Praticamente è dalla stagione 1992-1993, storico anno della prima promozione nei professionisti, che cercavo la possibilità di vedere una partita nel “Nuovo Stadio Comunale” di Lumezzane, dal 2012 intitolato a Tullio Saleri, ex giocatore e poi allenatore dei bresciani. Dapprima la giovane età, in seguito coincidenze e logistica mi portano solo ora a sfatare questo tabù. Ad essere sincero, contribuisce alla mia “impresa” una vacanza insieme alla mia compagna, in cui proprio Lumezzane è stata d’ispirazione per esplorare nuovi posti nei dintorni come i borghi di Monte Isola e Lovere sul lago d’Iseo e la Val di Scalve più a Nord. Provvidenziale il calendario in cui spuntava la partita contro il Padova da disputarsi il 25 aprile, data perfetta per la mia prima presenza in questo stadio.

Quella che in fase di organizzazione e prenotazione sembrava una gara senza troppe motivazioni, con il Padova primo con oltre dieci punti dalle inseguitrici, si è trasformata alla vigilia in una gara cruciale. Il Vicenza infatti, aveva rosicchiato punti su punti superando addirittura gli stessi patavini, poi ritornati in testa alla classifica del girone A di serie C per un clamoroso passo falso avversario. Sorte ironica e beffarda dunque, in quest’ultima giornata si decide chi sale in serie B. Con il Vicenza che deve assolutamente vincere nell’insidiosa tana del Trento in piena zona play off, mentre al Padova basterebbe persino un pareggio perché, pur finendo a pari punti al primo posto, si guadagnerebbe ugualmente la promozione in virtù del vantaggio negli scontri diretti. Quindi la mia fortuna non è solo vedere un nuovo stadio ma anche una partita che in virtù della posta in palio, si preannuncia molto interessante in campo e sugli spalti.

In settimana, a Padova, sono stati bruciati in pochissimo tempo tutti i biglietti del settore ospiti, tanto che nei giorni successivi il Lumezzane ha messo a disposizione anche i biglietti di altri settori, rendendo di fatto lo stadio completamente biancorosso. Per osmosi subisco a mia volta l’ansia da big match per cui decido di arrivare con un netto margine d’anticipo nella città della Val Gobbia, riuscendo così indisturbato a fare un giro perimetrale e persino interno, scambiando qualche chiacchiera con alcuni addetti ai lavori. Si rievocano i fasti dell’A.C. Lumezzane e della famosa finale play off contro il Cesena nel 2003-04, società che nel 2018 rinuncia all’iscrizione e dalle cui ceneri nasce l’F.C. Lumezzane ripartito dalla Promozione, ma che sembra aver smarrito il seguito del paese intero nei suoi anni migliori.

Dopo l’anteprima allo stadio, passando per il palazzetto dove la locale squadra di basket disputa il campionato di serie B, mi dirigo verso il centro dove non può mancare una visita alla Torre di Avogadro, emblema di Lumezzane e più antico monumento cittadino risalente all’anno 1427. Ma il tempo stringe, lo si evince da diversi tifosi biancoscudati che spuntano e parcheggiano ovunque, anche lontanissimo dallo stadio i cui posti auto sono tutti praticamente pieni. Varco dunque ufficialmente le porte del “Tullio Saleri” per questa mia prima volta ma dopo pochi minuti, una leggera pioggia inficia l’atmosfera di festa. I padovani già mezzora prima sono tantissimi, sembra giochino letteralmente in casa, con l’unica ricaduta positiva per il Lumezzane che beneficia di un incasso che probabilmente non vedeva da anni.

Tutto lo stadio è biancorosso esclusa una cinquantina di ultras locali, che prendono posto in tribuna coperta, vicino alla tribuna stampa, rappresentati dallo striscione NEURONI ROSSOBLÙ e da un bandierone con la stessa scritta. I padovani che riempiono un po’ tutti i settori, sono quantificabili in più di tremila, esodo che dalla città di Sant’Antonio era un po’ che non si vedeva. Gli ultras veneti prendono posto nel settore ospiti, disponendo gli stendardi al centro, tenuti rigorosamente a mano. Sulla balaustra diversi lanciacori con megafoni alla mano, cercano di coordinare il tifo fin negli angoli più remoti. Il settore non aiuta molto il tifo, schiacciato com’è su solo cinque gradoni, mentre la vetrata contribuisce ad abbattere ulteriormente i decibel canori. A dispetto di tutto, già dal pregara si alzano potenti cori accompagnati da bei battimani e tanto colore, un entusiasmo incontenibile, alimentato da una stagione di esilio volontario dall’“Euganeo” per protesta contro gli interminabili lavori.

Con l’entrata delle squadre in campo è un tripudio di bandiere biancorosse in tutti i settori dello stadio, mentre il settore ospiti oltre alle bandiere si colora ulteriormente grazie all’accensione di torce e fumogeni biancorossi. I sostenitori del Lumezzane, confinati in alto nella tribuna coperta, si notano per lo sventolio di un bandierone e per qualche striscione come il classico “FORZA LUME”. Nel primo tempo il settore ospiti canta continuamente e si fa sentire soprattutto quando nel tifo si aggiungono le persone che si trovano nella tribuna locale. Tantissimi i battimani ad accompagnare i cori nonostante la fastidiosa pioggia non smetta di scendere copiosa.

Dai boati del pubblico capisco che, se gli occhi sono a Lumezzane, le orecchie sono al “Briamasco” di Trento dove in contemporanea sta giocando il Vicenza che dopo appena cinque minuti si ritrova in svantaggio salvo riportarsi in parità alla mezzora. Tornando a Lumezzane, anche i padroni di casa, seppur in netta minoranza, fanno sentire la propria voce intonando cori sostenuti da battimani che, soprattutto quando i presenti in tribuna non si uniscono ai cori della curva, riescono a ritagliarsi il loro spazio. Manca un po’ di continuità ma la loro parte la fanno.

Nel proseguo del match i sostenitori biancoscudati continuano ad accendere torce, sventolare bandiere e tifare per la propria squadra per tutti i quarantacinque minuti. Al riposo finalmente la pioggia cessa. Ad inizio secondo tempo i padovani alzano uno striscione per ricordare Forci, ultras del Cittadella recentemente scomparso, poi riprendono a tifare sempre con grande intensità corale. Se a Lumezzane le emozioni in campo sono poche, ci pensa il Trento a riscaldare l’ambiente riportandosi in vantaggio. A venti minuti dalla fine vengono alzate le sciarpe e uno striscione per Giorgio, mentre a cinque minuti dal fischio finale il Trento segna il terzo gol e lo stadio esplode di gioia realizzando che ormai è fatta.

C’è spazio pure per i padroni di casa in questa seconda frazione, caparbiamente a sostegno del “Lume” con più pause rispetto all’inizio ma comunque positivi, cosa che in una bolgia del genere merita lo stesso sincero applauso che loro offrono alla squadra per il pareggio strappato alla capolista. Il triplice fischio finale decreta lo 0-0 e la promozione in serie B del Padova a distanza di sei anni dall’ultima volta. I giocatori festeggiano in campo e nel settore ospiti viene issato lo striscione “ARRIVEDERCI”, con le lettere chiave evidenziate in rosso per irridere i vicentini tanto quanto fanno con i cori, in nome di una rivalità antica e non solo in termini sportivi.

In tutti i settori si festeggia, si sventolano bandiere, si accendono torce e fumogeni e infine si invade il campo per festeggiare questa agognata promozione. I festeggiamenti proseguono per oltre un’ora, poi gradatamente il rettangolo verde si svuota mentre cala il buio su questa bella giornata. C’è chi si attarda fuori lo stadio e chi riparte subito per Padova, consapevole che pure in città si continuerà a festeggiare. Ma se per il Lumezzane è l’ultima partita ufficiale di questa stagione, per il Padova ci sono ancora le ultime fatiche della Supercoppa di serie C con le vincitrici degli altri gironi, iniziando dalla difficile trasferta di Avellino. Ci si gioca il prestigio e la possibilità di inscrivere il proprio nome sugli almanacchi ma in cuor loro, i padovani possono ritenersi già paghi della vittoria più importante già ottenuta.

Marco Gasparri