Un po’ per il nome, un po’ per l’istintiva simpatia che suscitano certe squadre, in special modo una rappresentativa nazionale come quella dell’enclave italiana di San Marino, aprioristicamente condannata alle sconfitte, a tutti è cascato l’occhio su quello striscione, “Brigata Mai 1 gioia” che da qualche tempo accompagna le gesta della selezione del monte Titano. Non parliamo di ultras nel senso più ortodosso del termine, ma dopo una chiacchierata con uno dei fondatori del gruppo, ne abbiamo tirato fuori una breve ma simpatica intervista che vi proponiamo di seguito.

Quando, come e perché nasce la “Brigata mai 1 gioia”?
La Brigata nasce un po’ per scherzo nel Novembre 2012 a casa mia; fino ad allora non sapevo di avere “sodali” tra le mie amicizie con cui condividere la mia vecchia passione (alla fin dei conti seguo la Nazionale dalla metà degli anni ’90, anche se allora mi arrabattavo con giornali, dispense dattilografate acquistate tramite annunci, televideo) per poter andare a Serravalle e mi accontentavo delle dirette tv. Un po’ per caso scoprii che un mio amico seguiva anch’esso la Nazionale e ci mettemmo d’accordo per guardare la partita in programma (San Marino – Moldova 0:2) assieme nel mio soggiorno la sera stessa. Vedendo con tristezza l’atmosfera “glaciale” dello stadio di San Marino, dovuto all’assenza di tifosi “attivi” decidemmo un po’ per scherzo di creare un gruppo di Supporter dallo spirito goliardico al seguito della Nazionale.
 

Dopo la formale costituzione, come avete mosso i primi veri passi? Come si è evoluta la vostra storia passando dalle idee all’azione?
La prima partita della Brigata arriverà nella primavera successiva in occasione di San Marino – Inghilterra, sebbene ci limitammo ad attaccare lo striscione. Seguì il derby di Bologna con l’Italia (che non consideriamo trasferta, beninteso), che fu la prima in cui ci organizzammo per cantare. La prima “attiva” in casa fu la partita con l’Ucraina, l’ultima delle qualificazioni, in cui in 5 salutammo l’addio di Giampaolo Mazza con uno striscione abnorme e tenemmo tutti i 90 minuti nonostante il pesante 0:8 a domicilio. Da allora in casa non ne abbiamo più persa una. Discorso a parte per le trasferte: essendo pochi, impegnati con i vari mestieri ed essendo trasferte internazionali ci tocca saltarne la maggior parte. Ad ora ne abbiamo fatte due (tre con Bologna): Liechtenstein ad Eschen (2015, 1:0) e Croazia a Rijeka/Fiume (2016, 10:0). È in arrivo la terza (quarta): 08.10 a Belfast, per la quale abbiamo già prenotato volo, auto a noleggio ecc ecc.

Ogni buon gruppo si porta dietro il suo carico di aneddoti e curiosità, di piccole storie vissute che cementano il proprio senso di identità. Avete qualche episodio particolare da raccontare in merito?
Date le poche trasferte di aneddoti ne abbiamo pochi. Posso comunque elencarne qualcuno:

– Il Passo del San Bernardino fatto ai 20 km/h sulla Sandero a GPL;

– L’aver scoperto con gioia in Svizzera che la mia banca mi aveva rifilato Franchi Svizzeri fuoricorso;

– Le anatre in giro per il paese a Schaan, davanti al nostro Ostello;

– La tromba d’aria presa a Venezia mentre si andava a Rijeka;

– L’aver clamorosamente sbagliato strada mentre si andava allo stadio “di riserva” di Rijeka (il Kantrida era chiuso per lavori) ed esser finiti davanti ai bar degli ultras croati che avevano preso benissimo la cosa e che volevano invitarci a bere con loro (e non è un modo per dire che volevano pestarci: non credevano all’esistenza di tifosi sammarinesi e ci volevano davvero con loro. Peccato però che i poliziotti non fossero d’accordo… pazienza!).

Di sicuro ne salteranno fuori dalla prossima trasferta di Belfast: l’abbiamo organizzata talmente alla “contadina” che qualcosa salterà sicuramente fuori.

Intervista raccolta da Fabio Luigi Bisio.