PREMESSA

Gare come queste, un tempo, erano capaci di catalizzare l’entusiasmo di un’intera regione oltre che rappresentare il fiore all’occhiello delle categorie in cui si disputavano. Oggi, nella piena incapacità di gestire anche il più piccolo e insignificante degli eventi, costituiscono solo un ostacolo e una zavorra di cui disfarsi il prima possibile. Come? Sfruttando il sensazionalismo mediatico ed incanalando gli insuccessi di chi siede nelle stanze dei bottoni quasi sempre sull’anello più debole della catena, i tifosi.

Dopo un’andata disputata con un settore ospiti d’emergenza, vista l’ormai cronica chiusura di quello ufficiale del Francioni su ordine della locale Questura, e con un numero ridotto di tifosi ciociari presenti, polemiche e dissapori non dovevano mancare neanche in vista della gara di ritorno. Tanto che a pensar male, verrebbe da dire che tutto ciò rientra in un disegno più grande e studiato a tavolino. Il caso Frosinone-Entella, l’incapacità di Corte d’Appello Federale, Questura e Ministero degli Interni di usare un minimo di elasticità mentale aprendo le porte a tutti in occasione della data scelta in origine per il match, spostando la squalifica alla partita con il Pescara. Si è detto e scritto di tutto, arrivando a rinviare la partita per scegliere la situazione di cui sopra: Tribuna Coperta e Distinti chiusi contro il Pescara e porte aperte per tutti nella gara di recupero contro il Latina.

La colpa di chi è? Ovviamente, a detta delle istituzioni e dei sommi sacerdoti del pallone italiano, degli ultras gialloblu e del loro comunicato in cui invitavano provocatoriamente tutti, ospiti compresi, a non entrare al Matusa in caso di disputa regolare dell’incontro. Ora, da persona che crede di avere un minimo di sale in zucca, io non voglio credere che personaggi abituati a contrastare fenomeni di criminalità come omicidi, rapine e sequestri, si facciano intimorire da un foglio A4 scritto dai supporters frusinati. E’ stata una scusa, un assist imperdibile per loro, che si sono tolti di mezzo qualsiasi responsabilità (come se in questa faccenda se ne fossero mai assunte) scaricando tutto sugli ormai famosi “motivi di ordine pubblico”.

Io ho scelto da che parte stare sin da subito, e dico che il derby non l’hanno rovinato i tifosi del Frosinone, ma l’hanno rovinato i governatori sceriffeschi del calcio italiano, le questure e i prefetti che sanno risolvere e prevenire problemi solo con divieti, chiusure di settori e repressione cieca. Il derby l’ha rovinato il moralismo che da qualche anno serpeggia infame attorno agli stadi, laddove anche gridare terrone o polentone è diventato un insulto razzista, mentre nel Parlamento ci sono ministri che sbeffeggiano i giovani italiani definendoli fannulloni, oppure ci sono capi di partito che auspicano vagoni della metropolitana suddivisi per razza. Poi ci sono quelli, infine, che manifestano davanti ai tribunali per manifestare la propria solidarietà a pluripregiudicati. Ma in questi ultimi casi la follia ultrà sparisce, la vergogna di cui tanti si riempiono la bocca non c’è, e al massimo diventa un fattore folkloristico su cui farcisi due risate sopra. Qua neanche parliamo più dei fatidici due pesi e due misure, qua parliamo proprio di una maniera immonda e distorsiva di vedere la realtà. Una verità filtrata e ampliata in maniera invereconda dai social newtwork, fabbriche di idiozia su cui purtroppo anche analfabeti e clown patentati hanno diritto di dire la loro facendo opinione.

No. Frosinone-Latina non l’hanno rovinata i tifosi. Non ci raccontate stronzate. I tifosi, gli ultras, i simpatizzanti, di ambo le squadre, non mi sembra si siano macchiati di chissà quale reato. I loro detrattori, Lotito e Tavecchio in primis, continuano a manovrare il calcio senza nessun problema, scandalizzandosi per un Moggi che passa ingiudicato, mentre loro ne costituiscono l’estrema appendice. Ritorniamo a vedere il calcio e lo stadio come cose marginali della vita, un luogo dove, salvo episodi davvero gravi, tutto il resto è frutto di una caricatura insita nell’essere umano, che nessuna tessera e nessun decreto può annullare. Sarebbe anche giusto tornare a mettere al centro delle nostre cronache, e delle prime pagine dei giornali, le storie tragiche e micidiali che demoliscono l’Italia giorno dopo giorno. Ecco dove usare la vostra parola vergogna.

Detto ciò, francamente non mi sento neanche di biasimare i tifosi pontini che hanno deciso di boicottare il match di recupero. In origine i biglietti venduti erano 1.400, a dimostrazione di come in una situazione normale, senza chiusure discriminatorie e coattive di settori, lo spettacolo sarebbe stato ben altro. Quando parlate di calcio sano e di come recuperare tifosi pensate a questo. Non a nuovi modi per rompere i coglioni a chi la domenica va sugli spalti.

Tanti supporters nerazzurri hanno vissuto, giustamente, questa vicenda come una mancanza di rispetto nei loro confronti, che avevano affittato pullman e speso soldi per la trasferta. Bastava elasticità mentale e buon senso da parte di tutti quanti, ma quando si tratta di usare queste virtù in tema di stadio i diretti interessati si fanno impossessare da una rigidità scandinava. Mentre se oggetto di ciò diventa una legge incostituzionale o un pasticcio per parsi il proprio culo, tutto vale. Il problema è che nel Belpaese la morale e le regole la stabiliscono i rognosi, quelli infetti, sporchi e puzzolenti. Mentre i puliti, i giusti e i dotti sono costretti a subire e a passare come il pericolo virale per una società che deve stare zitta ed eseguire. Senza batter ciglio. Fanculo. Il derby l’avete rovinato voi, non i tifosi!

LA PARTITA

Non posso far altro che pensare con confusione a tutto ciò mentre il pullman si inoltra in Ciociaria percorrendo l’autostrada. E’ una bella giornata primaverile, fa caldo e si sente l’odore della natura in fiore. Dalla strada dei Monti Lepini arrivo a piedi fino allo stadio. Mancano due ore al fischio d’inizio e in città ci sono già tantissime persone con la sciarpa gialloblu. Il clima derby si assapora e ciò non può che farmi piacere, visto l’asettico grigiore che negli ultimi anni circonda le sfide più sentite.

Centinaia di tifosi sono assiepati nella rotatoria davanti la Curva Nord, in attesa del pullman della squadra. Bandieroni, torce e fumogeni ne salutano l’arrivo, con i cori che già si espandono potenti. Il clima è quello giusto. Dopo le foto e i video di rito comincio ad avvicinarmi alle entrate e una mezz’ora prima del fischio d’inizio sono dentro.

Il primo sguardo va alla mia destra, verso il settore ospiti. Ufficialmente sono circa 500 i biglietti venduti ai latinensi, onestamente credo siano qualcosa in mano. Ripeto, non mi sento certo di giudicare la scelta di chi è rimasto a casa. Inoltre va sempre rammentato che la partita si disputa alle 18 di un giorno lavorativo e per quanto l’Italia sia afflitta dalla disoccupazione, qualcuno che porta a casa la pagnotta ci sta ancora. I gruppi che compongono la Curva Nord ci sono tutti e già dal prepartita si fanno sentire offendendo gli odiati rivali.

Il resto del Matusa registra sold out, con una macchia gialla che si manifesta in buona parte delle gradinate. La Nord è piena come un uovo ed è facilmente intuibile che a inizio partita inscenerà una coreografia. Dopo la squalifica dei Distinti con il Pescara, torna dentro lo stadio anche il gruppo situato nel medesimo settore. Quest’oggi, seguendo l’onda delle altre tribune, i numeri sono quasi raddoppiati. Vedere questo scenario mi fa piacere, ma osservare un settore ospiti pieno solo per un quarto, e soprattutto conoscendone le motivazioni, mi fa comunque esser cosciente di assistere a uno spettacolo a metà. E questo non me lo toglierà nessuno alla testa.

Quando le squadre stanno per fare il loro ingresso in campo mi posiziono per scattare. La Nord fa calare lentamente un telone con raffigurato il Re di Sparta Leonida I contornato da tanti cartoncini con i colori sociali e commentato dallo striscione “Non cedete loro niente ma prendete loro tutto”, liberamente tratta da una frase Leonida pronunciata durante la Battaglia delle Termopili e resa celebre dal film 300. L’appendice sul telone che recita “A Checco” è una chiara dedica a uno storico ultras ciociaro scomparso anni fa. In mezzo a tutto ciò fanno capolino anche qualche torcia e qualche fumogeno.

Su sponda pontina oltre una sciarpata nulla da segnalare dal punto di vista coreografico. I presenti si compattano nella parte bassa del settore facendosi sentire in maniera continua durante la prima frazione di gioco e calando leggermente nella ripresa. Tuttavia vista la situazione, resta davvero complesso dare un giudizio. Certamente chi è venuto, a livello di prestazione, il suo dovere l’ha fatto.

Su sponda casalinga si consuma forse la miglior prestazione della stagione. I frusinati di oggi mi hanno ricordato il Matusa di una decina di anni fa, una curva compatta che ha cantato per tutti i 90′ colorando il settore con bandiere e sciarpe e usufruendo dell’aiuto di un tamburo che penso, mai come oggi, abbia fatto la differenza nel dare ritmo e continuità al tifo ciociaro. Il derby è derby, si sa. E soprattutto quest’anno con un Frosinone che vola in zona promozione c’era d’aspettarsi un clima a dir poco entusiasta da parte dei gialloblu. Con uno stadio che oggettivamente aiuta, vista la conformazione del tutta a ridosso del campo, la prestazione è di alto livello.

In campo la contesa è risolta dal rigore di Dionisi, assegnato nella prima frazione di gioco. Un gol che fa esplodere i tifosi che si prolungano nell’esultanza. Il Latina ci prova e gioca bene, ma un po’ per sterilità offensiva, un po’ per sfortuna, non riesce a trovare il punto del pari. Al triplice fischio sono i gialloblu a levare i pugni al cielo, per un successo che li porta a un solo punto dal Bologna secondo. Resto ancora qualche minuto in tribuna per osservare la festa della Nord, con i giocatori che saltellano soddisfatti. Da sottolineare come anche i calciatori nerazzurri ricevano il plauso dal proprio pubblico, il quale ne ha riconosciuto l’impegno.

Il derby più lungo degli ultimi anni è finito. Ed anche per me è arrivato il momento di andare a casa. Mi incammino con uno stato d’animo misto tra soddisfazione di aver assaporato almeno in parte l’aria di questa sfida e la rabbia per chi continua a gettare e plasmare veleno per rovinare e decapitare il calcio e chi lo segue.

https://www.youtube.com/watch?v=whMJrcBY26I

 

https://www.youtube.com/watch?v=3Y5BIlWI3ZU

 

https://www.youtube.com/watch?v=FoPI4UJM5VM

 

https://www.youtube.com/watch?v=MPqXPlEgUW4

 

https://www.youtube.com/watch?v=HYHdUK0Y6es

 

https://www.youtube.com/watch?v=khjQT_8OKAs

 

https://www.youtube.com/watch?v=54xcQAc4ojA

 

https://www.youtube.com/watch?v=Lm3KgfCmR0A

 

https://www.youtube.com/watch?v=JfVk0eTnNtQ

 

https://www.youtube.com/watch?v=wqsD1JhLTNE

 

https://www.youtube.com/watch?v=0aawa0V-aD8

 

https://www.youtube.com/watch?v=yf8NS6_JyFk