Decido questa domenica di avventurarmi a Galatina, dove si disputerà il primo round della finale di Coppa di Eccellenza Pugliese tra Manduria e Molfetta. Arrivo con largo anticipo nella cittadina in provincia di Lecce; fortunatamente il vento pungente è tiepidamente riscaldato da un piacevole sole che smorza il mio passaggio dal piacevole tepore del treno alla realtà invernale appena sceso da esso.

Opto come sempre per le ipotesi più difficili e più lunghe in termini di tempo, ma lo faccio anche per ammirare tutto ciò che una macchina su una tangenziale non permette di fare, attraversando i paesaggi e le varie stazioni semi-abbandonate a se stesse, con un treno che scorre quasi a passo d’uomo per i vari paesi del Salento. Arrivo intorno alle 12.45 a Galatina e denoto subito che, nonostante sia domenica, stazione e piazzale antistante sono praticamente deserti: uno scenario surreale, considerando il giorno festivo.

Visto che la partita è programmata alle 16.30, avendo a disposizione diverse ore e conoscendo il percorso a piedi che mi condurrà allo stadio, decido di farmi una passeggiata nel centro storico e trovare un rifugio caldo dove mangiare qualcosa. Rimango colpito in positivo, per quello che mostra questa cittadina. La Basilica di Santa Caterina è uno spettacolo ai miei occhi, nonostante io sia ignorante in materia: quanto meno l’arte e la bellezza ai blasfemi si manifestano come epifanie, senza bisogno di sovrastrutture culturali talvolta fuorvianti. Il centro storico, con la Chiesa Madre dei Santi Pietro e Paolo, merita veramente di essere visto; passando tra le varie viuzze, noto i classici adesivi attaccati praticamente ovunque sui cartelli stradali dagli Ultras Galatina, come a voler marchiare il territorio, senza ovviamente rovinare nemmeno un singolo muro di questa bella cittadina.

Era una giusta premessa, poiché trattiamo tifocronache; non per altro, riesco a trovare nella quiete del centro storico una tavola calda, dove riesco a scaldarmi e a mangiare qualcosa di casereccio prima di raggiungere lo stadio “Pippi Specchia”. Non di meno poi mi scalda la camminata che mi conduce ad esso, lunga ma piacevole in barba al vento gelido. Al mio arrivo cala però di nuovo il gelo: alla richiesta di usufruire del mio accredito come fotografo, regolarmente inoltrato, trovo in risposta facce esterrefatte, che non sapevano nemmeno di cosa parlassi: eppure siamo a una finale di Coppa Eccellenza! Alla fine riesco comunque ad accedere all’impianto pur con un biglietto vecchio stile e a guadagnare il terreno di gioco dove, in attesa dell’inizio della partita, cerco di riscaldarmi nella parte del campo dove batte ancora un po’ di sole, che di lì a poco lascerà il posto alla penetrante umidità invernale.

A ridosso dell’inizio della partita il colpo d’occhio non è indifferente: la tribuna coperta è quasi interamente gremita dal popolo biancoverde, supportato dagli amici di Taurisano e di Galatina, che ospitano dunque non solo la partita ma anche i propri gemellati. La tribuna scoperta è invece popolata da una nutrita rappresentanza biancorossa proveniente da Molfetta, che gode del tiepido sole frontale, almeno per la prima mezzora della partita.

Lo spettacolo all’entrata dei giocatori è quello che ci si potrebbe aspettare da una finale: un telone molto curato viene fatto scendere ottimamente nel settore manduriano con la scritta “dal 1926 vanto e gloria della nostra città”, con la città stessa disegnata sullo sfondo, mentre il settore molfettese opta per una cartata vecchio stile. Entrambe le fazioni realizzano coreografie semplici ma belle, diventa pertanto difficile immortalare ogni singolo momento di questa atmosfera che, tutto è, tranne di Eccellenza.

Partendo dal settore di casa: nulla da dire, nonostante li abbia visti raramente in azione, oggi mi danno un’importante conferma di essere una tifoseria passionale e concretamente organizzata sul piano del tifo. Tante bandiere, manate belle fitte, cori a ripetere possenti. Forse questa è una partita che non fa testo, ma lasciatemi dire, resto davvero sorpreso da questa tifoseria che, verso il finale, ringrazia la città di Galatina con uno striscione. Non mancano in ultima istanza nemmeno i cori per gli ultras e i diffidati.

Nel classico settore ospiti i molfettesi, invece, si compattano centralmente, tutti dietro lo striscione ”Amore senza fine”: striscione molto ben fatto, con caratteri tridimensionali, che mette in risalto l’accuratezza nello stile, nonostante sia di carta e fatto a mano. Davvero molto bello! Il loro tifo, come i dirimpettai è decisamente buono. Tifoseria di esperienza, che ha ritrovato entusiasmo dopo anni bistrattati, conditi da fallimenti e retrocessioni, dove gli unici rimasti in piedi sono stati i soliti ultras, difensori a prescindere della propria città. Le manate sono molto folte, bandieroni e bandierine di pregevole fattura come tutto il resto del loro materiale. Realizzano una buona sciarpata, non mancano cori contro gli odiati biscegliesi e le tante torce accese durante la partita sono la loro personale ciliegina sulla torta.

Nel complesso, la partita sugli spalti finisce come in campo, in parità. Due tifoserie che meriterebbero entrambe la coppa, ma purtroppo una sola di queste la spunterà nell’attesissimo ritorno del 4 febbraio, dove cercherò di non mancare e dove non mancherà sicuramente lo spettacolo sugli spalti. Senza andarlo a cercare in paesi esotici con formule improbabili che banalizzano trofei già di per sé di dubbio valore, per trovare il valore aggiunto del nostro calcio basta anche solo immergersi nei meandri del nostro calcio. Categorie minori sulla carta ma grondanti di passione.

Catello Onina