Quella tra Messina e Foggia non è solo una sfida salvezza: su entrambi i club incombe infatti lo spettro dell’ennesimo fallimento, e la salvezza sul campo potrebbe non bastare a evitare il baratro. I siciliani, ormai agonizzanti da diverse stagioni, sembrano non trovare risposte nemmeno nel recente cambio al vertice. I pugliesi, dal canto loro, dopo i proclami estivi del presidente Canonico, cercano di aggrapparsi alla salvezza sperando al contempo nell’arrivo di una nuova proprietà.
Con queste premesse è andato in scena l’atto finale di una stagione da incubo per due tifoserie segnate da annate travagliate, vissute più nelle aule dei tribunali che sul rettangolo verde.
A guastare ulteriormente la giornata ci ha pensato l’Osservatorio, che dispone la chiusura del settore ospiti.
Nonostante queste premesse il “Franco Scoglio” ha registrato il sold out, lcon circa 7.000 spettatori sugli spalti. Va ricordato che l’impianto messinese ha una sorta di “doppia omologazione” che varia in base all’evento ospitato: quando in campo scendono i giallorossi, la capienza massima è fissata a 6.900 spettatori, un numero che aumenta notevolmente in occasione di eventi non sportivi. Ne è esempio il concerto di Vasco Rossi, che sullo stesso prato per le sue due tappe di giugno ha venduto ben 82.000 biglietti. Resta dunque il dubbio sul perché le regole d’accesso agli stadi per il calcio siano molto più stringenti rispetto a quelle applicate per altri eventi pubblici.
Poco prima del calcio d’inizio, una delegazione di ultras messinesi ha deposto un mazzo di fiori sotto il settore ospiti, dove erano stati affissi, tra l’altro, gli striscioni con i nomi dei quattro ragazzi foggiani tragicamente scomparsi dopo la trasferta a Potenza.
Al momento dell’ingresso in campo delle squadre, sopra la vetrata della curva Sud, dove vengono solitamente attaccati gli striscioni dei gruppi ultras, è stato srotolato uno striscione con la scritta:
“Nelle giornate di burrasca e in quelle senza vento, incessante il nostro attaccamento.” A completare la coreografia, un grande copricurva con i nomi dei presidenti Massimino, Franza e Proto, che nelle annate 1993, 2003 e 2017 portarono il Messina alla radiazione. Tre fallimenti in poco più di trent’anni che, tuttavia, non sono mai riusciti a spezzare il legame tra la squadra, la città e, soprattutto, la curva. A sostenere i giallorossi, presenti anche gli ultras del Frosinone, storicamente gemellati con i messinesi.
Se sugli spalti la curva Sud ha offerto un tifo compatto e continuo, altrettanto non si può dire degli undici in campo, incapaci di sbloccare il risultato e costretti a un pareggio che complica non poco la situazione in vista del ritorno. Per evitare la retrocessione, il Messina dovrà vincere allo Zaccheria, poiché in caso di parità sarà il Foggia a salvarsi grazie al miglior piazzamento nella stagione regolare.
A rendere ancora più ardua l’impresa sarà l’assenza dei tifosi peloritani anche nella gara di ritorno. Anche a Foggia, infatti, il settore ospiti rimarrà chiuso. Una decisione che conferma una tendenza sempre più diffusa: la “reciprocità della repressione”. Se non fanno andare i nostri, non verranno nemmeno i loro. Un principio distorto, che penalizza i tifosi e alimenta un clima di sospetto e controllo, trasformando il divieto da eccezione a regola.
Testo Michele D’Urso
Foto di Paolo Furrer







































