La squadra è la bandiera del vecchio calcio romeno, l’unica ad essere rimasta ancora stabilmente in prima divisione.

Guardando la classifica attuale della prima divisione romena, si nota come gli storici nomi delle squadre anni Ottanta e Novanta, siano praticamente scomparsi. Lo Steaua Bucarest ha dovuto cambiare nome, l’U Craiova non è lo stesso sodalizio che vinse quattro titoli di campione di Romania, il Cfr Cluj è rimasta per quasi cento anni una realtà minore, che solo recentemente ha visto la ribalta. L’unica squadra che ha passato indenne la tempesta degli anni Novanta-Duemila è la Dinamo Bucarest.

“Io penso che ci sia stata una certa dose di fortuna in questo”. Alexandru è un ultras della squadra bucarestina e con lui abbiamo fatto due chiacchiere per farci raccontare l’attuale situazione del club, fra simboli, leggende e rivalità.

Qual è il motivo per cui la Dinamo è ancora in Liga I, mentre lo Steaua ha dovuto cambiare nome e il Rapid è fallito?

Innanzitutto bisogna dire che i nostri ex azionisti sono stati o sono ancora in galera (uno di loro si è persino ucciso). L’unica differenza rispetto allo Steaua è che nelle loro malversazioni non hanno coinvolto aspetti legati all’identità del club, come il simbolo o i trofei. I loro crimini si sono “limitati” al riciclaggio di denaro, ai trasferimenti sospetti e a roba del genere.

E le differenze con il Rapid?

Il Rapid è stato retrocesso per bancarotta. Fortunatamente, i nostri debiti sono sempre stati pagati in tempo. Noi, come sostenitori, abbiamo anche formato una società legale che ha comprato una piccola quantità di azioni, abbastanza per essere legati alla squadra e per assicurarci che non succeda nulla al club che amiamo.

Parliamo del tifo, del vostro gruppo organizzato.

Il gruppo principale si chiama Peluza Cătălin Hîldan (Curva Cătălin Hîldan), la ex Curva Nord, o PCH.

Ti fermo subito. Chi era Cătălin Hîldan?

Era il nostro giocatore-simbolo, l’Unico Capitano, come lo chiamiamo noi, purtroppo scomparso il 5 ottobre 2000, mentre stava giocando un’amichevole. [Il giocatore ha trascorso la sua carriera sportiva nella Dinamo, diventando il capitano della squadra e vincendo il titolo nella stagione 1999-2000. Oggi una sua statua dà il benvenuto ai visitatori nello stadio della Dinamo, ndr].

Grazie per la precisazione, continua pure.

Ci sono molti gruppi diversi che formano la PCH, ognuno con una propria storia. Ad ogni modo il tifo organizzato inizia nei primi anni Novanta con gruppi come Zuccollo Duro, Dracula Boys, Brigate Pantelimon etc. Mentre una nuova era comincia nel 1996, quando viene fondata la Nuova Guardia, uno dei principali gruppi della PCH, tuttora attivo. La Dinamo viene sostenuta anche dalla Curva Sud che è nata nei primi anni Duemila ed è anch’essa ancora attiva. I nostri tifosi hanno una lunga storia, con coreografie, battaglie e trasferte con tantissime persone.

Come definiresti lo stile della vostra curva? Ultras?

Principalmente stile Ultras. Sostenere la squadra, in casa e in trasferta, questa è la nostra priorità.

Raccontaci di qualche coreografia che è entrata nella storia della vostra tifoseria.

Non posso non menzionare una coreografia fatta con le magliette, che mostrava il messaggio “Doar Dinamo Bucuresti (Solo la Dinamo Bucarest)”. La cosa particolare è che fu piazzata allo stadio la sera prima di Fcsb (l’ex Steaua Bucarest) – Manchester City e i tifosi dell’Fcsb indossarono quelle magliette senza sapere che cosa diceva la coreografia.

Come fu possibile questo “scherzo”?

Circa una settimana prima della gara, qualche ragazzo dei nostri chiamò Gigi Becali (presidente dell’Fcsb) dicendo di essere grandi tifosi della squadra, stanchi del fatto che la Dinamo facesse coreografie più belle e che il mondo ridesse dei tifosi dell’Fcsb. Poi affermarono di avere una loro impresa che creava splendide coreografie, e che l’avrebbero fatto gratis, ammutolendo tutto il mondo. Dissero anche che la coreografia avrebbe riguardato la Coppa dei Campioni vinta dalla Steaua nel 1986. Becali accettò e i ragazzi andarono allo stadio la notte prima della partita e prepararono le magliette. Quando la gente le indossò, nessuno sapeva che coreografia fosse, ma su ogni maglietta c’era un bigliettino che diceva di non toglierla assolutamente, qualsiasi cosa succedesse.

In Italia gira la voce che Becali prima di diventare presidente dello Steaua fosse tifoso della Dinamo, è vero?

No. Lui ha solo indossato una sciarpa della Dinamo, circa 10 anni fa, perché aveva bisogno di una nostra vittoria per vincere il campionato.

Altre coreografie da raccontare?

Anche quella che mostrava Cătălin Hîldan e Florea Dumitrache come angeli, che è stata votata come una delle migliori coreografie in quel periodo, sui siti del mondo ultras. Nei nostri lavori cerchiamo sempre di mettere qualcosa di speciale e di comunicare un messaggio potente, specialmente in quelli esposti durante i derby.

E riguardo agli incidenti? Avete delle rivalità più accese di altre?

I primi che devo menzionare sono quelli del 10 maggio 1997, al Ghencea, lo stadio dello Steaua: lo incendiammo. Ancora, gli scontri di Eroilor [una zona di Bucarest, ndr] con più di 20 bus distrutti. Ma anche le trasferte di Timisoara o Craiova, che sono i nostri più grandi rivali. Sfortunatamente, il calcio moderno ha ridotto i derby ad un affare del passato e l’unica cosa che ci è rimasta è supportare la nostra squadra, sperando che i nostri rivali tornino in Prima Divisione.

Parlando del club, che futuro ti immagini per la Dinamo? Tornerà ad essere un dei migliori club in Romania o vedi un futuro grigio?

La Dinamo “è” uno dei migliori club in Romania, anche se non ha vinto trofei ultimamente. È ancora in grado di attrarre buoni giocatori e rappresenta un ostico avversario per qualsiasi squadra in campionato. Comunque, penso che sia solo una questione di tempo, prima di tornare ad alzare un altro trofeo e a partecipare di nuovo alle Coppe Europee.

Quindi ti aspetti che ritornino tempi migliori.

Non posso immaginare per il mio club un futuro più grigio del presente. Inoltre, vedendo le vecchie rivali, la maggior parte di loro sta già in seconda divisione, lottando per tornare in prima. Questo mi fa pensare che il calcio rumeno tornerà ad essere di nuovo interessante. Anche il fatto che i vecchi club, grazie all’amore dei propri tifosi, siano tornati in vita, conferma che il calcio è dei tifosi e che, anche come business, non si regge senza i fan, che rappresentano il cuore di ogni club.

Intervista raccolta da Gianni Galleri, Curva Est.