Ho sempre ritenuto che alla base della popolarità di uno sport come il calcio ci sia quel senso di campanilismo tra due compagini, che ovviamente si estende ai legittimi supporter, in grado di alimentare una passione ma soprattutto una rivalità tale da accendere letteralmente quelle gare che molto spesso vengono denominate, anche per la posizione geografica, “derby”.

Questo astio calcistico è sempre stato indipendente da qualsivoglia risultato ma soprattutto categoria, cosicché accanto ai tradizionali e famosi derby d’Italia come Milan e Inter o Roma e Lazio, se ne sono sempre accompagnati centinaia sparsi in tutta la Penisola, capaci di mobilitare interi paesi sebbene si possa trattare, per la maggior parte dei casi, di una categoria strettamente dilettantistica.

Proprio questo amore ed interesse per tali match, a cui possiamo concedere tranquillamente l’aggettivo “di cartello”, mi ha portato ad inoltrarmi questa domenica nella “vicina” Basilicata laddove, in occasione della 4a giornata valida per il campionato di Eccellenza, si disputa la sfida fra i gialloverdi del Melfi ed i “briganti” del Rionero. Una partita in queste zone sentitissima vuoi perché le due cittadine distano poco più di 10 km tra loro, vuoi per quel senso di territorialità che le contraddistingue e che ha fatto sì che nel corso degli anni, così come tutt’ora, si estendesse un continuo desiderio da parte di entrambe le tifoserie di voler dimostrare la rispettiva “superiorità”.

Proprio per tali motivi quest’oggi sono stimati davvero un bel numero di spettatori. Ma procediamo con ordine. Dopo due ore di treno che sembrano interminabili, giungo il quel di Potenza per spostarmi poi, con largo anticipo, nella vicina Melfi. Fin dai primi istanti in cui metto piede nella cittadina melfitana è ben tangibile quel tipo di tensione che solo chi è abituato a certe situazioni e a certi derby può comprendere. In giro tanti sono i ragazzi che, sciarpa al collo, si dirigono verso lo stadio o meglio, per essere precisi, in prossimità di esso. Infatti mi accorgo che per questa sfida la curva gialloverde ha organizzato un corteo in modo da compattare l’intera tifoseria e creare quell’atmosfera positiva e coinvolgente già nel pre-gara.

L’inizio della partita è fissato alle 15.30 ma, mai come oggi, il risultato in campo è davvero l’ultima cosa che mi interessa. Alle 15 già sono dentro l’impianto “Arturo Valerio” e fremo dalla voglia di vedere in azione non solo i padroni di casa di cui già ho avuto un assaggio poco prima, ma anche gli ospiti. Dati ufficiali riportano 500 tagliandi staccati dai bianconeri di Rionero, pronti ad invadere la tanto odiata Melfi con diversi pullman e una carovana di auto.

Nemmeno il tempo di preparare l’attrezzatura fotografica che, dall’esterno dello stadio, riecheggiano cori potentissimi delle due tifoserie. Immediatamente mi posiziono in prossimità dell’unico settore esistente, oltre alla tribuna, destinato ad accogliere i tifosi di tutte e due le squadre. Essi sono separate da un’unica barriera, da qualche rete e da un piccolo spazio lasciato vuoto per motivi di sicurezza e costeggiato da numerosi steward.

I primi ad entrare nel proprio settore sono i melfitani. Mi rendo conto che sono davvero tanti, in un attimo riempiono l’intera curva, posizionano i loro striscioni e iniziano a montare i bandieroni. Poco dopo tocca ai rioneresi. Quest’ultimi non sono da meno, infatti optano per un’entrata compatta intonando cori contro i gialloverdi. Proprio il loro ingresso in curva mi ha colpito particolarmente. Tutti vestiti in nero e con in mano aste di bandierine che, come possiamo immaginare, possono avere anche un altro scopo oltre alla semplice coreografia.

I “briganti”, soprannome di cui vanno orgogliosamente fieri, appendono immediatamente le loro pezze e tra queste spiccano due dei gemellati di Potenza, presenti anch’essi per questo accesissimo derby. Seguono quindi minuti di pura adrenalina. Mi ritrovo dinanzi due tifoserie inferocite che si “scambiano” da lontano di tutto. Volano aste, torce ed esplode qualche petardo oltre ovviamente ad un tifo infernale. Queste “manifestazioni di affetto” provocano però uno slittamento dell’inizio del match. Il direttore di gara, infatti, invita i rispettivi capitani delle due squadre ad andare a placare gli animi fin troppo accesi dei propri sostenitori, per poter garantire così il normale svolgimento della partita.

Dopo 15 minuti di ritardo si comincia. Anche in questo caso rimango completamente di spalle al campo perché, seppur la situazione risulti sotto controllo per quanto riguarda l’ordine pubblico, sia i melfitani che i rioneresi fanno rimbombare i propri cori gareggiando a suon di battimani, striscioni ed insulti. Di questo spettacolo quindi non voglio perdermi nemmeno un minuto.

Mi rendo conto solamente dopo un po’, forse per la troppa tensione del momento, che la cornice di pubblico è davvero impressionante considerando che si tratta comunque di una partita di Eccellenza. Gli spettatori in totale, infatti, sono circa 2000. Concentrandoci, invece, più dettagliatamente sulle singole tifoserie organizzate, si può notare, già a primo impatto alcune importanti elementi che le differenziano profondamente. I melfitani preferiscono uno stile più “all’italiana” con numerosi striscioni, bandieroni, due aste e pezze che creano un effetto davvero molto positivo. Non a caso decidono di iniziare la gara proprio con un’imponente sciarpata.

Per quanto riguarda i rioneresi, il loro portamento e stile lo definirei più “britannico”: un unico bandierone raffigurante il famoso brigante Carmine Crocco, 5/6 pezze davvero d’impatto e una compattezza molto rara di questi tempi. Ultima nota, strettamente personale, è quel colore nero che caratterizza tutto il loro materiale che mi ha ricordato, ad un primo sguardo, i “Grobari” del Partizan, ovviamente fatte le debite proporzioni e restando nell’ambito della stretta considerazione cromatica.

Una caratteristica comune d’altra parte è quella assiduità nel cantare e nel sostenere ad alti livelli per tutti i 90 minuti. Per intenderci, ogni coro alzato dall’una o dall’altra tifoseria raggiunge e mantiene costantemente un picco per poi terminare solo quando i lanciacori decidono di cambiare.

In campo invece, la gara termina uno a zero per il Melfi che si consolida in prima posizione, mentre se volessi sbilanciarmi sulle tifoserie opterei per un pareggio, sia perché entrambe mi hanno colpito positivamente, sia perché è stata la prima volta che le ho viste all’opera ed esperienza insegna di non trarre mai giudizi definitivi considerando un’unica sfida.

Lascio l’Arturo Valerio davvero soddisfatto per una giornata difficile da dimenticare e soprattutto con la convinzione che, ai giorni nostri, per assistere ad un tifo più genuino e vecchio stampo bisogna per forza ripiegare sulle categorie inferiori. Eppure per tutto il viaggio di ritorno ed ancora adesso mi tartassa un pensiero o più correttamente una domanda retorica e spontanea: “Cosa ci fanno queste due tifoserie in Eccellenza?”

Testo di Vincenzo Amore.
Foto di Vincenzo Amore e Pier Paolo Sacco.