E’ una tipica serata di febbraio a Roma. Fa freddo, c’è poca gente in giro e persino il viaggio in metropolitana, direzione centro, corre senza la tipica calca che nei messi primaverili ed estivi è pronta a schiacciarti anche nelle ore meno aspettate all’interno dei vagoni della Linea A. Insomma, è una di quelle serate in cui senti ancora la città come un qualcosa di “tuo”. Perché in giro ci sono solo romani, taciturni e con poca voglia di mescolarsi al caos creato sovente dai turisti disordinati e, a volte, fin troppo fastidiosi.

Essendo in leggero ritardo, prendo la volo lo storico tram numero 2 (ex 225) che fa capolinea in Piazza Mancini, “storico” per chiunque frequenti lo Stadio Olimpico, il Palazzetto e, in passato, lo Stadio Flaminio. Stasera è in programma l’ultima partita del secondo girone di Eurocup al PalaTiziano. Per l’occasione la Virtus ospita il CAI Zaragoza. Una partita pressoché inutile, con le due squadre già qualificate ai sedicesimi, che può fungere da allenamento per romani ed iberici.

Neanche a dirlo, il palazzetto è semivuoto, registrando probabilmente la minima affluenza stagionale. Purtroppo finora non c’è stata opportunità di ammirare tifoserie al seguito delle compagini continentali che sono sbarcate di volta in volta a Roma. E anche stasera la storia non cambia, nonostante la presenza di qualche ragazzo con la sciarpa biancorossa, che però si limita a seguire la partita da seduto lanciando, di tanto in tanto, il coro “Cai, Cai!”, più simile al lamento di un cane in difficoltà che alle movenze di una tifoseria.

Ma come detto in precedenza, queste serate, vista la povertà di pubblico, sono generalmente un banco di prova per la goliardia della Curva Ancilotto. Anche oggi le Brigate non si fanno sfuggire l’occasione e affrontano i 40’ nella maniera più spensierata possibile, sbeffeggiando molti volti sonnolenti e rintontiti del palazzetto, oltre che omaggiare le procaci pulzelle presenti. C’è da dire, tuttavia, che rispetto alla precedente gara di campionato contro Capo d’Orlando, il gruppo sembra esser rinvigorito, dando una maggiore impressione di compattezza e tifando praticamente per tutta la partita con ottime manate e cori a rispondere.

In campo la Virtus annienta l’avversario, confermando il curioso trend che quest’anno la vede disputare ottime gare in campo europeo, al cospetto di un campionato dove troppo spesso i capitolini hanno zoppicato anche contro avversari alla propria portata. Finisce così, con l’applauso dei pochi intimi presenti e l’abbraccio della curva ai giocatori di casa. Uno dei momenti più belli che questo sport possa fornire.

Per quanto mi riguarda, c’è l’ultima metropolitana delle 23,30 ad aspettarmi. Così mi lascio alle spalle il PalaTiziano e, come cantava Natalino Otto, “Solo me ne vo per la città”. Tante volte, come sugli spalti desolati di questa sera, meglio soli che male accompagnati.

Simone Meloni