Il 6 e 7 maggio si è svolto a Madrid il meeting dell’European Leagues, organizzazione che rappresenta gli interessi delle Leghe nazionali professionistiche in Europa, in cui oltre 200 club si sono ritrovati per confrontarsi e scegliere una strategia per scongiurare la proposta di riforma delle coppe europee promossa dall’ECA, guidata da Andrea Agnelli. Presenti 22 club italiani, 15 di Serie A e 7 di B, più l’ad della Lega Serie A, Luigi De Siervo. Assenti Juventus, Milan, Inter, Roma e Frosinone.

Nel meeting del 7 maggio si sono tenute delle interessanti presentazioni con gli scenari e le simulazioni dell’impatto della riforma proposta, ed è stata presentate una proposta alternativa volta ad una maggiore equità nella redistribuzione dei ricavi TV e alla tutela dei club medio-piccoli (qui, qui, qui e qui alcune delle slide passate nel corso dell’evento).

Ospiti dell’incontro, per un panel dedicato all’ascolto della voce dei tifosi sulla questione, le due organizzazioni che operano a livello europeo per la promozione della partecipazione attiva e la tutela dei supporters, SD Europe e la Football Supporters Europe (FSE), che hanno evidenziato le numerose criticità che la nuova competizione potrebbe creare all’intero universo dei campionati nazionali, proponendo suggerimenti e percorsi diametralmente opposti a quanto voluto dai padroni del calcio europeo.

Antonia Hagemann, CEO di SD Europe, intervenuta insieme alla FSE all’European Leagues Club Advisory Platform sul problema del crescente divario tra i club grandi e piccoli e l’onere che questo comporta per i tifosi:

“I contributi di solidarietà e la redistribuzione dei proventi devono essere necessariamente rivisti. Non solo per quei club che partecipano alle competizioni ma anche per quelli che non gareggiano”.

“La corsa per le prime posizioni ha portato a spese eccessive e fallimenti. In prezzi più alti dei biglietti e meno coinvolgimento della comunità. Una competizione più elitaria potrebbe ulteriormente aumentare questo divario. Ma non è solo la Champions League, il divario sta crescendo a livello nazionale e la questione deve essere affrontata”.

“Il calcio nel suo insieme, a livello nazionale, deve essere riformato, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, tifosi compresi. La governance dei club deve essere migliorata per sopravvivere e prosperare. I club di piccole e medie dimensioni, che non sono stati sufficientemente rappresentati in passato, devono considerare la possibilità di creare una struttura separata per organizzare e articolare i propri interessi e svolgere un ruolo nei processi decisionali a livello europeo e internazionale”

La proposta di Agnelli, le cui linee sono state divulgate da Football Leaks nei mesi passati, prevede una riforma generale delle competizioni europee, con condizioni di accesso diseguali e un discutibile sistema di promozione/retrocessione, per favorire la creazione di una Super Champions con 32 squadre suddivise in quattro gironi per aumentate il numero di partite per club, contro le sei attuali.

Le dinamiche promozione/retrocessione della nuova proposta: le prime quattro classificate di ogni girone guadagneranno l’ingresso agli ottavi e saranno qualificate anche all’edizione successiva della competizione, insieme alle quinte di ogni gruppo. Sesto e settimo posto si giocheranno uno spareggio andata/ritorno per qualificarsi alla Champions League della stagione successiva. La perdente retrocederà nell’Europa League mentre l’ottava e ultima di ogni girone disputerà i preliminari di EL. Il sistema creerà così 24 squadre su 32 che vengono ammesse di diritto alla Champions League dell’anno seguente, accedendo ad incassi sicuri nonostante l’andamento nei propri campionati locali.

L’aumento dei match comporterà lo spostamento delle partite dei campionati nazionali in mezzo alla settimana, lasciando lo slot del weekend alle partite europee. Di fatto uno stravolgimento che andrà a colpire pesantemente la fanbase dei club medio-piccoli che non prenderanno parte alla ricca competizione. I club da un lato saranno espropriati dei propri tifosi, inevitabilmente attirati dal clamore mediatico che seguirà la nuova competizione, dall’altro troveranno ancora maggiori difficoltà nel sopravvivere e svilupparsi, in quanto le dinamiche di accentramento delle risorse che si creeranno andranno ad alimentare una spirale al ribasso.

Critiche dai tifosi anche sul metodo privo di trasparenza che l’ECA ha usato per proporre la riforma con Ronan Evain della FSE che ha detto:

“L’ECA non ha alcun mandato o autorità per parlare a nome dei tifosi. I supporter hanno corpi rappresentativi ad ogni livello del calcio. Parliamo per noi stessi. Le riforme proposte avranno un effetto diretto su tutti gli appassionati in Europa. Le partite europee nei fine settimana sono un punto di non ritorno. Ciò significherebbe ancora più partite di campionato infrasettimanali, che saranno una catastrofe per ogni tifoso in trasferta”.

“Non siamo contro tutti i cambiamenti. Sappiamo che le cose devono migliorare. Ma la mancanza di trasparenza attorno a queste riforme dipinge un quadro terribile su come vengono prese le decisioni che riguardano tutti gli appassionati di calcio”.

Una competizione che non sarà solo per club ricchi, ma anche per tifosi benestanti. Appare scontato infatti che una nuova competizione così strutturata possa determinare un aumento sensibile dei prezzi per le partite, materiale tecnico dei club, costi per le trasferte (voli e hotel nel weekend hanno già una costo medio superiore rispetto ai giorni intermedi della settimana), ecc. Oltre a rendere complicate nei turni infrasettimanali le trasferte per i campionati nazionali. Un altro passo verso la trasformazione del tifoso in cliente e verso la definitiva distruzione della passione popolare che ha dato il successo a questo sport, inevitabilmente tagliata fuori.

Campionati nazionali svuotati di interesse e relegati ad un parco allenamento per i grandi club che, forti dello strapotere economico, deprederanno a saldo, viste le difficoltà economiche che sopraggiungeranno, i club più piccoli dei migliori giocatori, più di quanto già accade oggi. A cui si aggiunge il rischio che la “corsa all’oro” della Super Champions si traduca in un aumento della propensione all’indebitamento per i club di fascia medio alta, in molti casi già ora incapaci di produrre risorse senza necessariamente dipendere dai risulti sportivi e dai premi partecipazione alle competizioni europee.

Vogliamo davvero tutto questo?

Stefano Pagnozzi