Dopo il bel weekend vissuto con l’amico Simone in terra di Sicilia, a distanza di un mese avevo voglia di un altro bel fine settimana di viaggi, novità e partite, seppur questa volta in solitaria. L’occasione propizia mi si presenta proprio a metà dicembre, quando sul calendario adocchio più di una partita e se prenotare prima potrebbe farmi risparmiare sul viaggio, il turno infrasettimanale prima di Natale potrebbe portare molte società ad anticipare al sabato, per cui gioco d’astuzia facendo varie prenotazioni con la formula del rimborso, così fra le varie partite segnate in rosso non mi resta che scegliere a seconda dell’anticipo al sabato o della classica disputa alla domenica pomeriggio.

Purtroppo la prossimità al Natale fa lievitare i prezzi, mentre i vari divieti, limitazioni e chiusure di settori richiedono uno studio metodico per scegliere la partita giusta. Ma dopo aver valutato tutto opportunamente, la mia scelta ricade su Mestre-Bassano principalmente perché è stato sempre un mio particolare cruccio vedere lo stadio “Baracca”, un impianto storico, croce e delizia del Mestre a causa della sua fragilità. Mi decido a cogliere l’attimo avendo inoltre imparato a mie spese che rimandare troppo potrebbe significare ritrovarsi di fronte a cambiamenti non sempre graditi, a maggior ragione in un mondo del calcio laddove, tutti gli addetti ai lavori, continuano a spingere per stadi nuovi e multifunzionali dove l’anima del calcio viene svenduta in cambio di un teatro dove vedere meglio le partite o mangiare cibo dubbio a prezzi altissimi.

Nel frattempo la partita viene anticipata al sabato, cosa che rimanendo in Veneto a dormire, mi permetterà di seguire anche Conegliano-Sandonà di Eccellenza l’indomani, potendo così apprezzare una città di cui si dice un gran bene e soddisfare inoltre la curiosità, dopo tanti anni, di vedere di nuovo la tifoseria sandonatese all’opera. Partenza in pullman il venerdì sera, il ritardo sulla tabella di marcia mi porta in una Mestre che muove i primi passi nel freddo pungente che mi dà il benvenuto e mi risveglia. Nell’immancabile giro verso la locale stazione, noto in un vicino hotel il pullman del Südtirol, alle 14 impegnato a Venezia in un’importante partita della serie cadetta. Ho ancora tutto il tempo per riscaldarmi con una rigenerante colazione in attesa della luce del giorno per godermi meglio il tragitto e lo stadio, senza rischiare di trascurare nessun particolare.

La distanza che intercorre dalla stazione allo stadio è di poco meno tre chilometri ma dopo Catania ed Agrigento non mi spaventa più nulla, anzi me la prendo comoda godendomi il paesaggio, non certo patinato come Venezia, ormai divenuto un lusso per pochi, ma che io apprezzo comunque tantissimo. A metà tragitto giungo nel cuore di Mestre, piazza Erminio Ferretto, dove si trova la famosa torre dell’orologio, ispirazione per il gruppo della Curva Nord “FIGLI DELLA TORRE” sopraggiunto dopo la parentesi dell’ormai disciolto “ORANGE INSANITY” che ho avuto modo di apprezzare più volte nel corso della loro storia, sia al seguito del Mestre che al fianco degli storici gemellati della Maceratese e dei laziali del Morena.

Fortunatamente una bella giornata di sole scalda dal freddo pungente mentre mi reco allo stadio “Francesco Baracca”, che prende il nome dalla via omonima intitolata all’asso dell’aviazione italiana caduto durante la Prima guerra mondiale sotto il fuoco nemico. La costruzione di questo autentico tempio si perde nella notte dei tempi e risale addirittura al 1893, dapprima come ippodromo e dal 1919 prese la funzione di stadio calcistico. Per parlare delle vicissitudini dello stadio “Baracca” servirebbe direttamente un servizio a parte, ma senza annoiarvi posso dire che prendendo Via Baracca sembra di tornare indietro nel tempo, quando gli stadi erano l’anima del quartiere, incastonati perfettamente tra le case. Per goderne appieno l’atmosfera sarebbe opportuno immergersi in una partita per godere di questo “museo” a cielo aperto che si spera non segua la sorte di altri stadi abbandonati o peggio demoliti in nome . La porta della tribune è qualcosa di meraviglioso, con sopra impresso il nome dello stadio, poi seguendo via Baracca si possono ammirare sia il settore ospiti, per anni adibito ai locali che, come si evince da una scritta su una cancellata, reclamavano a gran voce la Curva Nord già Curva Oberdan, tornata in loro possesso dopo tante battaglie. Ed è proprio in via Oberdan che finisce il mio giro, a ridosso della caserma “Regina Elena” e delle case poco oltre le quali si trovano sia la biglietteria che un bellissimo murales mestrino.

Tante altre le scritte ma anche gli adesivi lungo il mio tragitto verso piazza Ferretto, spesso a coprire quelli veneziani per ribadire le distanze tra le due diverse realtà. Con un buon margine di anticipo sul fischio d’inizio, fissato alle 14:30, torno nuovamente in zona stadio dove mancano totalmente le indicazioni del settore ospite o quello locale, sarebbe dunque facile perdersi e magari venir intercettati dalla tifoseria locale, la quale a scanso di equivoci si ritrovano nelle vicinanze dell’impianto.

Dopo vari giri e quando ormai le lancette mi dicono di entrare, varco la soglia d’entrata dopo aver sbrigato le varie formalità. Mi ritrovo sul rettangolo verde ad ammirare le tribune che formano lo stadio, due tribune in cemento armato veramente belle che mi ricordano vagamente il “Rigamonti – Ceppi” di Lecco. Le altre strutture sono tutte in tubolari removibili, sia le due curve che la tribuna accanto a quella più piccola coperta, mentre la più grande resta chiusa con l’erba che sta inesorabilmente prendendo possesso dei gradoni. La buona notizia è che le restanti migliorie promosse dal presidente Serena, sono valse l’omologazione per le partite di serie C, per cui nell’ambizione di ritornare in quella terza serie lasciata nel 2018 lo stadio non costituirà di certo un ostacolo.

Oggi gli spalti non sono gremiti ma è una buona cornice considerando che il Mestre non vince dal 22 ottobre, da quando ha inanellato ben sei sconfitte consecutive e due pareggi negli ultimi due incontri. Tra la tifoseria arancionera serpeggia del comprensibile malcontento che non frena la voglia di stadio. Gli ultras mestrini si presentano con un unico striscione rivolto alla squadra: “ONORATE LA MAGLIA!”. Prendono però posto dietro lo stesso solo al ventesimo minuto, dato che al fischio d’inizio un tifoso accusa un malore, perciò solo dopo essersi sincerati dello scampato pericolo, mettono piede in Curva a seguito di un minicorteo dopo il quale si sistemano a centro settore, intonando cori accompagnati a battimani a tutta curva.

Pochi minuti prima del via arrivano anche gli ultras bassanesi, fanno gruppo prima di entrare intonando un paio di cori e sventolando le bandierine, per poi prendere posto anche loro dietro l’unica pezza: “DIFFIDATI”. Si fanno sentire con dei cori secchi e brevi accompagnati da numerosi battimani e devo riconoscere che la partita delle Curve è davvero piacevole, a dispetto di tutto il pregresso e di quello che accade sul rettangolo verde dove latitano le occasioni da gol.

I mestrini nel corso della prima frazione si distinguono per l’esplosione di un grosso petardo che sveglia l’ambiente, per poi tifare con una buona intensità, effettuando cori secchi e braccia alzate, mentre a pochi minuti dal riposo espongono uno striscione rivolto all’unico personaggio che in questo periodo potrebbe avverare i loro desideri: “CARO BABBO NATALE REGALACI UNA VITTORIA”. Subito dopo accendono una torcia a completare una prima frazione tutto sommato discreta.

Nel secondo tempo gli ospiti smettono di tifare pur rimanendo dietro la pezza per i diffidati, ma non conoscendo le motivazioni lascio un punto interrogativo. A dieci minuti dalla fine tolgono la pezza ed il gruppo si disunisce fino al triplice fischio. I padroni di casa invece continuano a tifare abbastanza continuamente, sempre sulla stessa linea della prima frazione con cori secchi accompagnati da braccia alte, alternati a cori a ripetere. Al quarto d’ora del secondo tempo mostrano vicinanza agli amici di Macerata con lo striscione: “CURVA JUST MAI UN PASSO INDIETRO!”; sottolineato dall’accensione di una torcia.

Nonostante la partita in campo non si sblocchi, gli ultras arancioneri tifano senza soste calando forse un pochino solo nel finale, ormai certi del terzo pareggio consecutivo e della vittoria che manca da nove giornate esatte. Forte e potente il petardo esploso al novantesimo fa da preludio al fischio finale dell’arbitro, poi tutti sotto ai rispettivi settori: in Nord i mestrini continuano a spronare la squadra verso la vittoria perduta, mentre i bassanesi festeggiano con la squadra il punto ottenuto che conferma il quarto posto in classifica.

Marco Gasparri