Due mesi fa, armeggiando sull’app della Ryanair trovo un volo diretto Bergamo-Lussemburgo a 14€ sola andata. Un’occhiata al calendario, il campionato è fermo, ma in quel weekend gioca la nazionale per il primo incontro di Nations League. Occasione troppo ghiotta per farsela sfuggire, ma pretendere la botte piena e la moglie ubriaca sarebbe stato troppo: 70€ per il volo di ritorno è quattro volte tanto il biglietto d’andata. Attivandomi per trovare un canale diverso però, con EasyJet spunto un ottimo volo a 23€. Poco importa poi se partirò da Orio al Serio e tornerò a Malpensa, visto che Milano è ben servita con tutti i mezzi di trasporto.
Sabato pomeriggio, appena finito di mangiare mio fratello mi accompagna alla fermata metropolitana di “Comasina”. Ultimo bicchiere d’acqua, tiro su uno zainetto con il cambio per dormire la notte, carica batterie, iPod in tasca e sono pronto… Lussemburgo-Moldavia mi attende! Perché proprio il Lussemburgo, vi chiederete? Ovviamente perché non ci sono mai stato e quella di stasera sarà la mia nazione numero 33 nel quale vedrò una partita di calcio! Salgo sul pullman che mi porterà fino all’aeroporto di Bergamo, fa un caldo assurdo, ma i jeans lunghi sono d’obbligo visto che mi aspetta un clima totalmente differente.
Il volo per una volta è addirittura in anticipo e dopo aver sonnecchiato per quasi un’ora, atterro nella capitale lussemburghese quando mancano circa due ore e mezza al fischio d’inizio. Prendo subito il bus che collega l’aeroporto con il centro città, i prezzi sono davvero economici: una corsa singola costa solamente 2€. Non ci penso due volte a fare il biglietto e a precipitarmi in zona stadio: Josy Barthel, il mio impianto numero 523. Non c’è fila al botteghino, ne approfitto allora per prendere il mio tagliando valido per l’ingresso. I prezzi variano dai 10€ per la curva di casa ai 35€ della tribuna centrale. Opto per un ticket da 15€ in tribuna laterale, ciò mi consentirà di seguire sia i tifosi di casa che quelli moldavi, posizionati a grappoli in entrambe le tribune. Solamente il lato sud rimarrà totalmente chiuso.
Poco più di 8 mila posti, stadio molto piccolo, la pista di atletica attorno al terreno di gioco e grossi pali della luce, mi ricordano lo Stadion Pasiensky dello Slovan Bratislava visitato in Slovacchia. Ho ancora un po’ di tempo prima dell’inizio della gara, sono abbastanza affamato e decido di prendermi entrambe le pietanze che stasera offre il Josy Barthel: il primo un “Mettwurst”, classico wurstel gigante bianco, che ho sempre trovato in Svizzera e Germania, il secondo invece è un “Lux-Grill”, altro wurstel gigante ma decisamente più speziato, saporito e soprattutto grasso. Il giorno successivo mi sveglierò con un brufolo gigante di fianco al naso, ma questi sono dettagli. Entrambi al costo di 3,50€ il tutto accompagnato dalla più classica “Bofferding”, la birra nazionale (4€ l’una, ma almeno è bella alcolica). Ne prendo due, una mi terrà compagnia per tutto il primo tempo di gioco.
Giro di campo della mascotte di casa, un leone rosso, inni nazionali e la partita inizia. Di partite di nazionali ne ho viste parecchie, ma raramente mi è capitato di vedere un vero e proprio gruppo ultras sostenere la propria nazione. Rimango ancor più stupito se ciò mi capita nella ridente Lussemburgo. Sono una sessantina circa, con stendardi, megafoni e tamburi, situati dietro agli striscioni “Letzebuerg”, “M-Block Fanatics 95” e alcune altre pezze raffiguranti la bandiera rosso-bianco-azzurro. Fanno un bel casino e cercano di scaldare come possono l’atmosfera, visto che da quando è calato il sole, è arrivato un bel freschino, fortuna che mi sono portato via la giacca.
Nelle altre due tribune dello stadio, sono molti i tifosi moldavi mischiati ai tifosi di casa, facilmente riconoscibili dietro alle bandiere blu-giallo-rosse. Il Lussemburgo trova il vantaggio e il coro “Luxembourg! Luxembourg!” fa da padrone di scena. Per il resto è un primo tempo avaro di emozioni e la mia attenzione non può che concentrarsi su quei 60 sostenitori di casa, che inneggiano la propria squadra sulle note del più celebre coro del Rosenborg, “Sha la la la… Oh Luxembourg!”, degli Scooter e di “Carneval do Paris”.
Nel secondo tempo anche in campo la musica cambia, e le note scandite dal rullo dei tamburi, sembrano entrare nel sangue e nella testa dei giocatori, che siglano ben 4 reti alla povera Moldavia. Abbandono gli spalti del “Barthel” per raggiungere l’ostello dall’altra parte della città, che detta così sembra una distanza immensa, in realtà la capitale lussemburghese è molto più piccola di quanto mi aspettavo, e con una camminata di circa trenta minuti raggiungo la mia destinazione. Fuori dallo stadio mi accorgo della presenza di tantissimi ragazzi e ragazze pronti per andare a ballare e capisco che qui il calcio non è di certo uno sport popolare. Le vie del centro sono tutte vuote, i negozi sono tutti chiusi… Inutile perdere altro tempo, un meritato riposo mi attende prima di domani, visto che la mia “caccia” agli stadi non è ancora terminata visto che il giorno dopo, prima del volo di ritorno, ho intenzione di visitare gli altri impianti della zona.
Durante la notte non riuscirò a dormire granché a causa di un ragazzo ubriaco fradicio che percorre ininterrottamente il tratto letto-bagno-bagno-letto, vomitando l’anima. Rischi del “mestiere”: una notte a 18€, colazione compresa, non potevo pensare di capitare a Buckingham Palace. Un toast veloce, un bicchiere di succo d’arancia e sono pronto ad affrontare la temperatura decisamente bassa di questa domenica mattina, appena 11 gradi!
La città di Lussemburgo è costruita su una rupe, è un continuo saliscendi. Prima tappa al “Luxembourg-Cents”, stadio dell’RM Hamm Benfica, squadra che milita nella Serie A del campionato lussemburghese. Come la più celebre squadra portoghese, anche lo stemma è molto simile, tutto ciò frutto della foltissima comunità portoghese nel Granducato.
Seconda tappa allo Stade Achille Hammerel, secondo impianto più grande della nazione, dove gioca il Racing Union Luxembourg, altra squadra di Serie A. Un paio di scatti, anche se il terreno di gioco è quasi inesistente causa rizzollamento e poi giro turistico in centro: Piazza Guglielmo II, Palazzo Granducale, la Cattedrale di “Notre-Dame” e qualche monumento eretto per i più celebri poeti e scrittori lussemburghesi, ma la città è davvero piccola, così avendo ancora un paio d’ore prima del volo, mi tolgo lo sfizio di raggiungere il confine francese per visitare lo Stade Jos Nosbaum dell’F91 Dudelange, prossimo avversario del Milan in Europa League. Rimango allibito quando, di fronte ai miei occhi, mi si presenta un “campaccio” in altura, con una capacità di poco più di 2 mila posti che ovviamente non sarà questo ad ospitare le partite in campo europeo dei padroni di casa.
La mia “caccia” agli stadi si può dire finalmente conclusa, riprendo l’aereo questa volta in direzione Milano Malpensa con 4 stadi in più messi in saccoccia. 526 impianti in 33 Paesi, to be continued…
Federico Roccio