Ci sono quelle partite in cui la spinta del pubblico è tutto. Gli avversari sono più forti. Lo ha dimostrato il campionato, lo dimostra la pressione esercitata nell’area biancoblu. Secondo tempo. Il Como soffre per quasi tutti gli ultimi 45 minuti; è in vantaggio ma il Bassano preme. Ma i blu hanno carattere, e soprattutto c’è l’entusiasmo ritrovato dei lariani: cori alti e partecipazione popolare sembrano spingere quel pallone esternamente o lateralmente alla porta difesa dal portiere di casa. Tanta sofferenza premiata con un 2-0 che sa di Serie B.

Sono partito volutamente dalla fine. Poche volte, negli ultimi anni, ho avuto la sensazione di un pubblico determinante per l’andamento della partita.

Sinigaglia finalmente esaurito, almeno nei due settori aperti, Curva Ovest e Tribuna Coperta. Posti auto impossibili da trovare, salvo ricorrere ai parcheggi cash o a tanta arte. Dico la verità, anche se giornalisticamente parlando non rappresenta il massimo dell’obiettività: nella semifinale, l’altra, ho sperato nel passaggio della Reggiana. Non me ne vogliano i tifosi del Bassano, ma i granata quest’oggi sarebbero stato uno spot per questo maltrattatissimo sport e per questa sfigatissima Lega Pro. Di squadre sovrastimate per la B, a mio avviso, ce ne sono già abbastanza, e allora vien voglia di vedere su una tifoseria in grado di alzare l’asticella.

Anche Como ha sofferto a lungo, rivedendo i propri numeri al ribasso. Il Como-Real Vicenza di Settembre lo ricordo bene, così come lo stadio semivuoto per gran parte della stagione. In questa calda giornata di Giugno, invece, è tutto diverso. La città si ricorda di avere una squadra; col Matera c’è stata un po’ di reminiscenza, oggi c’è consapevolezza. Occasionali tanti, troppi. A sentire i cori scoordinati riesci perfettamente a capire quali zone della curva occupano. Ma il recupero di un feeling passa anche per occasioni come questa.

Da una parte il Bassano che, oggettivamente e calcisticamente parlando, avrebbe meritato la Serie B; dall’altra parte un Como entrato nei play-off per il rotto della cuffia e in finale contro ogni pronostico. Tuttavia, se il Bassano ha confermato il proprio potenziale e le legittime ambizioni, il Como ha saputo dimostrare di essere squadra in situazioni difficilissime. Questa è la chiave della partita.

Arrivo allo stadio dopo essermi sentito alla radio un po’ di finale di Coppa Svizzera: qui si sentono i canali elvetici in Italiano, Francese e Tedesco. Ma oggi il tuffo è, giustamente, nella passionalità e nel coinvolgimento tutto italiano. I primi cori li sento da fuori, ancora prima di un’ora dal fischio d’inizio.

Il mio ingresso in campo conferma la percezione già avuta in precedenza: oggi in tanti hanno rinunciato a rinfrescarsi al lago o in montagna per seguire la squadra della propria città. Vengono rispolverati striscioni probabilmente ripiegati nei cassetti da un po’. Si sente trepidazione nell’aria.

Quasi vuoto il settore ospiti, destinato man mano a raccogliere il manipolo finale di supporters veneti. Alla fine saranno un centinaio i tifosi giallorossi, e i Boys Bassano metteranno il loro striscione 5 minuti prima del calcio d’inizio. Troppo poco per una finale play-off, troppo poco per un centro che non ha mai raggiunto questi traguardi. La scintilla non è scoccata e, per quanto possa suonare buffo ai profani, a Bassano l’hockey su pista rimane il primo sport.

Lo stadio rimbomba già nel prepartita con bei battimani, tantissime bandiere, voce tirata fuori a pieni polmoni.

L’inizio gara vede la Ovest più compatta che mai con bandiere e battimani al posto della tradizionale coreografia: a Como si continua a badare all’essenziale, mentre nei distinti la polizia controlla, armata di materiale antisommossa e occhiali da sole. Per i Pesi Massimi, dopo la gara con Matera, altra coreografia: bandierone a scacchi che, calato, dà spazio a cartoncini blu e ad un altro bandierone con un selfie scattato dai giocatori, con lo striscione di accompagnamento che, giustamente, recita “1 2 3 selfie”. Telo copricurva, rigorosamente giallo e rosso, anche nel settore ospiti. Le danze sono aperte.

Come scritto in apertura, il sostegno è tutto. La Ovest offre una prova magistrale dal primo minuto. Eccezionalmente, oggi c’è anche l’impianto di amplificazione, e il risultato è evidente: si partecipa dalla prima all’ultima fila e, il più delle volte, anche il tifoso più defilato viene coinvolto. Gruppetti in piedi fanno il loro dovere persino nella parte di curva generalmente non occupata dagli ultras. Le bandiere sventolano di continuo. Parte meglio il Bassano, ma il Como trova subito la rete con un’azione rocambolesca di testa finalizzata da Noci: l’esultanza del Sinigaglia è di quelle da ricordare. 1-0 e ora si fa sul serio. Lo stadio è una bolgia.

Fronte ospiti: inizialmente, a tifare si tifa, con tanti cori a rispondere e battimani, ma anche molto colore. Coi mezzi a disposizione scarsi, si fa comunque bene. I Boys sono ragazzi molto giovani e ce la mettono davvero tutta per farsi sentire, talvolta riuscendoci. Ma, minuto dopo minuto, e specie dopo lo svantaggio, la pecca è la continuità. Anzi, più passano i minuti del primo tempo e più il contingente ospite perde convinzione. Il fischio di metà partita vede animi contrapposti: il Sinigaglia accompagna con entusiasmo la squadra negli spogliatoi, mentre per il Bassano c’è qualcosa da rivedere.

Tra il primo e il secondo tempo mi salva una fresca bottiglietta di acqua fresca offertami dalla panchina ospite. Intanto, nel settore veneto, assisto allo strano siparietto dello striscione Boys prima tolto e poi riappeso in posizione più defilata. E il secondo tempo vede gli ultras giallorossi staccati dal resto del pubblico, col quale ci si becca a più riprese. Ignoro cosa sia successo, ma fa effetto vedere una tifoseria con numeri già piccoli scompattarsi in un momento, tra l’altro, difficile per la propria squadra. E il copione per loro sarà lo stesso di prima: dopo i primi buoni minuti, si andranno a perdere.

Su sponda lariana si dà veramente tutto. Il Bassano del secondo tempo fa valere il suo potenziale e si ricorda di essere stato capolista per un bel po’. Il Como cerca di far male in ripartenza, e sembra in grado di raddoppiare a più riprese. Ma la palla è sempre più verso la Ovest, quindi non sono i blu ad attaccare. Sia in curva che in tribuna si tiene duro. Gli ultras lariani offrono veramente un bello spettacolo con le loro mani alzate. Bella pure la sciarpata, accompagnata dalle tantissime bandiere.

Il tripudio arriva quasi come premio per tanta sofferenza: a 7 minuti dalla fine contropiede del Como, palo preso in pieno da Defendi, urlo strozzato del pubblico biancoblu ma l’accorrente Ganz regala il 2-0 alla squadra e ai propri tifosi: lo stadio viene letteralmente giù, il Como sa di avere davanti a sé ancora una decina di minuti, la gara di ritorno a Bassano e il destino nelle proprie mani. La rete dei padroni di casa fa dissolvere le convinzioni dei giallorossi, veramente incapaci di reagire.

Fischio finale, il Sinigaglia esulta. Scaramanzia a parte, è stato fatto un passo fondamentale, forse decisivo, per il ritorno in Serie B. Sarà dura, durissima, ma intanto in questo lembo di terra sul lago si festeggia. E si onora un capitano, Ardito, che coi suoi 38 anni probabilmente lascerà il calcio a fine stagione. Ma il sipario non è ancora calato, e già si pensa alla prossima partita. Chi per non interrompere il sogno, chi per dare tutto e sperare nella rivincita.

Stefano Severi.