Dopo la serata del De Kuip, l’acqua scrosciante che mi ha ricoperto non risparmiando nessuna parte del mio corpo e il vento che mi ha poco sanamente asciugato sulla via del ritorno, quello che ci vuole, una volta aperti gli occhi nella stanza dell’ostello, è proprio un po’ di luce del sole e la speranza che la pioggia resti solo un ricordo. Non andrà poi molto diversamente.

Nonostante abbia poche ore di sonno addosso, decido di alzarmi di buon’ora per fare un giro di Rotterdam e poi partire alla volta di Nimega, città posta nel sud-est dell’Olanda, a pochi chilometri dal confine con la Germania. Dopo un’ampia colazione mi preparo e, come i migliori turisti giapponesi, esco macchinetta fotografica al collo. Da immortalare non c’è molto in realtà. Qualche palazzo particolare, il ponte di Erasmo da Rotterdam e il porto vecchio. Se avessi più tempo girerei sicuramente qualche museo, ma visto che ho le ore contate preferisco partire, attorno a mezzogiorno, per la mia destinazione.

Nimega, nella provincia della Gheldria, è tradizionalmente la città più antica del Paese, fondata in epoca romana durante l’età di Augusto. Il fatto che la sera si giochi la partita tra la squadra locale, prima nella classifica della Eerste Divisie, e il Roda, secondo, mi attira nel visitarla, abbinando l’interesse turistico a quello calciofilo. Meglio di così, si muore.

Dalla stazione di Rotterdam Centraal salgo sul treno, in direzione Utrecht. Nella città che ha dato i natali a Van Basten ho il cambio con il treno per Nimega . In totale sono 108 chilometri, passando per Arnhem, la città del Vitesse ma anche del celebre ponte distrutto dagli Alleati nella seconda guerra mondiale, durante l’operazione Market Garden.

La partita si gioca alle 20, pertanto ho parecchio tempo per girare a piedi l’intera cittadina, che devo ammettere si rivela molto carina e graziosa. Dopo aver dato un’occhiata al museo civicio decido di incamminarmi verso lo stadio, quando l’orologio segna le 17:30.

Il Goffertstadion dista circa 5 chilometri dal centro. Camminata che percorro con molto piacere, accerchiato dalla miriade di biciclette che occupano ordinatamente le proprie corsie. Donne, uomini, ragazzi e signori attempati, tutti paciosamente sulle due ruote di ritorno dal lavoro alle proprie case. E che case. Uscendo dal downtown infatti, mi accorgo che la qualità delle abitazioni va addirittura migliorando. Tutti piccoli villini a schiera che sprizzano benessere da ogni poro. Me li guardo sconsolato, non tanto perché invidi la loro vita borghese e posata (ma i loro soldi forse sì), quanto per il fatto che da queste parti a 28 anni, nella maggior parte dei casi, non si è costretti a barcamenarsi in situazioni ridicole per trovare un lavoro da pochi Euro l’ora. Sorrido di me stesso riflettendo su quanto possa interessare a questi signori che, oggi, la squadra della loro città sia impegnata in un incontro importante ai fini della promozione in Eredivise. Forse neanche lo sanno.

Mentre penso a tutto ciò, la strada sotto i miei piedi scorre e in 40 minuti arrivo nel Goffert Park, che ospita l’omonimo stadio. Seguo le indicazioni fornitemi dalla gentilissima addetta stampa locale ed arrivo proprio di fronte al pub dove si ritrovano tutti i tifosi del NEC. Si tratta di un locale direttamente gestito dalla società, almeno a giudicare dagli stemmi che campeggiano in ogni dove. Hanno un rapporto un po’ strano con l’alcol da queste parti. In un pub a trenta metri dallo stadio puoi berti tutto ciò che vuoi, poi se lo fai in pieno centro storico, per strada, ti possono comminare un’ammenda.

Ritiro il mio accredito ed entro in sala stampa per caricare il cellulare. Mi guardo attorno, notando i comportamenti dei giornalisti olandesi. Su due piedi direi che sono molto più rilassati dei nostri, anche se va detto che convivono sicuramente con realtà meno stressate e problematiche.

Quando manca mezz’ora al fischio d’inizio sono pronto per entrare in campo, macchinetta al collo e pettorina ufficiale della Lega olandese. Forse neanche nei miei sogni più strani avrei creduto, un giorno, di essere qui per assistere a un match tra il NEC e il Roda. Due compagini che finora conoscevo più che altro per averle viste alla Playstation e aver letto i loro nomi sulle classifiche dei rispettivi campionati disputati. Ho vaghi ricordi di una gara di Coppa Uefa disputata dal Roda contro il Milan, ma niente più. Mentre ricordo perfettamente il Nijmegen battere l’Udinese, sempre in Coppa Uefa.

Chiuso il cassetto dei ricordi posso gustarmi la serata. Lo stadio, neanche a dirlo, è semplicemente perfetto. Spalti attaccati al campo, piccolo, raccolto e ordinato. Se dentro ci fossero gli ultras sarebbe a dir poco l’optimum. Ma questo è un discorso complesso per l’Olanda. Come già detto nel racconto di Rotterdam, qui non esistono, salvo rare eccezioni, gruppi ultras, almeno per come li intendiamo noi.

Andiamo con ordine. Nel settore ospiti si registra il tutto esaurito con circa 200 tifosi provenienti da Kerkrade, estremo sud dell’Olanda. Noto con discreto piacere che hanno con sé striscioni e tamburo, anche se tuttavia la cosa non si rivelerà poi tanto stimolante per loro.

Quando mancano una decina di minuti al fischio d’inizio, entrano in campo alcuni ragazzi che indossano magliette per Rocky, un tifoso del NEC scomparso di recente. In mano hanno tutti quanti una torcia, e già questo mi fa capire la diversa concezione di ordine pubblico che si ha, almeno nelle gare interne, da queste parti. Mi bastano pochi secondi per capire costa stia succedendo, uno show pirotecnico celebra il ricordo di Rocky. Tutto lo stadio applaude, compresi gli ospiti che gli dedicano uno striscione.

A questo punto ognuno torna al suo posto e sul terreno di gioco entrano una miriade di bambini con tante bandiere del club. L’entrata in campo delle squadre viene salutata da una coreografia fatta di cartoncini rossoverdi che vengono alzati da tutto lo stadio, fatta eccezione per l’angoletto dove si trova uno dei due gruppi di tifosi più accesi. Nel settore ospiti bella sbandierata e una torcia accesa.

Come successo al De Kuip di Rotterdam, anche qui il prepartita e la presentazione delle formazioni sono caratterizzate da musiche alquanto trash che tutti i presenti seguono con trasporto. Io la prendo a ridere, capendo che in fondo si tratta del loro costume, che ormai non si discosta poi tanto da quello italiano.

Mi posiziono inizialmente davanti la curva di casa. Nel settore tutti seguono la partita in piedi, ma i cori partono sempre dal gruppetto posizionato nell’angolo alla mia destra o da quello in tribuna. Peraltro non posso far a meno di notare, tra questi ultimi, qualche faccia tutt’altro che rassicurante. Lo stile è quello tipicamente olandese. Un’ossatura hooligans colorata da alcuni aspetti ultras, come striscioni e fumogeni.

Anche qua vale lo stesso discorso fatto per i tifosi del Feyenoord, nonostante sia un modo di tifare che non ami, nel complesso il loro compito lo fanno. Aiutati dalla squadra che macina gioco e gol, surclassando gli avversari e mettendo in evidenza tutta la pochezza di un campionato come quello della seconda divisione olandese, si producono in numerosi boati che coinvolgono l’intero stadio, offrendo anche qualche bella manata.

Chiaro che non sia questa la partita da cui aspettarsi il tifo infernale, però se devo essere sincero, viste le pretese di tifo che le due tifoserie sembrano avere, molto meglio i padroni di casa. I ragazzi del Roda infatti, si ritrovano spesso a cantare in trenta, suonando il tamburo anche nei momenti di stanca più per far rumore che per dare ritmo ai cori. Insomma, danno l’idea di avere una concezione alquanto primordiale dell’essere ultras. Ma questo è un qualcosa che ho avuto modo di constatare sia a Nimega che a Rotterdam. Il tifo dei Paesi Bassi è anni luci indietro rispetto ad altri paesi del Vecchio Continente, spesso un ibrido tra hooligans, spontaneismo e ultras.

Il campo esprime un chiaro verdetto, con il NEC vincitore per 3-0 che si porta a + 16 proprio sul Roda, mettendo più di un piede in Eredivisie. Lo stadio ringrazia i propri giocatori che, al termine della gara, si intrattengono almeno un altro quarto d’ora a festeggiare, mentre i tifosi ospiti tolgono le pezze cinque minuti prima del termine, mettendone uno di protesta che recita: “Tot volgend jaar”, letteralmente dovrebbe essere un qualcosa tipo “Se ne riparla l’anno prossimo”.

Ho il tempo giusto per buttare un’occhio sulle hostess del NEC, impegnate in un balletto da lapdance più idoneo alla Red Zone di Amsterdam che ad uno stadio di calcio. Ma tutto sommato ci sta, l’ambiente è frizzantino e sente la promozione a un passo. Consegno la mia pettorina e mi avvio con una certa velocità verso la stazione ferroviaria. Ci sono treni quasi tutta la notte per Rotterdam, ma all’indomani la sveglia suonerà presto. C’è Borussia Dortmund-Schalke 04 ad attendermi. E quello di Nimega è stato senz’altro un antipasto gustoso e divertente.

Simone Meloni.

https://www.youtube.com/watch?v=krEW1bFP2N8