte opposta anche la Curva bianconera è leggermente più spenta soprattutto dopo il gol del 2 0. Il Lugano però accorcia le distanze quasi subito rianimando Cornaredo e subito il settore ospite inizia a fiutare il possibile pareggio. Il tifo di questi ultimi rimane sotto le loro potenzialità mentre i Luganesi ci credono e spingono.
La squadra di casa pare rianimata e inizia un piccolo assedio che porterà poi al gol del grande Carlinhos Junior, calciatore oggi straripante, autore di una prova da migliore in campo. Grande festa per i Ticinesi, con il tifo Luganese che torna sui livelli del primo tempo. Curva che comunque non aveva mai mollato, a differenza di una tribuna un po’ troppo lamentosa e richiamata giustamente da Carlinhos stesso per via degli eccessivi mugugni in seguito a un suo retropassaggio, eccessivi se non altro perché il pareggio era già stato raggiunto. Dopo il 2 – 2 paradossalmente il tifo dei Basilesi aumenta di intensità, ma resta comunque sotto i livelli del primo tempo. La loro prova nel complesso è comunque buona, poche pause e sottofondo “musicale” costante giunto fino alla mia posizione leggermente spostata verso i Luganesi.
La partita finisce 2 – 2, e i giocatori si dirigono sotto le rispettive curve. I rossoblu chiedono applausi al loro settore, senza ricevere alcuna reazione se non totale freddezza, mentre i bianconeri salutano tutti i vari settori e vanno a “dare il cinque” alla Curva Luganese in un’atmosfera di festa e soddisfazione. Dall’altra parte, invece, i Basilesi hanno addirittura dato fuoco a quello che probabilmente è un mucchio di carta e traspare grande tensione. Uscendo, notiamo anche un cellulare della polizia dirigersi a tutta velocità verso il settore ospiti.
Giunti in stazione non resta che aspettare che i tifosi Basilesi partano su un treno sgangherato per gli standard Svizzeri. Infatti, prima della loro partenza è interdetto anche il semplice accesso alla stazione, delimitata da vere e proprie barriere mobili alte due metri. L’isteria da ultrà, alla fine, colpisce anche qui…
Pietro