Quella fra Messina e Catanzaro è una vera e propria classica del calcio meridionale con al suo attivo tantissimi incontri disputati tra le due compagini, tra coppa e campionato, anche se purtroppo quasi tutte in Serie C.

Una sfida che si è sempre contraddistinta per i suoi tratti ruvidi, epici, spigolosi, dentro e anche fuori il rettangolo di gioco, dove spesso le cronache hanno raccontato di giornate movimentate prima, durante e dopo questo match dagli alti contenuti campanilistici.

Proprio per questo il servizio d’ordine odierno si presenta letteralmente imponente con un percorso sicuro creato per gli ospiti che una volta sbarcati, vengono contingentati tutti nel porto commerciale della città dello Stretto, che si trova a pochi km dallo stadio, e passando dalla tangenziale strettamente sorvegliata, convogliati direttamente dentro il settore ospiti azzerando di fatto qualsivoglia possibilità di contatto tra le due fazioni.

Le aquile, che vantano una squadra capolista dimostratasi fuori categoria sul campo, vengono seguite da 800 tifosi (praticamente tutti i biglietti messi a loro disposizione) che prendono posto nel settore ospiti a ridosso del fischio di inizio, con le immancabili sigle del tifo organizzato al seguito, UC su tutti a menar le danze.

Al San Filippo dunque, vuoi per la gara, che come detto è sempre molto sentita, vuoi per i segnali confortanti lanciati dai biancoscudati dopo la rivoluzione tecnica dei primi di Gennaio, si registra una maggiore partecipazione di pubblico, anche se di fatto la curva si presenta sempre in aperta contestazione e spoglia di qualsiasi drappo e forma di colore ad esclusione dell’immancabile “SCIOTTO VATTENE”. Un tifo che nel corso della gara risulta privo di fronzoli, asciutto, a tratti rabbioso ma sempre costante; alternato dai cori contro la società a cui vengono  “dedicati”, ancor prima dei rivali,  messaggi non certo idilliaci . C’è persino chi, sponda Messina, preferisce restare fuori nelle zone limitrofe lo stadio, continuando di fatto a presenziare fisicamente solo in trasferta.

I catanzaresi, che si presentano colorati e coordinati come già accennato dagli storici UC’73, punzecchiano subito i padroni di casa con un “Dove sono gli ultras?” al quale la sud messinese risponde compatta con “A Messina non sei entrato…” alludendo agli scontri dell’agosto 2013 in coppa Italia allorquando la polizia, per evitare ulteriori contatti fra le fazioni, non trovo di meglio da fare che riaccompagnare i catanzaresi agli imbarchi, impedendo loro di vedere la partita. 

Tornando all’attualità, il tifo è assolutamente di ottima qualità da ambo le parti con manate, cori a ripetere, insulti reciproci e tutto il classico repertorio di due tifoserie importanti che però vivono momenti contrapposti, anche con ovvia e diversa partecipazione numerica che va sempre opportunamente contestualizzata relativamente all’analisi del loro operato.

In campo passa in vantaggio il Catanzaro nei minuti di recupero del primo tempo, mandando in estasi i propri supporter mentre i padroni di casa vengono accompagnati negli spogliatoi dagli incessanti cori della Sud che, nonostante lo svantaggio e l’enorme divario tecnico, riconosce alla squadra di star lottando su ogni palla e, per quelle che sono le armi a sua disposizione, di provare a giocarsela.

Nella ripresa i decibel nell’impianto co-intitolato a Franco Scoglio, si alzano definitivamente quando il Messina trova il pareggio e rischia, addirittura, di passare in vantaggio. Nonostante il forcing finale della capolista, la ritrovata squadra di casa di mister Raciti riesce a portare a casa un punto che fa classifica e tanto, tanto morale.

Da segnalare l’esposizione di uno striscione messinese rivolto al patron Sciotto, che al termine della gara vinta con l’Avellino, dopo mesi di assoluto silenzio, era tornato a rilasciare interviste lamentandosi del fatto che non poteva mettere piede allo stadio a causa della contestazione circoscritta “ai soliti trenta” con cui è poi stato firmato lo striscione stesso. Notevole anche la sciarpata con cui i giallorossi calabresi salutano e ringraziano la propria squadra. Picco di colore da sempre cifra stilistica di questa tifoseria, che finalmente quest’anno ha trovato una squadra all’altezza dei propri sogni e del proprio blasone.

Foto di Paolo Furrer
Testo a cura della redazione