Nel calcio, come nella vita, contano le motivazioni. Il Messina doveva vincere a tutti i costi per non staccarsi dal treno salvezza, mentre l’Altamura arrivava in riva allo Stretto con la testa libera, forte di una classifica tranquilla che rasenta la matematica permanenza.

Lo stadio di casa, il più grande di Sicilia e terzo del Sud dopo Napoli e Bari, fu costruito nei giorni del ritorno in serie A dei siciliani. Gli oltre 27.000 abbonati di allora sono solo un pallido ricordo; oggi invece i settori aperti sono due: un lembo di tribuna coperta e la Curva Sud. Oltre 4.500 tifosi messinesi presenti per questo delicato match, con tutte le sigle del tifo peloritano al solito posto: FedelissimiGioventùFracidiNocsUragano CEP, ecc.

Il tifo è continuo, compatto ma soprattutto non registra pause, questo nonostante un impianto che ostacola il calore.

Nel corso della partita vengono alzati contemporaneamente due striscioni nelle zone della curva occupate dalla Gioventù e dai Fracidi che omaggiano il ritorno dei diffidati. Il 3-1 finale ridà speranza a una piazza che meriterebbe sicuramente ben altri palcoscenici.

Dall’altro lato, gli altamurani sono poco meno di un centinaio di unità. Viaggio lungo e pesante, affrontato con pullman, transit e qualche macchina. Arrivano nei pressi della città con uno striscione, aperto all’esterno del settore ospiti, per accogliere il rientro di un loro diffidato. Entrano compatti, con bandiere e due aste subito alzate. Il tifo è condotto senza tamburo, come nella loro tradizione, ma riesce ad essere comunque coinvolgente. Sciarpe fitte, colore ovunque, a dimostrazione che il folklore ultrà non è morto, anzi continua a resistere. Quest’ultima appare una scelta in controtendenza con lo stile ormai sobrio sposato da molte realtà ultras italiane che invece preferiscono girare senza nemmeno più alzare al cielo la sciarpa del proprio club, in antitesi con l’indole appunto anche folkloristica del movimento ultras, fenomeno quest’ultimo sì ribelle ma anche di costume, in cui il colore dovrebbe essere il tratto caratteristico che poi rende anche più “saporito e gustoso” il confronto ultras sugli spalti. Come per i padroni di casa, anche per gli ultras avversari il settore ospiti è un freno. Mal progettato, lontano dal campo, dispersivo, non aiuta di certo i biancorossi a farsi sentire.

Sul campo l’Altamura gioca senza particolari pressioni, consapevole di aver fatto tanto: neopromossa, metà campionato giocato lontano da casa, eppure lì, a un passo dalla salvezza.

Alla fine a spuntarla è il Messina; i messinesi restano quindi così, aggrappati alla speranza di una salvezza da raggiungere sul campo che potrebbe comunque non bastare vista la delicata situazione finanziaria che sta mettendo in serio pericolo, per l’ennesima volta, il futuro di uno dei club più importanti della Sicilia.

Testo di Michele D’Urso

Foto di Paolo Furrer