Quando arrivo allo stadio Francioni noto un imponente servizio d’ordine, non paragonabile neanche a quello posto in essere ai tempi in cui il sodalizio locale militava in Serie B.

Un dispiego di camionette e agenti da far quasi invidia a partite con ben più alta partecipazione di pubblico. Considerando che quest’oggi gli ultras saranno solo su una tribuna (quella messinese) e i numeri rimarranno comunque contenuti, questo allarmismo appare già di suo ai limiti del patetico.

L’unico dato che potrebbe indurre il solerte funzionario di turno all’irrigidimento dell’usuale protocollo, potrebbe essere la storica amicizia tra peloritani e ultras del Frosinone. Ma se il Questore di un capoluogo di provincia che conta oltre 150.000 abitanti deve predisporre tale gincana per qualche centinaio di persone, neanche vogliamo immaginare cosa sarebbe in grado di architettare in situazioni ben più ingenti e pericolose. Bisogna solo augurarsi che non si presenti mai il caso di fattispecie (sic!).

All’interno dell’impianto pontino prendono posto circa seicento persone, equamente suddivise tra tifosi marchigiani e siciliani. Tutto sommato un numero discreto, considerata la poca importanza della competizione (che oltre al simbolico trofeo non concede null’altro) e il giorno feriale.

Su fronte matelicese non si può parlare di Ultras (malgrado uno striscione riporti proprio questa dicitura) ma più esattamente di appassionati sportivi che seguiranno il match quasi sempre in silenzio salvo innalzare, a vittoria ottenuta, i palloncini biancorossi utilizzati a mo’ di “coreografia”.

Molto diversa (e più complessa) la situazione che riguarda i messinesi. Da tempo immemore dichiaratamente in guerra con il presidente Pietro Sciotto, quattro gruppi su sei hanno deciso di disertare le gare dei giallorossi, lasciando a Gioventù e Testi Fracidi le redini del tifo. Gli stessi, tuttavia, non sono certo compiacenti con il massimo dirigente e sembrano solo aver sposato la causa della “lotta interna”. Testimoni ne sono i numerosi cori indirizzati a Sciotto e il teatrino finale, con quest’ultimo “impegnato” a rispondere alle provocazioni dei tifosi.

Per quanto concerne la prova dei messinesi, c’è ben poco da dire. Gli ultras fanno il loro ingresso a partita iniziata, seguiti qualche minuto più tardi dai gemellati di Frosinone.

I siciliani si mettono in mostra con una gran bella prova di tifo. Voce in alto per tutti i 90′, bandiere sempre in movimento e una sciarpata a partita finita che suggella l’attaccamento viscerale del pubblico peloritano ai propri colori.

Credo che ai messinesi si possa rimproverare tutto, tranne la fedeltà alla maglia e all’ideale ultras. Quella siciliana è una tifoseria che ha sempre viaggiato a fari spenti, malgrado una presenza costante in categorie infime e al netto di campionati anonimi o spesso improntati sulla salvezza come massima aspirazione. Pertanto la performance odierna è solo una conferma.

Al fischio finale, con il Matelica che corre giustamente a festeggiare il trofeo conquistato, i giocatori del Messina si trattengono sotto al settore dei loro tifosi, ascoltando le richieste degli stessi e applaudendoli per la presenza e il tifo.

Prima di chiudere voglio comunque tributare un pensiero alla compagine marchigiana, che ormai da anni disputa ottimi campionati, veleggiando sempre nelle prime posizioni della classifica. Per un paese che non conta nemmeno diecimila abitanti non solo è un ottimo risultato, ma la conferma di come il lavoro lungimirante e parsimonioso di alcuni presidenti riesca ancora a restituire belle realtà sportive al territorio d’appartenenza.

Simone Meloni