«L’indagine di cui vi stiamo parlando è un’indagine sullo spaccio. Lì nasce e lì finisce. C’è coinvolto anche un piccolo gruppo di tifosi, ma non scambiamo le due cose. I tifosi sono tanti, l’Atalanta sta vivendo una stagione incredibile e i tifosi si stanno comportando benissimo. Non stiamo quindi parlando di tifosi, ma di un’operazione contro spacciatori e assuntori di sostanze stupefacenti».

Parliamo dell’indagine denominata “Mai una Gioia”, che vede indagate 26 persone, sottoposte a misure cautelari diverse che vedono: 11 arresti (7 ai domiciliari), 3 obblighi di dimora e infine 5 inviti di presentazione di fronte alla Polizia Giudiziaria, per reati che vanno dallo spaccio all’estorsione fino alla resistenza del pubblico ufficiale.

Le parole virgolettate sopra appartengono al Questore di Bergamo, Girolamo Fabiano; basterebbero queste poche righe per dissipare un polverone che ha coinvolto la Curva dell’Atalanta come protagonista negativa di una vicenda di spaccio, vicenda che interessa singole persone frequentatrici del settore. Invece non basta.

Titoli, su titoli che hanno nell’incipit la parola ultras, o meglio come ultras dell’Atalanta.

“Ultrà dell’Atalanta, a Bergamo 26 arresti per droga”, La Stampa; “Ultrà Atalanta: 20 arresti per spaccio, rapine e violenze negli stadi.” Repubblica, Milano; “Atalanta, blitz della polizia contro ultrà: 26 arresti per spaccio e rapine “, La Gazzetta dello Sport; “Ultras, droga e spaccio: venti arresti Maxioperazione all’alba a Bergamo”, L’Eco di Bergamo.

In un periodo, in cui la fruizione immediata della notizia, porta molti lettori ad accontentarsi del titolo per farsi un’idea di qualsiasi vicenda, tanto più esso sarà accattivante e sensazionalistico e più la notizia, “racchiusa” in un semplice titolo ad effetto, avrà visibilità; non a caso il click-baiting è riuscito a insinuarsi e mietere le peggiori vittime della cattiva informazione.

Pensate ora a questi titoli che leggete sopra, riportati di nei vari tg; l’opinione pubblica avrà pronta la sua condanna.  Tuttavia, il Questore ha ben spiegato che è solo un piccolo gruppo di persone a frequentare la Curva insieme agli altri spazi della città, dove avrebbero commesso quei reati di cui sono imputati; eppure si crea un capovolgimento della notizia che porta l’esercizio illegale di alcuni come attività di una Curva intera.

Le immagini della Polizia, nelle indagini partite nel Settembre 2015, mostrano persone sniffare cocaina in un bar adiacente allo Stadio. Tre le partite incriminate: Atalanta-Napoli, Atalanta-Genoa e Atalanta-Inter. Su quest’ultimo match, sempre sulla scia del capovolgimento della notizia, quelle immagini vengono collegate agli incidenti avvenuti dopo il match nel Gennaio 2016. Questo collegamento, però, non prende in considerazione come gli scontri siano avvenuti in serata, o nel buio pomeridiano post tramonto, al centro di Bergamo e non fuori allo Stadio e quindi vicino al bar adiacente. Infine (come dalle stesse immagini della Polizia appare) attraverso la luce che filtra dalla porta aperta, le persone assumono droga in pieno giorno. Manca qualsiasi legame tra i due momenti.

L’estremizzazione attuata ai danni dei tifosi bergamaschi, precisamente quelli della Curva Pisani atalantina, è il tipico fare di tutta l’erba un fascio. Facile, dunque, scivolare in quel richiamo semiologico che vede, appena si nomina il vasto e di certo complesso Mondo Ultras, un’associazione a qualsiasi fatto di cronaca da condannare.

Eppure la stessa Curva domenica aveva ospitato il sindaco di Amatrice, durante la partita di campionato tra Atalanta- Fiorentina, dopo la solidarietà mostrata dagli ultras atalantini alla popolazione colpita dal sisma: solidarietà che la tifoseria nerazzurra mostrò con gli aquilani qualche anno fa. Notizie passate nell’indifferenza totale.

La Curva può essere paragonabile ad una spugna sociale, capace di racchiudere un micromondo trasversale: tra ceti sociali diversi, in queste varie differenze di classe possono ritrovarsi coloro che compiono atteggiamenti non legali riversandoli, con proprie singole responsabilità, nella stessa Curva. Dunque, possono essere associate queste singole persone ad una tifoseria intera, che in questi anni si è distinta per una militanza in battaglie solidali?

Attuando questo modus operandi, potremmo pensare che, per esempio, tutti i politici siano tossicodipendenti, visti i casi che hanno investito alcuni parlamentari, nel corso di questi anni. Oppure pensare o credere che tutti i giornalisti che si interessano dei casi cronaca nera, ad esempio, attuino una pornografia del dolore, solo perché alcuni giornalisti trattano l’argomento sfruttando il dolore di certe storie e dei protagonisti per avere un ritorno di visibilità e seguito.

Creare categorie, porta a propria volta, ad essere giudicati secondo lo stesso principio di etichettatura.

Gian Luca Sapere